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 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

La mafia romana investiva sui videopoker in Bulgaria

GLI AFFARI
Anche in Bulgaria, per aprire certe porte, servono le persone giuste. La Mafia capitale scoperchiata dai pm Michele Prestipino, Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli investiva anche nell’Europa dell’est. Come spiega Maurizio Caracciolo, intenzionato a lanciarsi nel settore del videopoker proprio nel Paese dell’Est, serve la protezione giusta. Che, stando alle intercettazioni, avrebbe identificato nel «console italiano».
IL PRESTANOME
L’attività di Caracciolo è multiforme. Come scrivono gli investigatori «mantiene i contatti, per cono di Marco Iannulli, con Claudio Albano e con Massimo De Nicola», quest’ultimo indagato nell’indagine Broker «in quanto beneficiario economico della Netys Consulting LLC», destinataria di oltre 2 milioni di euro «provenienti dal circuito del riciclaggio dei proventi di frodi carosello». Ma la nuova iniziativa imprenditoriale che sta a cuore a Caracciolo è proprio il videopoker: vuole aprire una sala in Bulgaria e, insieme a Vincenzo De Pace, partecipare all’investimento economico di videogiochi in Romania «con l’ausilio degli imprenditori Dell’Anna e Benedetto Palese, come emerge dalle conversazioni registrate». Nell’affare in Bulgaria, sostengono i magistrati, sarebbe implicato anche Marco Iannilli, che in una telefonata dello scorso primo luglio chiede conto al cognato dell’andamento dell’operazione.
IL CONSOLE
Ma l’affare non è ancora andato in porto, serve un po’ di pazienza. Perché, spiega Caracciolo, tutto è stato rimandato di qualche giorno a causa dell’assenza del «Console». E non è l’unico riferimento di Caraciolo al diplomatico, come emerge in una conversazione di cinque giorni dopo nella quale afferma di avere la disponibilità «di un costruttore che è il secondo in Europa qua a Racale, con cui insomma siamo entrati in amicizia». L’obiettivo: realizzare «’na cosa di videopoker in Bulgaria» e di poter contare sulla protezione «del console italiano». Un personaggio, a detta di Caracciolo, «molto ben radicato... come malavita». Per conto di Massimo Iannilli, inoltre, Caracciolo curerebbe alcuni investimenti «nei settori immobiliare e nautico» e sempre i due cercano di riscuotere un assegno riconducibile a un tale «Stefano» e che, essedo firmato da una persona poi deceduta, non poteva più essere versato.