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 2014  novembre 25 Martedì calendario

Breve storia della società delle nazioni

Si parla tanto di Onu, della sua dubbia utilità e della sua azione diplomatico-militare nei numerosi conflitti sparsi per il mondo. Poco sappiamo dell’istituzione che l’ha preceduta: la Società delle Nazioni. Fu soltanto lo scoppio della Seconda guerra mondiale a decretarne lo scioglimento e per quale ragione gli Stati Uniti non ne facevano parte ?
Andrea Sillioni

Caro Sillioni,
Rispondo anzitutto alla seconda parte della sua domanda. L’assenza degli Stati Uniti fu un tragicomico paradosso. L’idea di una grande organizzazione per la pacifica soluzione delle controversie internazionali era nata negli ambienti intellettuali europei, soprattutto francesi, ma fu sin dal 1916 il cavallo di battaglia del presidente degli Stati Uniti e divenne il quattordicesimo punto dell’appello lanciato ai popoli con il suo discorso del gennaio 1918. Woodrow Wilson volle che il patto per la creazione della Società delle Nazioni (chiamata anche Lega) fosse parte integrante del Trattati di pace, presiedette la Commissione istituita per la redazione del testo, propose d’intesa con la Gran Bretagna il progetto che sarebbe stato approvato, insistette perché il primo Segretario generale fosse un diplomatico britannico, Eric Drummond. Sino alla fine del 1919 pochi in Europa dubitavano che gli Stati uniti avrebbero fatto parte della Società delle Nazioni e sarebbero stati uno dei suoi membri più influenti.
Ma occorreva anzitutto che il Trattato di pace, come è previsto dalla Costituzione americana, venisse ratificato dai due terzi del Senato. Wilson poteva contare sui senatori del partito democratico, ma i repubblicani erano generalmente isolazionisti e poco inclini ad accettare una organizzazione internazionale che avrebbe legato i destini degli Stati Uniti a quelli dell’Europa. Avrebbero votato la ratifica, forse, se Wilson avesse accettato qualche emendamento, ma il presidente voleva imporre la sua linea e attraversò il Paese per una campagna di discorsi con cui sperava di mobilitare l’opinione in suo favore. Si ammalò, dovette rinunciare a qualsiasi intervento pubblico e non poté impedire che all’ultimo voto, il 19 marzo 1920, mancassero, per raggiungere i due terzi, sette senatori.
Al fonte battesimale della Società delle Nazioni, caro Sillioni, vi furono pochi amici, molti scettici e un gruppo di temibili nemici. In ultima analisi la Società fu travolta dal boicottaggio degli Stati che si consideravano ingiustamente puniti dai trattati di Versailles o vedevano nell’organizzazione di Ginevra un ostacolo ai loro disegni. Dei quattro membri permanenti del Consiglio, due (Giappone e Italia) lasciarono l’organizzazione, rispettivamente, nel 1932 e nel 1937. La Germania uscì dall’Assemblea nel 1933 e l’Unione Sovietica ne fu espulsa il 14 dicembre 1939, dopo l’invasione della Finlandia e delle Repubbliche baltiche.
Quest’ultimo sussulto di una organizzazione ormai moribonda fece di Stalin uno dei suoi maggiori nemici. Terminata la guerra, il leader si oppose alla rinascita della Lega e negoziò con Roosevelt e Churchill, a Yalta, la nascita di una nuova Società, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Per il rispetto della forma la Società nata a Versailles fu dissolta nel corso di un’ultima riunione a Ginevra il 12 aprile 1946 con la presenza di 34 soci. Un vecchio paladino della Lega, Lord Robert Cecil, constatò il decesso con un breve discorso che si concluse con queste parole: «La Lega è morta, lunga vita alle Nazioni Unite».