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 2014  dicembre 24 Mercoledì calendario

Yemaneberhan Crippa, 18 anni, «il braccio destro di Dio», è il futuro dell’atletica italiana. Ama soltanto una cosa più della corsa: la vittoria

L’ultima speranza del mezzofondo italiano è Yemaneberhan Crippa. Ha appena compiuto 18 anni (15 ottobre), è alto 174 centimetri per 53 chili e il 14 dicembre, tra il fango e il ghiaccio di Borovets (Bulgaria), a 1.350 metri di altezza, ha conquistato il titolo europeo juniores di cross. Era dal 2006 (Andrea Lalli) che un azzurro non vinceva l’oro all’Europeo di cross. Sul sito della Federatletica mondiale, Chris Broadbent ha definito Crippa «nato per correre» e ha prospettato l’ipotesi che possa riportare l’Europa sul podio al Mondiale juniores di cross (28 marzo, a Guiyang, Cina), evento che non succede dal 1984 (oro allo spagnolo Casacubuerta). 
A colpire è soprattutto la storia di Crippa. Yemaneberhan (in aramaico: «il braccio destro di Dio») è nato a Wollo, nel Nordest dell’Etiopia, a 385 chilometri dalla capitale, ma la guerra civile lo aveva portato in un orfanatrofio di Addis Abeba, dove nel 2003, quando lui ha sette anni, viene adottato, insieme a sei fratelli e due cugini, dai milanesissimi Luisa e Roberto Crippa. La nuova famiglia si trasferisce da Milano a Montagne, vicino a Tione, in Trentino. Yeman prima gioca a calcio, nel Val Rendena e nel Tione, poi si rende conto che il suo sport non può che essere la corsa. Viene tesserato dall’Atletica Valchiese, seguito da Marco Borsari: dopo la scomparsa del suo primo allenatore, a seguirlo è Massimo Pegoretti, ex mezzofondista delle Fiamme Azzurre, capace di correre i 1.500 in 3’36”18, proprio nell’anno di nascita del suo allievo (1996). Fin qui Pegoretti ha dimostrato di saper dosare la necessità di allenare con sapienza il talento dell’azzurro con quella di non forzare troppo i ritmi. 
Crippa frequenta l’Istituto alberghiero e gareggia per le Fiamme Oro, ma è sempre stato un «primo della corsa» in tutte le categorie e in tutte le specialità, dalla corsa in montagna (primo in Irlanda nel 2012, in quello che viene considerato il Mondiale allievi, la Wmra Youth Cup) alla corsa campestre (nel 2013 ha spinto la squadra azzurra al sesto posto nella classifica del Mondiale, miglior piazzamento di una squadra europea; nel gennaio 2014 è stato secondo al cross di Edimburgo) alla pista, soprattutto nei 1.500 metri: al Mondiale juniores di Eugene si è piazzato decimo. 
Capigliatura improbabile, ma in linea con la generazione nata poco prima del Duemila, Crippa è un grande talento, che ama soltanto una cosa più della corsa: la vittoria. E questo spiega perché di solito sia più agitato prima della batteria che di una finale, dove trasferisce le qualità di vero agonista: sa come muoversi in gara con grande senso tattico, come si è visto anche nel giorno dell’oro europeo, quando all’ultimo giro, pur essendo un po’ stanco, causa il percorso, è stato bravissimo a sfruttare gli errori degli avversari. Corre lui e corrono i suoi fratelli (e chi non corre gioca a calcio), a cominciare da Nekagenet («Acqua del paradiso»), il più grande della compagnia. Come è giusto che sia per chi vuole arrivare lontano, Crippa ha grandi modelli: «Il mio sogno è correre in futuro 5.000 e 10.000 metri; il mio idolo assoluto è Mo Farah; amo i suoi sprint, il suo ultimo giro è irresistibile, una magia. È lì che emerge tutta la sua classe, ma anche la sua personalità e la sua bellissima corsa». 
«Sono nato in Etiopia, ma mi sento italiano in modo totale». Crippa è anche la bella faccia di una nuova Italia, che ha saputo raggiungere un alto livello di integrazione. A Borovets, ha preceduto lo spagnolo Mayo, ma al terzo posto è arrivato Said Ettaqi, 18 anni, marocchino trasferito in Toscana, e Yohannes Chiappinelli, 17 anni, etiope adottato da una famiglia di Siena, ha chiuso al quinto posto.