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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

«Mettiti la minigonna e vai a battere in Comune. Bisogna vendere il prodotto. C’è da pija le misure a Marino». Tutti i malaffari e le amicizie di Massimo Carminati e della mafia nera che a Roma aveva una sola regola: «Compriamo tutto». Queste le intercettazioni

la Repubblica
Si erano presi Roma. Le sue strade e il Campidoglio. Ne avevano ridotto un sindaco, Gianni Alemanno, a utile pupazzo, né il cambio di maggioranze li aveva sorpresi, perché – dicevano – di “nove cavalli” (gli assessori) della giunta Marino, «sei sono nostri». E se l’erano presa perché Lui, Massimo Carminati, er Cecato, er Guercio, l’ex camerata dei “Nar” figlio ed epigono della Banda della Magliana, protagonista della coda di sangue del novecento “deviato” (omicidio Pecorelli, strage di Bologna), che di Roma era diventato Re e Padrone, di Roma aveva compreso meglio di chiunque altro l’anima. Fino a farne il format del suo dominio. «È la teoria del Mondo di Mezzo compa’ – spiega al suo braccio destro Riccardo Brugia il13 dicembre del 2012, ignaro della cimice del Ros dei carabinieri – Ci stanno, come si dice, i vivi sopra e i morti sotto. E noi stiamo nel mezzo. Perché ci sta un mondo, un Mondo di Mezzo, in cui tutti si incontrano. E tu dici: “Cazzo! Come è possibile che un domani io posso stare a cena con Berlusconi..”. E invece, il Mondo di Mezzo è quello dove tutto si incontra. Tu stai lì. Non per una questione di ceto. Ma di merito. Perché anche la persona che sta nel Mondo di Sopra ha interesse che qualcuno del Mondo di Sotto gli faccia delle cose che non può fare nessuno. E quindi tutto si mischia.. «. Brugia è estasiato da tanta sapienza. E non è dato sapere se colga nell’affresco le reminiscenze di Tolkien e del suo “Signore degli Anelli”. Certo, strappa al Maestro un’ultima confidenza. «Sono cose che la gente non sa, non capisce. A me una volta mi fece una battuta il magistrato: “Ma lei la conosce la Teoria?” E io: “La conosco bene”. E lui:”Lo so che lei la conosce molto bene”. Allora, io: “Dunque, le domande finiscono qui”. E lui: “Vada”».
TRE MONDI, UNA MAFIA
“Il Mondo di Mezzo”, “Il Mondo di Sopra”, “il Mondo di sotto”, dunque. Carminati, la Politica, la violenza di strada. In una sola parola, la Mafia. Che, nelle oltre 1.200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del gip Flavia Costantini, diventa “Mafia Capitale”. «Fenomeno criminale originale e originario», chiosa il magistrato. Per Roma, una “prima volta”, almeno nella sua definizione giuridica.Del Mondo di Mezzo, Carminati è il padrone. E non potrebbe essere altrimenti. «Perché sofisticata figura criminale». Perché «preceduto e inseguito dal mito dell’impunità», figlia di «legami con appartenenti alle forze dell’ordine e dei Servizi». Perché uomo cui non è necessario esercitare la violenza, ma semplicemente minacciarla, o anche solo evocarla. Ora con spaventosi silenzi, ora con improvvise collere («A quello – si lascia andare – bisogna farlo urla’ come un’aquila sgozzata»). Non fosse altro perché porta con se l’epica nera della Banda della Magliana (che pure, in privato, liquida come la «storia di quattro cialtroni»). Perché vanta «di aver portato 4 milioni di euro in borsoni a tutto il Parlamento, Rifondazione compresa, per conto di Finmeccanica». E perché siede da “primus inter pares” al tavolo dei mammasantissima che a Roma trafficano da sempre. I “napoletani” di Michele Senese, i calabresi, Cosa Nostra, gli incartapecoriti eredi delle ricchezze della Banda della Magliana (Ernesto Diotallevi ed Enrico Nicoletti), i Casamonica padroni di Roma- est.Per dialogare con il Mondo di Sotto Carminati ha deciso che alla sua destra sieda un attempato camerata dei tempi andati, Riccardo Brugia, «che coordina le attività criminali, il recupero crediti» e «custodisce le armi». Mitragliette e “Makarov calibro 9” silenziate («Quelle che fanno “clack” e che prima che se ne accorgono s’è già allagata la macchia di sangue»). Un tipo cui fanno corona Giovanni De Carlo, capobastone a Ponte Milvio, piuttosto che Roberto Lacopo, gestore del distributore Eni di corso Francia, “l’Ufficio” a cielo aperto di Carminati in quel di Roma nord. Dove si danno ordini, si cambiano assegni a strozzo e si innesca la ferocia di tale Matteo Calvio e dei suoi mozza orecchi quando qualcuno prova a dire no, o ad alzare la cresta.Per fare del Mondo di Sopra un docile esecutore, ci sono invece Fabrizio Testa (già Destra sociale di Alemanno, quindi ex Enav e Technosky), Luigi Gramazio (consigliere regionale Pdl) e Salvatore Buzzi, gestore di una rete di “cooperative sociali” (la “Eriches 29 giugno”), una storia di sinistra alle spalle, una lontana esperienza in carcere (per omicidio) e un presente da traffichino. Il “lobbysta” in Campidoglio, diciamo così, il custode del “libro nero” in cui annota la contabilità della corruzione politica.
I SOLDI AI PARTITI
Alla Mafia Capitale interessa infatti restare attaccati alla mammella della spesa pubblica, degli appalti nel settore dei rifiuti, dell’assistenza ai nomadi e ai minori, del verde pubblico. «In una logica rigidamente bipartisan», scrive il gip e secondo uno schema in cui «Mafia Capitale è un fiume carsico, che origina nella terra di mezzo, emerge in larghi tratti del mondo di sopra, inquinandolo, per poi reimmergersi». E, del resto, con la politica, dove non può arrivare l’intimidazione, c’è sempre la corruzione. Finché dura Alemanno, il gioco è semplice. Dagli appalti alle nomine delle municipalizzate (l’Ama su tutte, dove il presidente, Franco Panzironi «è a disposizione»). Non fosse altro perché nelle mani di Carminati è Riccardo Mancini, già tesoriere della campagna elettorale e della fondazione “Nuova Italia” dell’ex sindaco, nonché ex ad di Eur spa, la società dal grande peso nelle commesse. Lo chiamano ora “er ciccione”, ora “il maialetto”, ora “er porcone”. È un fatto che “stecchi” le tangenti che prende con Carminati. E che quando finisce in carcere per le commesse di filobus della Breda, l’ordine che arriva sia secco: «Se deve tene’er cieco ar culo». Starsi zitto. Cosa che farà.Né i cambi di maggioranza sono un problema. Come, alla vigilia delle ultime elezioni comunali, dimostra lo sfogo di Buzzi: «Io pago tutti. Questo è il momento che paghi di più perché stanno le elezioni. Poi per cinque anni, i miei non li paghi più. Quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello che te fanno. E se punti sul cavallo sbagliato... Mo’ c’ho quattro cavalli che corrono col Pd, poi con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’ho rapporti con Luca (Odevaine, ex vice capo di gabinetto con la giunta Veltroni, quindi capo della polizia provinciale). A Luca gli do 5 mila euro al mese. A un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti (il Presidente della Regione ndr), 2 mila e 500 al mese. 1.500 a quello che mi tiene i rapporti al comune, 10 mila al mese a un assessore. Mo’ siamo messi bene perché con Marino siamo coperti, Alemanno coperti e con Marchini c’ho Luca che piglia i soldi e per questo non rompesse il cazzo». E in effetti, nessuno “ha rotto il cazzo”. Fino a ieri. Con un solo sopravvissuto alla tempesta. La vecchia conoscenza Gennaro Mokbel. Il gip ha deciso che resti libero.

Carlo Bonini

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Il Messaggero

La «mafia capitale» di Massimo Carminati è pensata per dominare la città, ma nasce in quattro strade nel quartiere di Vigna Clara, a nord della Capitale, dove la Roma fascio mafiosa ha sempre preferito assestarsi. È in un bar di Vigna Stelluti, il 13 dicembre 2012, che Carminati esprime al suo braccio destro Riccardo Brugia, l’idea di come gli imprenditori debbano rivolgersi all’organizzazione. Per ottenere protezione e decidere di lavorare con loro: «Allora qual è il discorso? Che noi dobbiamo intervenire prima, tu lo devi mettere seduto gli devi di”tu vuoi stare tranquillo? Allora mettiamoci a fermare il gioco, perché dopo ci mettiamo d’accordo con quelli che ti rompono...”je devi dì che stai facendo? Ho sentito voci che te vonno rubà, tu daglieli 4 sordi! Perché qui a noi ci chiamano sempre dopo compà!».
«COMANDIANO NOI»
L’avvicinamento, è solo un primo passo. Carminati: «Devono essere nostri esecutori... devono lavorare per noi, non si può fare più come una volta... Che noi arriviamo dopo e facciamo i recuperi... Senti lo sai che c’è? I recuperi vatteli a fa da solo! Non siamo più gente che potemo fa una cosa del genere pe du lire» Brugia: «È chiaro»; Carminati: «È normale che dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme, perché tanto nella strada glielo devi dire...”a come ti chiami? comandiamo sempre noi... non comanderà mai uno come te nella strada, tu c’avrai sempre bisogno». L’inchiesta curata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, squaderna un meccanismo che vale non solo per i commercianti. Ma che viene applicato alla politica. Prima con la giunta Alemanno e, poi, con quella del Pd.
CHE TE SERVE? 
È proprio l’elezione di Marino al Campidoglio che impone a Carminati un cambio di rotta per continuare a gestire soldi e affari. Il”pirata” ha le idee chiare e ne parla con un altro ex Nar, Mario Corsi, noto commentatore radiofonico : «Allora nel progetto, perché voi fate li progetti.. la politica.. adesso che progetti c’avete? Teneteci presenti per i progetti che c’avete, che te serve? Che cosa posso fare? Come posso guadagnare, che te serve il movimento terra? Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il culo.. ecco, te lo faccio io perché se poi vengo a sape’ che te lo fa un altro, capito? Allora è una cosa sgradevole.. però famolo se no.. se perdemo la battuta». A Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 giugno e trait-union con la politica, Carminati lo dice senza mezzi termini: «Allora mettiti la minigonna e vai a battere con questi, amico mio. Bisogna vendere il prodotto. C’è da pija le misure a Marino».
FINMECCANICA
A spiegare quanto Carminati sia «intoccabile» e il peso che abbia assunto persino all’interno di Finmeccanica è lo stesso Buzzi: «Ma lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! 4 milioni dentro le buste! Alla fine mi ha detto”è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione!”». Il rapporto resta vivo negli anni. Nel 2013, dopo che diverse inchieste hanno già smontato il vecchio sistema Finmeccanica, Carminati e l’ex direttore commerciale dell’azienda del ministero del Tesoro sono ancora in ottimi rapporti. 
PANETTA
Oltre ai compagni di destra, quelli che si è portato dietro nel tempo come Riccardo Mancini (ex ad di Eur Spa), Carminati vanta amicizie. Anche quella con Fabio Panetta, ora vice di Draghi alla Bce. Sono «tutti amici da una vita eh – dice l’ex Nar intercettato – Poi uno ha preso una strada. Loro lo possono dì sono amico di Mancini ma con Mancini abbiamo fatto dieci processi quando eravamo ragazzini... Stavamo al Fungo insieme. Ma come tante persone che magari hanno fatto carriera, che in questo momento magari non sono indagate, non hanno problemi che... per cui ho fatto cioè... ci sta che ne so... Fabio Panetta è il vice di Draghi alla Bce è amico mio... eravamo amici da quando eravamo ragazzini... cioè che vuoi dì.. ognuno fa la vita sua».
L’EMERGENZA IMMIGRATI
Gli affari si fanno su tanti fronti. Droga, usura ed estorsioni non solo i soli filoni d’impresa per Carminati. Che punta molto sull’emergenza immigrati trarre profitti illeciti enormi. Lo dice chiaramente Buzzi alla sua collaboratrice, Piera Chiaravalle: «Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». Carminati prova ad interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in occasione della programmazione del bilancio pluriennale 2012/2014 e relativo bilancio di assestamento di Roma Capitale per rifinanziare “i campi nomadi”, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti settori in cui operano le società cooperative di Salvatore Buzzi”.
GLI ALTRI CLAN
Per tenere sotto controllo i problemi che sarebbero potuti insorgere con i nomadi, Carminati si avvale della collaborazione di un altro potente clan dei Casamonica. Il loro capo, Luciano, è definito «mediatore culturale». «Mi informo domani, io conosco bene Luciano», rassicura Carminati al telefono con uno dei suoi. E per superare il problema del campo nomadi di Castel Romano dato in gestione alla cooperativa di Buzzi, a Casamonica vengono assicurati 20 mila euro al mese. Immancabili i rapporti col gotha della criminalità organizzata romana Ernesto Diotallevi e Michele Senese. Ma ora, con l’arresto di Carminati, è la capitolazione dei re di Roma.
Silvia Barocci e Sara Menafra