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 2014  novembre 25 Martedì calendario

Abolire la prescrizione durante il processo: solo in Italia e Grecia continua ad agire, mentre nel resto d’Europa e nel Nord America essa si limita a indicare il limite temporale che può intercorrere tra il reato e l’inizio dell’azione penale

Sull’onda del caso Eternit il tema della prescrizione è tornato prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’agenda politica: il presidente del Senato ha ricordato la sua proposta di elevarne i tempi, e il ministro Orlando ha annunciato la trasmissione alle Camere del provvedimento approvato dal Governo qualche mese fa. Come è noto, il problema di modificare la prescrizione – che cancella circa 170.000 processi all’anno spesso alla vigilia della sentenza definitiva – è stato reso ancor più urgente dalla approvazione nel 2005 della legge Cirielli che ne ha abbreviato notevolmente i tempi. La necessità di portare rimedio al suo attuale regime, fonte non ultima della lentezza del processo penale, è oramai ampiamente riconosciuta. Tuttavia, i più si limitano ad ipotizzare un ritorno ai tempi più lunghi della prescrizione pre-Cirielli, o alla sua sospensione tra i vari gradi di giudizio. Solo i più avveduti giuristi affrontano il problema dalle fondamenta: infatti, solo in Italia e Grecia la prescrizione agisce anche nel processo, mentre nel resto d’Europa e nel Nord America essa si limita a indicare il limite temporale che può intercorrere tra il reato e l’inizio dell’azione penale.
Ora, è innegabile che iniziare un processo senza che esso giunga a compimento è non solo profondamente ingiusto verso le vittime, ma anche lesivo dell’interesse generale che una sentenza di condanna o di assoluzione sia pronunciata. Se vi è la certezza che il processo giungerà a sentenza definitiva, né l’imputato né la difesa avranno interesse a prolungarne i tempi, ma semmai ad avvalersi di possibili riti alternativi, quali il patteggiamento, per ottenere sconti di pena. Uniformare la prescrizione alle norme vigenti nel resto del mondo avrebbe insomma il vantaggio di abbreviare i tempi della giustizia penale, eliminando le lentezze che la nostra procedura permette e cui spesso si ricorre proprio per perseguire la prescrizione.
Occorre dunque che l’ipotesi di modificare radicalmente la prescrizione uniformandola a quanto vige in tutte le liberal-democrazie non resti ipotesi accademica, ma divenga la proposta del governo al Parlamento. La possibile opposizione del Nuovo Centro Destra e di Forza Italia ad una simile modifica potrebbe essere superata mantenendo l’applicazione ai processi in corso dell’attuale normativa. La riforma della giustizia, di cui la modifica della prescrizione è aspetto centrale, è uno dei temi fondamentali su cui giudicare la validità di accordi quali il «Patto del Nazareno». In ogni caso, un governo che come l’attuale voglia «cambiare verso» all’Italia non può mantenere sostanzialmente immutato un istituto che nella sua attuale veste, lungi dal rappresentare una garanzia che affonda le sue radici nella tradizione dell’habeas corpus, appare oggi tutelare soprattutto chi grazie a costosi collegi di difesa è quasi certo dell’impunità.