Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 19 Venerdì calendario

Irregolari, pluripregiudicati e da sempre senza uno straccio di lavoro, i tre ladri albanesi che agivano tra il Padovano e il Rodigino con disinvoltura e strafottenza disarmanti. E ci prendono anche in giro: «Soltanto in Italia capita di cavarsela così». Ora i delinquenti si trovano finalmente in carcere. Chissà per quanto

Si facevano beffe di tutti: dei proprietari delle abitazioni svaligiate, dei carabinieri, della giustizia italiana. Irregolari, pluripregiudicati e da sempre senza uno straccio di lavoro, tre albanesi – tra i 21 e i 25 anni – agivano tra il Padovano e il Rodigino con disinvoltura e strafottenza disarmanti. Dopo ogni saccheggio telefonavano oltreconfine alle mogli per chiedere cosa volessero in regalo, come pochi giorni fa: «Ho tremila euro, vuoi un iPhone 6 per Natale?». Era la prassi. Quando le signore non erano interessate alla tecnologia, ecco pronti i gioielli.
D’altronde contanti e preziosi tra le mani dei loro uomini non mancavano mai. In una casa o nell’altra i bravi maritini trovavano sempre qualcosa. E se rovistando tra armadi e cassetti non recuperavano niente di interessante, potevano tranquillamente comprarlo coi soldi rubati. Si divertivano un mondo a deriderci.
Un altro esempio? Dopo il furto di mezzo chilo d’oro tra anelli e Rolex, i delinquenti – come appurato dalle intercettazioni telefoniche delle forze dell’ordine – avevano esultato dicendo più volte che «soltanto in Italia capita di cavarsela così». Purtroppo è difficile, se non impossibile, dargli torto: in quel caso ci fu solo la denuncia a piede libero. Chi, al loro posto, non avrebbe festeggiato? «Soltanto qui si riescono a fare queste cose» continuavano al cellulare. Per loro l’Italia è terra di conquista. Era stato così fin dal loro arrivo.
Dentro e fuori da questure e caserme, tornavano sempre liberi. Liberi di rubare, gettare nello sconforto intere famiglie, liberi di pianificare ogni genere di mascalzonata. La festa, però, l’altro giorno è finita. Speriamo che non ricominci presto. I tre, avendo intuito che le forze dell’ordine erano sulle loro tracce si erano spostati in Trentino. Da alcuni giorni vivevano in un albergo a Cernes, provincia di Bolzano. Era diventato il loro covo. Sennonché i carabinieri, con un blitz, li hanno arrestati.
Ora i delinquenti si trovano finalmente in carcere. Il boss della banda, il più giovane, è stato ammanettato nel giorno del suo compleanno. Durante le fasi di identificazione, giusto per non farsi rovinare del tutto la festa, aveva provato a scappare dalla caserma di Merano buttandosi da una finestra. Oltre che furto e ricettazione è stato accusato anche di evasione. Al momento gli uomini dell’Arma sono riusciti ad attribuire ai malviventi soltanto – si fa per dire – otto colpi. In queste ore i carabinieri di Padova stanno restituendo ai legittimi proprietari refurtiva per più di 50 mila euro. «Ringrazio le forze dell’ordine» dice il sindaco Massimo Bitonci. «Peccato che una volta presi i predoni vengano scarcerati grazie al governo Renzi, che invece di inasprirle, ha alleggerito le pene per chi ruba nelle case. Mi attendo che il Pd scenda in piazza contro il suo segretario. Da che parte sta la Moretti? Dalla parte dei cittadini derubati o di Renzi che scarcera i ladri?».