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 2014  dicembre 19 Venerdì calendario

Non siamo un popolo di nativi digitali. Ben ventidue milioni di italiani non hanno mai usato internet. In Europa, peggio di noi, ci sono solo la Bulgaria e la Romania

Ventidue milioni di italiani non ha mai utilizzato Internet. Si tratta di una cifra enorme, un esercito di «analfabeti digitali», pari quasi al 40 per cento della popolazione. Siamo indietro rispetto all’Europa, praticamente in coda, dietro di noi solo Bulgaria e Romania. Le persone che hanno usato Internet regolarmente negli ultimi 3 mesi, è scritto nella relazione Istat «Cittadini e nuove tecnologie», e che hanno un’età compresa tra i 16 e i 74 anni, sono solo il 56 per cento. In Islanda, top della classifica, sono il 95 per cento, mentre Paesi come Germania (80 per cento) e il Regno Unito (87 per cento) sono ben al di sopra della media europea (72 per cento).
Da noi siamo ancora a uno su due. Fa riflettere anche il dato sui cosiddetti «nativi digitali», la generazione 2.0. Non accede a Internet il 52 per cento tra i 6-10 anni e il 13,9 per cento tra gli 11-14 anni. Una spiegazione la troviamo nel fatto che per queste due fasce d’età, la percentuali di non utenti sale di molto se nessuno dei genitori naviga sul web (80 per cento), mentre crolla all’1 per cento in quelle famiglie dove entrambi i genitori sono internauti. Tuttavia, precisa il report dell’Istat, una larga quota di giovanissimi (6-10 e 11-14 anni), «ha dichiarato di non accedere al web in quanto gli è proibito dai genitori per la loro età».
Dai 16 ai 24 anni, il dato subisce un’impennata. I giovani che utilizzano Internet regolarmente sono l’84 per cento. E tuttavia, siamo ancora indietro rispetto all’Europa, perché i giovani tra i 16 e i 24 anni, prosegue la relazione Istat «sono considerati il segmento della popolazione per il quale l’uso del web svolge un ruolo centrale nella costruzione di una vita professionale, culturale e sociale». E nel Nord Europa, i 16-24enni che navigano regolarmente sono la quasi totalità, prossimi al 100 per cento. Avanti a noi c’è la Grecia (83 per cento), dietro sempre Bulgaria e Romania; per tutti gli altri Paesi siamo a 9 su 10 o addirittura 10 su 10 (Islanda e Lussemburgo).
Di quei ventidue milioni di italiani che non «navigano», la maggior parte è costituita da anziani o persone uscite dal mondo del lavoro. Sono quasi il 75 per cento tra i 65-74 anni, salgono al 93 per cento per chi ha più di 75 anni. All’opposto, le famiglie con almeno un minorenne sono «le più attrezzate tecnologicamente: l’87 per cento possiede un pc, il 90 per cento accede a Internet, mentre le famiglie che dispongono di accesso alla rete da casa e di una connessione a banda larga sono il 64 e il 62 per cento», con un divario tra Centro-Nord e Sud di 9 punti.
Usano pc e Internet più gli uomini delle donne, 3 internauti su 10 accedono ai siti della Pubblica amministrazione e scaricano i moduli, il 34 per cento ha usato la rete per fare acquisti nel 2014. L’oggetto tecnologico più amato è lo smartphone, seguono macchina fotografica digitale e lettore dvd-Blu Ray. Tra i mezzi meno diffusi, invece, antenna parabolica, lettore mp3 e console per videogiochi.

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Chi sono i natividigitali? Usata per la prima volta da Marc Prensky in un suo libro del 2001, il termine indica la generazione di chi è nato e cresciuto in corrispondenza con la diffusione delle tecnologie digitali (pc, Internet, ecc). Negli Usa sono le persone nate dopo il 1985.