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 2014  dicembre 17 Mercoledì calendario

Gli otto telefonini di Veronica, la madre di Loris. Gli investigatori li stanno analizzando per vedere se nascondono qualche rivelazione. Mentre carbianieri e polizia stanno cercando di dare un nome a ogni sagoma di quelle riprese dalle telecamere e stanno interrogando a uno a uno tutti i vicini di casa, quelli del condominio e anche quelli del palazzo del fronte

Chi li ha visti e sequestrati dice che sono di «vecchia generazione», quasi dei ferri vecchi, come ne conserviamo tanti nelle nostre case, oggetti di puro modernariato. Di nessuna importanza, insomma, se non fosse stati trovati tutti e otto, questi telefonini, durante una delle ultime perquisizioni, in casa di Davide e Veronica, in via Garibaldi 82, nella casa dove il piccolo Loris è stato strangolato, presumibilmente fra le nove e le dieci di sabato 29 novembre.
IL SEGRETO NEGLI APPARECCHI
Perché per chi crede nella colpevolezza di Veronica, la madre di Loris – e la Procura ci crede, e il gip sostiene le accuse – il chiodo fisso resta sempre quello: chi può averla aiutata, questa giovane donna, anche a delitto già commesso, a trasportare il corpo, a gettarlo nel canale di scolo? S’è detto dei tabulati che non svelano un bel nulla, si è detto anche di what’s app, ma qualsiasi messaggino non avrebbe garantito quella abnorme «connessione stabile» che invece il samsung di Veronica ha mantenuto per quasi un’ora, proprio nell’ora cruciale. Nell’attesa di sapere dalla Polizia postale – se mai sarà possibile – a quale applicazione la donna si sia agganciata, come abbia davvero usato quella «connessione stabile», per comunicare con chi, beh, non restano che questi otto vecchissimi cellulari.
Che fanno da beffardo contrappasso alla favola del «telefonino segreto», data per buona per almeno una mezza giornata, per scoprire che non c’era un telefonino segreto – né i due di Davide, né quello che Veronica aveva prestato a un’amica durante l’estate, e neppure quello del piccolo Loris, muto dall’8 novembre -, ma addirittura otto telefonini di cui non si conosceva neppure l’esistenza. È veramente difficile che uno di questi si riveli la pistola fumante, ma vale la pena provarci. Anzi, gli investigatori ci stanno provando. Come stanno provando a ridisegnare un mosaico il più completo possibile di chi abita in quel palazzo, e soprattutto a definire con certezza come tutte queste figurine si siano mosse quella mattina. Stanno provando, cioè, a dare un nome a ogni sagoma di quelle riprese dalle telecamere, stanno interrogando a uno a uno tutti i vicini di casa, quelli del condominio e anche quelli del palazzo del fronte. Li ascoltano e li riascoltano, Carabinieri e Polizia, nella speranza che possa uscire fuori anche da lì una traccia utile, che porti a chi ha aiutato Veronica.
L’ULTIMO SALUTO
Ma alla fine non si parla d’altro che di funerali, dei funerali del piccolo Loris, che aveva otto anni e che quel sabato pomeriggio, se solo non avessero deciso di toglierlo dalla faccia della terra, sarebbe andato alla sua prima lezione di catechismo, nell’oratorio della chiesa di San Giovanni, la chiesa madre di Santa Croce. Consegnati ieri pomeriggio i risultati dell’autopsia, è prevedibile che già oggi, di buon mattino, sia concesso il nulla osta. Ed è altrettanto prevedibile che la messa funebre si celebri domani pomeriggio, in un’atmosfera comunque carica di assurda tensione. Il padre di Davide fa sapere che «non voglio telecamere, non voglio che mi riprendano mentre piango per lui». Sì, è diventato un problema di ordine pubblico, al punto che se ne parlerà anche oggi in Prefettura, durante la riunione del Comitato di sicurezza della provincia di Ragusa. I Carabinieri della stazione di Santa Croce sono mobilitati. Le fly delle tv, tanto per non essere colte impreparate, hanno già assoldato delle guardie giurate. Anche questa è l’Italia dei delitti.