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 2014  dicembre 17 Mercoledì calendario

I talebani in Pakistan uccidono 132 studenti • L’India vuole che Massimiliano Latorre lasci l’Italia senza potersi curare • Il crollo del rublo • Nove milioni di spettatori per Benigni • Caprarica lascia Agon Channel: «Redattori sfruttati»


Pakistan Attacco talebano in una scuola gestita dai militari a Peshawar, in Pakistan: 145 morti, di cui 132 studenti e almeno 120 molto giovani. E il bilancio potrebbe crescere, i feriti sono decine. Secondo i testimoni, l’attacco è cominciato verso le 10 della mattina (ora locale), quando le lezioni erano già cominciate, e si è protratto «quasi otto ore». Un gruppo di uomini armati (pare fossero un numero compreso tra sei e nove), e vestiti con le uniformi del Frontier Corp (l’unità che dai tempi dell’Impero britannico in India ha il compito di vegliare sull’ordine pubblico nelle zone tribali), ha fatto irruzione nella scuola locale gestita dai militari. Si tratta di una delle istituzioni educative più prestigiose del Paese. «In un primo tempo abbiamo pensato si trattasse di un gioco tra studenti, o di un avvenimento sportivo», raccontano i vicini ai media pachistani. In pochi secondi sono iniziate le esplosioni, provocate dalle cinture che gli attentatori indossavano. Un testimone ha raccontato alla tv Nbc di un insegnante arso vivo davanti agli alunni. Mentre ancora la battaglia era in corso, sono stati gli stessi talebani pachistani a rivendicare con forza la paternità dell’azione. «È la nostra risposta alle vostre aggressioni che ammazzano i nostri figli, le nostre donne, distruggono le nostre case. Adesso anche voi proverete un poco del nostro dolore», ha dichiarato ai media locali Muhammar Umar Khorasan, portavoce del «Tehereek-e-Taliban», una delle formazioni più note. In particolare i talebani sono impegnati in una dura battaglia contro l’esercito che sta rastrellando le loro roccaforti nel Waziristan. Pare abbiano subito quasi 2mila perdite da inizio estate. L’operazione è stata rivendicata da Maulavi Fazlullah, “Mullah Radio”, terzo leader dei Talebani pachistani, finora famoso per gli appelli incendiari via etere durante gli scontri nella Valle di Swat, per aver ordinato la spedizione punitiva contro Malala, la bimba ora premio Nobel, e per nascondere il dottor Zawahiri, nuovo numero uno di Al Qaeda. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

India/1 Ieri la corte Suprema di New Delhi ha respinto le recenti richieste dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Quindi niente permesso a Girone di tornare per tre mesi in Italia e a Latorre di prolungare la sua permanenza in Puglia, dove è sottoposto a terapia per i postumi di un ictus: deve tornare in India senza potersi sottoporre l’8 gennaio a un intervento cardiaco. È bene ricordare che in quasi tre anni non sono ancora stati formulati i capi d’accusa per i marò, che si trovano ancora in stato di custodia cautelare. Il presidente della Corte suprema indiana, H.L. Dattu ha quindi chiesto «il rispetto del sistema legale indiano, perché se concedessi questo ai due richiedenti, dovrei farlo anche per tutti gli imputati indiani». E poi, ha concluso, «anche le vittime hanno i loro diritti». L’irritazione è generale,a partire da quella di Napolitano, che si è detto «fortemente contrariato» e annuncia che «resterà in stretto contatto con il governo e seguirà con attenzione gli orientamenti del Parlamento». Per Federica Mogherini la vicenda «può incidere sulle relazioni Ue-India e sulla lotta globale contro la pirateria». Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, sfida New Delhi: «Massimiliano Latorre si deve curare qua in Italia, ce lo stanno dicendo i medici e non vedo quindi come possa tornare in India. Non ci muoviamo da questa posizione».

India/2 Scrive Antonella Rampino sulla Sta: «Il governo italiano non ha altre alternative che subire le decisioni indiane, perché non è mai stata attivata la procedura dell’arbitrato internazionale, l’unica strada alternativa a quella politica e diplomatica che sin qui, come si è visto, non ha portato risultati. Nonostante infatti le rassicurazioni dell’allora ministro degli Esteri Federica Mogherini (14 aprile), la procedura non è stata attivata. Una cosa che diventa pubblica (…) quando il sottosegretario della Farnesina Benedetto Della Vedova precisa che per l’appunto quella procedura è predisposta ma non è in atto, perché il governo preferisce “la strada dell’internazionalizzazione”, valutando l’arbitrato internazionale come “un punto di arrivo e non certo un punto di partenza”. (…) Il governo ha avocato a sé tutta la partita, confidando nella trattativa tra Stati. Di fatto esautorando la Farnesina - che pure aveva preparato tutte le carte per l’arbitrato - e puntando sul cambiamento di leadership a New Delhi».

Russia Ieri ci volevano 100 rubli per acquistare un euro (poi assestati a 84,55). Solo ai primi di settembre il cambio si aggirava su 40 a 1. Elvira Nabjullina, governatrice della Banca di Russia, ha deciso in piena notte di alzare il tasso di interesse di riferimento dal 10,5 al 17% in un tentativo disperato di frenare l’inflazione. Il rublo ha continuato ad andar giù trascinando la Borsa che ha chiuso con un inquietante meno 19. La Sberbank, la più grande banca del Paese, ha deciso di sospendere mutui e prestiti. Il gigante energetico Gazprom annuncia di avere allo studio tagli del 40% del suo budget che comporteranno anche tanti licenziamenti. A poco servono gli appelli della Duma e del governo a «non lasciarsi prendere dall’ansia e non prelevare i propri risparmi ». Le code davanti alle banche sono sempre più numerose. Si estinguono i conti in rubli e si prova a salvare il salvabile. Molti corrono a comprare qualcosa, soprattutto articoli elettronici e automobili i cui prezzi sono ancora vincolati fino al primo gennaio. Tutto questo mentre Obama è pronto a firmare la legge del Congresso che imporrà nuove sanzioni ai colossi russi dell’energia, ritorsione per la vicenda Ucraina.

Benigni Lunedì, con la prima puntata del suo show sui Dieci Comandamenti, Roberto Benigni è stato visto da nove milioni e 104mila spettatori (share del 33,2%). L’ascolto si è mantenuto costante per tutta la serata. Anche la seconda serata sembra aver mantenuto gli stessi livelli di ascolto (i dati sicuri si sapranno domani).

Agon Channel Dopo solo due settimane, Antonio Caprarica, 63 anni, ex giornalista Rai, ha lasciato l’incarico di direttore del tg sull’emittente albanese Agon Channel. Dice: «È stato come salire su un antico galeone spagnolo: sul ponte ci sono le cabine di broccato per le star della tv che vengono dall’Italia a registrare un giorno a settimana, sotto l’equipaggio dei rematori con la catena al collo, frustati dal nostromo, cioè noi della redazione news e i tecnici. Ho fatto di tutto per garantire news e approfondimenti, dieci edizioni al giorno, ma gli strumenti erano inadeguati: un grande tavolone per undici persone, con un solo telefono e le salette di montaggio nei container all’aperto, dove quando piove entra nel microfono un “effetto ticchettio” ingiustificato. Poi turni da 12 ore e un tg registrato un’ora e mezza prima perché la trasmissione passa da Roma: inaccettabile» (Salvagni, Rep).

(a cura di Daria Egidi)