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 2014  dicembre 09 Martedì calendario

Conti, case, terreni e persino un convento all’estero: così Carminati & Co. riciclavano il denaro sporco

Terreni, palazzi e case a Londra, locali notturni, persino un convento da sei milioni e mezzo di euro. Passava per mille canali il riciclaggio dei soldi dell’organizzazione – guidata, secondo i magistrati romani, dall’ex estremista dei Nar Massimo Carminati e dall’imprenditore Salvatore Buzzi – che era riuscita a infiltrarsi in Campidoglio e nelle istituzioni capitoline. E utilizzava quegli stessi conti esteri aperti per occultare le tracce delle tangenti versate a politici e funzionari pubblici. A occuparsene era la «rete» dei commercialisti e dei «prestanome» ingaggiati dallo stesso Carminati e guidata dal suo professionista di fiducia, quel Marco Iannilli coinvolto nelle inchieste sugli appalti di Finmeccanica. La gestione di molte operazioni viene invece curata da Fabrizio Testa, arrestato nel blitz della scorsa settimana e indicato dai carabinieri del Ros come il personaggio che fa da «cerniera» con i settori economici.
La «Zenith» e lo scudo
Tra le piste battute dagli inquirenti c’è quella che coinvolge la società «Zenith Rail» «soggetto giuridico lussemburghese, poi trasferita in Italia come “Zenith srl”, che si occupa di locazioni immobiliari e ha sede presso lo studio del commercialista Luigi Proteo a Roma». È proprio Testa, parlando con una donna che deve gestire un’operazione finanziaria a dire: «Certo! La società è mia, ti danno il mio nome perché io l’ho scudata». I carabinieri specificano nella relazione che la «“Zenith srl” è stata creata per far rientrare i capitali dal Lussemburgo» e per questo hanno già acquisito i documenti relativi a tutte le movimentazioni di fondi ottenendo le indicazioni dei soggetti che le hanno autorizzate e soprattutto di quelli che ne hanno beneficiato. Un altro «veicolo» è la «Fidens Project Finance» più volte segnalata dagli ispettori di Bankitalia per operazioni sospette a San Marino, guidata fino al 2010 da Filippo De Angelis, di cui risulta ad un certo punto titolare effettivo «Alessandro Febbraretti del gruppo Trony» e attraverso la quale hanno effettuato investimenti proprio Testa e Proteo. Tra le società utilizzate anche la «Manutencoop» che compare nell’inchiesta milanese sugli appalti dell’Expo.
Il viaggio a Nizza
Obiettivo dell’organizzazione, almeno a leggere le informative finali degli investigatori, è quella di diversificare i luoghi dove depositare il bottino. In questo si rivela figura chiave Stefano Massimi, anche lui legato a Iannilli, conosciuto dalla Procura di Roma per un’operazione clamorosa effettuata nel 1999: prelevamento con un’operazione di sportello di ben 435 milioni di lire su un conto della società «Amc». Nel dicembre 2012, quando l’organizzazione ha già ottenuto appalti dal Comune di Roma e ha sotto controllo le aziende municipalizzate, Massimi pianifica un viaggio in Francia. Annotano i Ros: «Insieme a Roberto Di Giorgio si sono recati in Francia e dopo aver pernottato in un albergo di Mentone si sono spostati in territorio monegasco. Le attività investigative hanno consentito di acclarare che gli indagati si recheranno a Nizza lunedì 17 dicembre con un treno in partenza da Roma verosimilmente per raggiungere un istituto di credito in fase di individuazione».
Il pedinamento viene autorizzato e ciò consente di scoprire la banca dove i due effettivamente si recano. Ma soprattutto di ottenere in seguito le informazioni utili a scoprire gli investimenti effettuati e nell’interesse di chi.
«Novità dal Vicariato?»
È l’11 settembre 2013. Luca Odevaine, membro del Tavolo nazionale sui rifugiati al Viminale, parla con Tiziano Zuccolo, camerlengo dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, di un’operazione immobiliare che coinvolge il gruppo di Antonio e Daniele Pulcini, gli imprenditori sospettati in un’altra inchiesta della Procura di Roma di aver versato una tangente da circa 2 milioni di euro al deputato del Partito democratico Marco Di Stefano. Odevaine è in carcere perché accusato di aver preso uno stipendio mensile da Buzzi di 5 mila euro, oltre a numerosi versamenti da migliaia di euro su conti italiani ed esteri.
Odevaine: «Senti caro, hai qualche novità te dal Vicariato?».
Zuccolo: «Sono passato questa mattina è ancora tutto fermo, eh; però abbiamo deciso di fare un passaggio alto, molto alto, ma proprio alto, più, molto alto...».
Odevaine: «Ancora più in alto».
Zuccolo: «No più in alto di lì non si arriva di più, cioè finiamo proprio totalmente».
Odevaine: «La trinità».
Zuccolo: «Proprio lì arriviamo, dove c’è ancora l’essere umano (ride), quindi Don Pietro adesso si sta interessando di chiamare Don Alfredo, il suo segretario personale, va bene? Com’era il nome della società?».
Odevaine: «La proponente? È il Gruppo Pulcini».
Poco dopo Odevaine propone un appuntamento per parlare di «cose, altre, centri, Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)». Zuccolo è d’accordo e propone «un passaggio sul ministro» con «un intervento del Vicariato». Per i suoi affari aveva agganciato anche la funzionaria di Palazzo Chigi Patrizia Cologgi che ha lavorato tra gli altri con Cécile Kyenge, ma l’ex ministro chiarisce: «L’ho trovata lì, non era nel mio staff».
L’acquisto del convento
C’è un’altra operazione immobiliare che coinvolge i Pulcini e Massimi, l’uomo dei conti all’estero. Il 29 ottobre 2012 Daniele Pulcini parla con Carminati e poi con Buzzi. Discutono di affari, tra gli interessi c’è un convento a Santa Severa. Per questo Massimi contatta un geometra che sta effettuando le visure e lui è esplicito: «Frate Giorgio, l’economo che ha la trattativa in mano, mi ha detto che viene pressato dai suoi superiori perché o si chiude o fanno con qualcun altro, lei che intenzioni ha?».
Massimi prende tempo, poi si rivolge a un’altra persona e promette percentuali «il 10 per cento adesso e il 10 per cento a giugno, poi aspettiamo le concessioni» per chiudere l’affare nel solito modo: pagando «mazzette».