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 2014  novembre 25 Martedì calendario

La prima radio libera italiana trasmise da una roulotte parcheggiata nel campo di un contadino. Era il novembre del 1974, 40 anni fa, quando un gruppo di giovani sfidò il monopolio, aprendo la strada alla proliferazione di emittenti che sarebbe seguita in Italia. Si chiamava Radio Bologna per l’Accesso Pubblico

La prima radio libera italiana vedeva la luce in una roulotte parcheggiata nel campo di un contadino sul colle dell’Osservanza, sopra Bologna, in un periodo in cui il potere Rai sull’etere era assoluto.
Era il novembre del 1974, 40 anni fa, quando un gruppo di giovani sfidò il monopolio, aprendo la strada alla proliferazione di emittenti che sarebbe seguita in Italia. Si chiamava Radio Bologna per l’Accesso Pubblico e il suo scopo era fare informazione aperta ai «soggetti sociali», come si usava dire.
«Trasmettevamo cose meravigliose – ricorda Rino Maenza, fra gli animatori di quell’esperienza -: ospitavamo anche collaboratori di prestigio, come l’allora direttore dell’Espresso Livio Zanetti, o gli interventi di Marco Pannella. Demmo notizia dello sciopero dei camalli a Genova e di quello alla Weber di Bologna, mandammo in onda il servizio e lo facemmo per primi».
Oltre a diffondere contributi dallo studio, l’emittente mandava i collaboratori nelle scuole, nei consigli di quartiere, fra i tassisti, a raccogliere la voce di chi restava un corpo estraneo ai circuiti della comunicazione. E poi c’era la musica: solo «roba» scelta, da John Cage a Miles Davis e Pat Metheny.
«All’epoca la Rai era la voce del governo e la cinghia di trasmissione della cultura di Stato, ma una sentenza della Corte costituzionale aveva stabilito la necessità che si aprisse maggiormente alla società – aggiunge Maenza -. Noi abbiamo cavalcato il tema del diritto dei cittadini all’accesso ai media: la nostra era una battaglia politica».
Durò quel che durò, il tempo di un paio di settimane, ma il seme era stato gettato. Nel giro di un anno le radio libere diventarono un fenomeno nazionale.