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 2014  dicembre 24 Mercoledì calendario

«Mio marito non era drogato dal “mal di guerra”. Amava la vita, quando mi telefonava diceva: “Perdonami se porto la guerra nel nostro salotto. Sai che l’unica cosa che io sogno è la pace”». I tormenti Tara Kyle, la vera moglie del cecchino di Clint Eastwood

La vera Taya Kyle, la moglie di Chris Kyle, impersonata da Sienna Miller in American Sniper (nelle nostre sale il primo gennaio), non riesce a trattenere le lacrime mentre ricorda il marito. Dall’omonima autobiografia di Chris, Clint Eastwood ha tratto il film che racconta la vita del più letale cecchino d’America (interpretato da Bradley Cooper), per quattro volte inviato in Iraq per proteggere i suoi commilitoni. 
Capelli e occhi castani, carattere forte ma sguardo vulnerabile, Taya dice: «Mi sembra sempre ieri quando, ballando sulle note di una canzone di Frank Sinatra, Chris mi disse: “Credo che ci sposeremo, cosa ne pensi?”». Alla presentazione del film di Eastwood, a New York e a Los Angeles, ha sottolineato con fermezza: «Mio marito non era drogato dal “mal di guerra”. Amava la vita, quando mi telefonava diceva: “Perdonami se porto la guerra nel nostro salotto. Sai che l’unica cosa che io sogno è la pace”». 
Prosegue: «Chris era un militare al servizio del suo Paese animato da un profondo senso del dovere, ma era la vita che voleva, non la morte, non le armi. Il suo libro di memorie (edito da Mondadori, ndr ) è un best seller perché racconta le sue verità. Sono felice, nella tragedia, che la sua vita ritorni in un film che uscirà proprio nel giorno di Natale, mostrando il suo temerario altruismo all’America di oggi e al mondo, troppo spesso indifferenti alle ferite pagate a caro prezzo dei suoi veterani. Sino all’ultimo, prima di venire ucciso, quando ormai le ombre e le paure che Chris non riusciva a cancellare rendevano ai miei occhi l’uomo che avevo sposato uno sconosciuto, lui ha lavorato con i reduci travolti da un senso di disadattamento spesso terribile. Mi diceva: “In Iraq ho imparato cos’è l’odio, ma ogni giorno avevo un bisogno enorme di amore”». 
Il film di Eastwood scava propria nella personalità del cecchino Kyle. «Chris – prosegue la moglie – si era congedato per ritrovare il suo ruolo di marito e padre esemplare, ma la guerra è rimasta dentro di lui come un grumo incancellabile. Morire per mano di un giovane veterano affetto da disturbo da stress post-traumatico è stata una sorta di nemesi. Quando tornava, non dimenticava mai di portare piccoli doni per i nostri bambini. Insegnava al rientro dai mandati: “Seal vuol dire sea, air, land” e con loro disegnava mari, cieli, paesaggi, con lo stesso atteggiamento protettivo che lo legava ai suoi commilitoni». 
Sul film Taya non ha dubbi: «Ho molto apprezzato il lavoro di Bradley Cooper per restituire le verità e le fragilità di Chris. E Sienna Miller ha interpretato al meglio lo spirito del nostro matrimonio, pieno di dolore per la guerra. Ha anche pronunciato la frase che tante donne, moglie o madri, dicono al rientro dei loro uomini e ragazzi: “Sento che gli spazi bui creatisi tra noi dopo il tuo ritorno sono insostenibili perché non so come riempirli, aiutandoti”. Questo film studia un uomo, non la guerra».