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 2014  novembre 25 Martedì calendario

Il miracolo di Abbey Road. Ecco chi erano i Beatles, dal miracolo di Abbey Road alla rivalità con i Rolling Stones. Passando per il concerto a Milano

«I Beatles vogliono tenerti per mano, gli Stones vogliono radere al suolo la tua città». In questa frase del critico e saggista statunitense Tom Wolfe, può essere sintetizzata (e banalizzata) la contrapposizione fra i due gruppi che espressero al meglio la rivoluzione giovanile, l’ansia di cambiamento, le nuove emozioni della coscienza collettiva degli anni Sessanta. 
Nel tempo i media hanno enfatizzato la contrapposizione fra Beatles e Rolling Stones. Georg Diez, giornalista musicale della Süddeutsche Zeitung di Monaco di Baviera con il suo libro-saggio intitolato Beatles contro Rolling Stones affrontò «in parallelo» la storia dei due gruppi cercando di far luce sulle differenze ma anche sulle affinità delle due band. Diez ci ricorda che «il 1960 fu probabilmente l’ anno peggiore che il pop abbia mai conosciuto: Elvis era sotto le armi, Chuck Berry dietro le sbarre, Buddy Holly sotto terra, Eddy Cochran l’avrebbe seguito tra breve». 
Chi cercava sapori diversi si rifugiava nel rhythm and blues. Che tuttavia non divenne mai una musica di massa in Europa. In questo grande vuoto, esplosero i fenomeni Beatles e Stones. Al gruppo di Liverpool è dedicata la collana «The Beatles» che prende il via oggi, con «Abbey road», la più ampia e completa raccolta di canzoni e video che sia mai stata dedicata ai fab Four. 
«The Beatles», raccoglie la discografia completa della band in 22 numeri: 13 cd, 4 doppi cd e 5 dvd. «Abbey Road», oggi in edicola, è acquistabile con Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport. I cd singoli avranno sempre il prezzo di 9,90€, mentre i doppi cd e i dvd saranno acquistabili a 12,90€ più il costo del quotidiano. La novità è che, per la prima volta, viene raccolta in un unico cofanetto tutta la loro discografia, comprensiva dei due live presso la Bbc, del disco «Love» (uscito nel 2006 come colonna sonora del Cirque du Soleil), e dei dvd «Anthology» (questi per la prima volta assoluta pubblicati in edizione speciale, digipack). Un’operazione dedicata non solo agli appassionati e ai collezionisti, ma alle nuove generazioni che di questo epocale fenomeno musicale conoscono solo qualche frammento. 
Si parte, dicevamo, con «Abbey Road», disco miracoloso e atipico, nato e costruito nel 1969 in uno dei momenti peggiori del quartetto ormai in preda al disfacimento. Atipico nella struttura: la facciata B è infatti un unico collage di canzoni, «You Never Give Me Your Money»/«Sun King»/«Mean Mr Mustard»/«Polythene Pam»/«She Came In Through the Bathroom Window»/«Golden Slumbers»/«Carry That Weight»/«The End». 
Questo lato B molto sinfonico anticipa in qualche modo tutta una serie di suite che dominarono il decennio successivo del rock (Queen, Pink Floyd ecc). Alcuni di questi brani sono diventati famosi, da «She Came In Through the Bathroom Window» a «Golden Slumbers», fino al celebre finale, in cui il potente crescendo introdotto da «Carry That Weight» sfuma nella delicata melodia di «The End», che ha una sola strofa: «and in the end the love you take is equal to the love you make», verso che John Lennon definì «cosmico e filosofico». L’aspetto miracoloso sta nel fatto che i Beatles erano in quel 1969 in pieno scontro su vari problemi (come la scelta del manager), andavano in studio separatamente e la lavorazione fu frammentaria, quasi tutta sulle spalle di Paul McCartney. Il che non impedì la nascita di canzoni leggendarie quali «Come Together» e «Something». Il disco segna anche l’affrancamento di George Harrison dal giogo di Lennon-McCartey, con due canzoni di rara bellezza firmate da solo: «Something» e «Here Comes the sun». 
Curioso destino artistico quello di George Harrison: essendo il più giovane dei Beatles, fu sempre oscurato dalla egemonia del duo Lennon – McCartney. Simile il talento, inferiori le doti istrioniche. Eppure il suo contributo compositivo fu ottimo (vedansi «I need You», o «If I needed Someone» e soprattutto «Something» la piu’ eseguita al mondo dopo «Yesterday»). Nei dvd «Anthology» tante immagini indimenticabili: Tony Bramwell coordinò le riprese di uno dei momenti più alti della creatività del gruppo, l’orchestra di 40 elementi che eseguiva il crescendo per «A day in the life». Il filmato, di valore storico, apparve solo dopo quasi trent’anni, in occasione della pubblicazione dell’ «Anthology». 
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I Beatles scoprono l’Italia il 24 giugno 1965. Sotto un caldo totale sbarcano alla stazione Centrale di Milano su un treno partito da Lione. Arrivarono a cachet ridotto, grazie ai buoni rapporti del promoter Leo Wachter con il manager Brian Epstein. Il primo show al Vigorelli alle quattro del pomeriggio. 
«Avevo 15 anni: arrivai da Brescia in autostop, scavalcai per raggiungere i piedi del palco. Non si sentiva nulla, gli amplificatori erano bassi, le urla altissime» ricorda Rolando Giambelli, oggi 65 anni. Dal ’92 ha fondato il club Beatlesiani d’Italia (www.beatlesiani.com) e organizza continui eventi alla memoria. Il prossimo sarà domenica 7 dicembre, per i 34 anni dalla morte di John Lennon. Il più ambizioso sarà invece a Milano in occasione di Expo 2015: un palinsesto fatto di mostre, musica e incontri in onore dei 50 anni dal loro tour italiano. 
McCartney ha promesso che ci sarà. Al Vigorelli, Giambelli scattò il suo reportage con una Kodak appena acquistata per 5 mila lire. Le uniche immagini a colori si devono invece a Peppino Di Capri che dopo aver convinto George Harrison che era uno della troupe filmò l’intero concerto. La Rai si limitò a un servizio nel Tg girato alla stazione, quando, per scappare dalla rincorsa dei fan, i Fab Four sgommarono sulla stessa Spider, lasciando parcheggiate le altre auto a loro disposizione. 
Nel parterre c’erano Claudia Mori, Gino Santercole, Fausto Leali che aveva cantato per aprire lo show. Un concerto di una mezzoretta, in cui Paul McCartney trovò il modo di fare i complimenti all’Inter che aveva appena vinto la Coppa dei Campioni, battendo proprio il (loro) Liverpool in semifinale. Nella storia milanese dei Beatles, restano poi gli scatti fotografici sulla terrazza dell’Hotel Duomo, da cui si allontanarono solo per ascoltare Augusto Righetti al Charly Max, in Galleria. 
Due giorni dopo la partenza in macchina per Genova. Con sosta gastronomica alla trattoria San Rocco, a Pieve Fissiraga, nel Lodigiano. Al Palazzetto dello Sport non fu un pienone. Tanto che Paul confidò parte del suo stupore. Si divertì di più George Harrison, che nella notte, eludendo le guardie del corpo, scappò a Sori a farsi un bagno in mare. Poi il volo per Roma. Ad attenderli Gianni Minà. Con la sua Seicento caricò Ringo Starr e George Harrison, mentre Paul e John salirono su una Rolls Royce. 
I tour della città, i cicchetti di whisky nei baretti del centro, quattro show al Teatro Adriano, davanti a un’estasiata Anna Magnani e poi la notte al Club 84 per depistare i fan che li aspettavano al Piper. Poi la partenza in aereo per Barcellona. Insieme da queste parti non tornarono più. 
Stefano Landi

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La parte più interessante della proposta «The Beatles» è costituita dei cd dedicati all’attività dei Beatles alla radio. Negli anni 60 la radio statale inglese, la mitica Bbc, era una fucina di idee e sperimentazioni. Non si limitava infatti a mettere in onda gli ultimi successi del momento calando la puntina sul disco dopo aver scambiato qualche battuta con gli artisti ospiti. Insieme ai complessi emergenti dell’epoca, quali erano i Beatles nel ‘ 62, produceva dei veri e propri show che usavano materiale originale, eseguito dal vivo, registrato apposta o ripreso da concerti nei club. 
Insomma, un lavoro di ricerca al di là della semplice promozione discografica. Tra il ‘62 e il ‘65 i Beatles parteciparono a ben 52 trasmissioni della Bbc. Le più popolari si intitolavano «Please please me», «From us to you» e «Saturday Club». Gli spettacoli avevano un ristretto pubblico negli auditori, presi d’assalto sempre più spesso dai fan scatenati, e potevano contare su animatori di gran classe come Alan Freeman (scomparso nel 2006, che conduceva «Pick of the pops») e Brian Matthew, classe 1928, tutt’ora vivente («Saturday Club»). 
La serie dedicata ai Beatles e la Bbc comprende ben 56 canzoni dei Beatles (ma i «brani», considerati anche i parlati, sono 69), di cui 30 mai registrati in studio e tantissimi classici del rock in gran parte ripresi da concerti anteriori al ‘63 nei club di Liverpool e Amburgo. 
Freeman e Matthew hanno avuto il privilegio e la fortuna di condividere il microfono per ore e ore con i «Fab Four». Entrambi non pensavano che questi ragazzi sarebbero passati alla storia: «Facevano canzoni apparentemente retrò, su melodie semplici, che spesso parlavano d’ amore e non sembravano a prima vista innovativi». «Va loro riconosciuto — ricordava Freeman — di aver dato un’ identità al pop inglese rovesciando una situazione che vedeva la musica Usa colonizzare anche il Regno Unito». 
«Ciascuno di loro — ha rivelato Matthew — si divertiva a imitare un grande d’ oltreoceano. Ringo era un comico nato. Ma tutti e quattro erano, nella vita, prima ancora che nell’arte, dei veri gentlemen». Le ricerche del materiale, spiegò a suo tempo il giovane produttore Kevin Howlett (che già nell’82 aveva curato uno speciale sui vent’ anni di collaborazione Beatles-Bbc) portarono alla luce circa 200 canzoni. Ma negli archivi ufficiali c’era ben poco. Si son dovute rintracciare le persone che lavoravano alle varie produzioni scoprendo che molte di esse avevano in casa copie di lavoro che si erano tenute per passione personale. 
A questo punto la scelta e la lavorazione di questo materiale venne affidata a George Martin, scopritore e manager del quartetto di Liverpool. «La musica creata dai Beatles per la radio — ha detto Martin — era fresca, immediata, con una spontaneità che in studio essi avevano solo occasionalmente. Essendo destinata a un ascolto “una tantum” si privilegiava il feeling, lasciando correre qualche imperfezione. E anche la scelta del repertorio era libera». Nella raccolta troviamo infatti «Clarabella», una vera passione di McCartney fin dal ‘60 scritta da tale Frank Pingatore, incisa senza successo nel ‘56 da un gruppo, i Jodimars, staccatosi dai Comets di Bill Haley. 
La musica è formidabile e ballabile, l’esecuzione dei Beatles davvero trascinante. Il testo è quasi imbarazzante nella sua leggerezza: «Ho trovato una ragazza giovane che non mi dà tregua, baby baby Clarabella... Bene, lei non ha bisogno di lezioni su come si fa all’amore, quello di cui ha bisogno è avere le stelle sopra di lei... Bene ora Clarabella tu sei il mio miele, oh Clarabella, io ho detto che sei la mia bambina». Amenità a parte, sentire le loro voci mentre si presentano ai radioascoltatori con l’umiltà dei debuttati («Mi chiamo John e suono la chitarra...») regala ancora scampoli di emozione.
Mario Luzzato Fegiz