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 2014  novembre 25 Martedì calendario

Il ragazzo, l’uomo e il poeta. Ritratto di Giacomo Leopardi

«Voglio piuttosto essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi, tanto più che la noia, madre per me di mortifere malinconie, mi nuoce assai più che ogni disagio del corpo». Quando scrive queste parole Giacomo Leopardi ha ventuno anni, vive a Recanati nella casa paterna ma è inquieto, attraversa la sua prima profonda crisi esistenziale. Vorrebbe mettersi alla prova, andare oltre la monotonia soffocante della provincia. Scrive una lettera al padre, il conte Monaldo, sperando che lui capisca e intanto cerca di organizzare la fuga dalla prigione dorata ma asfittica del “natio borgo selvaggio”. Si procura un passaporto, un documento dal quale possiamo risalire al suo aspetto di allora: «Capelli neri. Sopracciglia nere. Occhi cerulei. Naso ordinario. Bocca regolare. Mento simile. Carnagione pallida. Professione possidente». Quel dissidio tra sofferenza e speranza, casa e fuga, ragione e immaginazione, nascondeva già l’anima moderna del poeta, piena di vitali contraddizioni, tutt’altro che apollinea.
Una nuova iniziativa di Repubblica mira proprio a ricostruire aspetti noti e inediti della biografia e dell’opera di Leopardi: la sua vita privata attraverso le testimonianze di studiosi e discendenti della famiglia e la sua attività non solo di poeta ma anche autore di opere filosofiche ed erudite. Da domani 26 novembre arriva in edicola la collana Giacomo Leopardi. Il poeta infinito : quattro dvd, con la regia di Alessandro Scillitani e la produzione di Luigi Berardi per Class93, e un’antologia inedita illustrata a cura di Franco D’Intino, ogni mercoledì a 9,90 euro ciascuno più il costo del giornale. A oltre duecento anni dalla sua nascita, avvenuta a Recanati nel 1798, Leopardi continua a parlare di noi. I suoi turbamenti sono i nostri, ne comprendiamo appieno l’anima appassionata, le speranze e le disillusioni. All’estero è oggetto di nuove traduzioni. Risale all’anno scorso la prima versione integrale dello Zibaldone in inglese, a dieci anni di distanza da quella francese. E il Giovane favoloso a cui Mario Martone ha dedicato il suo ultimo film riempie le sale cinematografiche.
Giacomo era tormentato, ma non infelice. Il primo dvd, Il figlio d’oro (nome con cui firmava le sue lettere), ricostruisce, contro ogni luogo comune, l’infanzia e la giovinezza di Leopardi, meno cupa di quanto solitamente immaginiamo. Studiava naturalmente ore e ore ogni giorno. Il fratello Carlo ricordava che quando gli capitava di svegliarsi in piena notte lo trovava in ginocchio davanti al tavolino intento a scrivere. Ma non mancava la spensieratezza: «La fanciullezza di Giacomo passò fra giuochi e capriole e studi». È Giacomo stesso a scriverlo: «Se non mi tenessi sarei capace di gittar sedie in aria, saltare e anche forse danneggiarmi nella persona per allegria» ( Vita abbozzata di Silvio Sarno ).
A Recanati diceva di annoiarsi. Eppure nel 1819, l’anno della lettera al padre, aveva già scritto il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, la Storia dell’astronomia, le Dissertazioni filosofiche e la sua poesia più nota, L’infinito. In quegli anni, ripercorsi nel secondo dvd Il giovane appassionato, s’innamora per la prima volta. Lui è appena ventenne, lei è la cugina Geltrude Cassi, una donna sposata di ventisei anni, ospite nella casa paterna: «Se questo è amore, che io non so, questa è la prima volta che io lo provo in età da farci sopra qualche considerazione» ( Memorie del primo amore, 1817).
Finalmente, nel 1822, riesce ad allontanarsi da Recanati per recarsi a Roma, invitato dallo zio Carlo Antici. È il primo di una serie di viaggi che lo porteranno in contatto con la società letteraria italiana (il terzo dvd è dedicato al Poeta errante ). A Roma rimane solo cinque mesi, la grande città lo delude ma stimola la sua vena satirica. Nel giro di qualche anno scrive le Operette morali. Poi verranno i viaggi a Bologna, Firenze, Pisa. La rinnovata passione per la poesia. Alla sorelle scrive di voler tornare a “far versi all’antica”. È la stagione dei grandi idilli: Il Risorgimento, A Silvia, Le ricordanze, il Sabato del villaggio. Gli ultimi cinque anni della sua vita li trascorse a Napoli (quarto dvd, Il sapiente moderno ). La malattia rende più invadente la presenza della morte.
Muore il 14 giugno 1837, poche settimane prima del suo trentanovesimo compleanno. Uno dei ritratti più belli lo ha restituito Francesco De Sanctis: «Leopardi produce l’effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà e te la fa amare. Chiama illusioni l’amore, la gloria, la virtù, e te ne accende in petto un desiderio inesausto».