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 2014  novembre 25 Martedì calendario

Il grande ritorno di Tiziano Ferro, che con il suo nuovo disco promette di non scappare mai più. E poi ammette «Il mestiere di cantante è bello, ma spesso ripetitivo»

Tiziano Ferro prima di essere Tiziano Ferro. All’anagrafe musicale il suo debutto è datato 2001, il successo immediato di «Xdono». «La mia storia parte prima. Allora non c’era l’immediatezza di adesso, non c’erano talent show o internet... Mi sembrava giusto parlare del lavoro che portava un ragazzo come me fare un disco». Ecco perché nel suo «The Best Of», doppia raccolta che esce oggi, ci sono anche quattro canzoni inedite che risalgono agli anni prima. «Alla fine questo progetto è la mia scatola della memoria», dice. «Quando ritornerai» è il punto da cui è partito tutto. «Con quella canzone – ricorda – arriva alle finali dell’Accademia di Sanremo nel ‘98 e incontrai Mara Maionchi e Alberto Salerno con cui firmai il mio primo contratto. Ero nel mio periodo Elton John e contemporaneamente ero in tour come corista con i Sottotono, la prima generazione del rap italiano: una dualità musicale che mi ha seguito nel tempo». La musica hip hop oggi ha conquistato le classifiche. «Oggi è più facile scrivere una canzone rap rispetto a quell’epoca. È un territorio comodo e quindi c’è molta improvvisazione. Però di nuovi Fabri Fibra non ne ho ancora sentiti».
Salto temporale. La raccolta si apre con le nuove canzoni firmate da Tiziano. «Senza scappare mai più», il brano con cui ha lanciato questo progetto, racconta (ancora più chiaramente di «La differenza tra me e te» del 2011) un amore tutto al maschile. Un brano più avanti dell’Italia del momento. «Mi sembra un complimento... – ragiona il 34 enne —. L’unica cosa che posso fare da cittadino italiano è vivere decentemente la mia vita da essere umano nel mezzo del mondo. Se questo modo di vivere può ispirare qualcuno ad avere una vita più decente sono contento. Se può servire a qualcuno ad accettare la vita degli altri sono contento. Se può servire a chi sta nelle istituzioni e a chi fa le leggi per migliorare la vita di altri sono contento».
Da cosa scappava Tiziano? «È un brano nato da una crisi sentimentale in una storia importante – quasi si commuove al ricordo – e all’inizio si chiamava “Correrei” perché l’isolamento fisico era la mia risposta a questi momenti. Anche per questo in passato sono andato a vivere in Messico e in Inghilterra. Ma ho capito che non risolvi le cose cambiando fuso oraio o meridiano e allora ho deciso di trasformare tutto in qualcosa di futuribile». Lui è scappato dall’Italia per amore, ma non solo. «C’era anche fame di conoscenza del mondo. E invito i ragazzi di oggi a scappare di corsa. Adesso sono un po’ stanco del girovagare, ma ho ancora casa in Inghilterra, Paese dove vado ogni tanto a fare rifornimento di civiltà».
Gli inediti qui sono otto. Quasi un album... Avrebbe potuto tenersele via e garantirsi qualche anno di carriera in più... «Faccio poche cose furbe per il mondo della discografica: pochi dischi, pochi concerti, poca presenza sui social...». In effetti frequenta poco Twitter e Facebook... «Mi piace poco e mi spaventa anche un po’. E poi soffro molto la libertà degli altri: un commento brutto mi rovina la giornata, non riesco a viverlo con serenità».
La prossima estate sarà negli stadi: sei concerti con debutto a Torino il 20 giugno e una canzone («Lo stadio») scritta per l’occasione. «Volevo sdrammatizzare un momento di nervosismo positivo. Il mestiere di cantante è bello, ma spesso ripetitivo. Lo stadio mi costringe a mettermi in gioco e fare una cosa che non avevo mai fatto», confessa. E ancora: «In passato non mi sentivo pronto. Pensavo fossero spazi aperti solo alle grandi rockband. Poi mi sono convinto e ho iniziato a spiare gli altri: ho visto Ligabue sicuro e lineare, ho visto Jovanotti altrettanto sicuro ma dinamico... Io non so fare né Liga né Lorenzo e questo inizialmente mi ha messo in crisi. Ma la crisi, la controversia, mi portano sempre alla pace. So che questo sarà il mio concerto».