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 2014  novembre 06 Giovedì calendario

La Bce si spacca sugli acquisti di bond. Il Quantitative Easing in stile Fed è osteggiato dalla Bundesbank (e non solo). Oggi la riunione a Francoforte: non sono attese decisioni, si valuterà l’effetto delle iniziative già avviate da Draghi

Se l’attenzione delle ultime ore si è concentrata soprattutto sulle divergenze all’interno del consiglio direttivo della Banca centrale europea, la riunione di oggi dovrà occuparsi della situazione dell’economia dell’eurozona, che non ha certo dato segnali di miglioramento nell’ultimo mese. La Bce sceglierà tuttavia con ogni probabilità di restare ferma, almeno per questo mese.
E ricorderà che le misure annunciate negli ultimi mesi sono ancora in via di attuazione e in attesa del nuovo quadro macroeconomico che uscirà dalla previsioni dello staff di dicembre e che delineerà inevitabilmente un peggioramento rispetto a quelle di settembre.
Toccherà al presidente, Mario Draghi, spiegare le ragioni della linea attendista, senza deludere del tutto le aspettative di quanti sui mercati continuano a ritenere che la Bce sarà costretta in tempi non lunghissimi dall’evoluzione dei dati economici a varare altre misure. L’acquisto di titoli pubblici, per quanto controverso, resta un tema all’ordine del giorno, ma certo non per la sua possibile adozione oggi e molto probabilmente neanche a dicembre. Anche se Draghi dovrebbe ribadire che il consiglio «è pronto a prendere ulteriori misure non convenzionali, se necessario».
La riunione odierna sarà comunque storica. È l’ultima volta infatti che il presidente della Bce terrà la conferenza stampa mensile nell’edificio dell’Eurotower, nella sala dove prima di Draghi si sono esibiti Wim Duisenberg e Jean-Claude Trichet. Il trasloco della Bce nelle nuove torri nell’Ostend di Francoforte è già in corso e, prima del meeting di dicembre, tutto dovrebbe essere a punto nella nuova sede per il confronto di Draghi con i giornalisti.
Intanto, la Bce valuterà l’avvio dei programmi di acquisti di titoli privati (covered bond e Abs, quest’ultimo in partenza entro fine mese) e le Tltro, le operazioni di finanziamento alle banche mirate alla concessione di prestiti all’economia reale, scattate al rallentatore nella prima asta, con la seconda prevista l’11 dicembre. L’ipotesi avanzata sui mercati che la Bce possa ammorbidire i termini delle Tltro non ha finora trovato conferma. Ci sarebbero invece maggiori chance che si possa aggiungere una terza gamba agli acquisti di titoli provati, con operazioni sulle obbligazioni societarie. Anche queste però non sarebbero varate prima del consiglio di dicembre. L’attesa che Draghi possa comunicare dettagli, e soprattutto cifre, sull’espansione del proprio bilancio che la Bce intende ottenere con la somma di Tltro, covered bond e Abs, potrebbe essere vanificata proprio dalle polemiche di questi giorni: secondo l’agenzia Reuters alcuni membri del consiglio non avrebbero gradito che il presidente abbia indicato seppure genericamente («i livelli del 2012», un valore riconducibile fra 750 e mille miliardi di euro) il volume desiderato per l’espansione del bilancio, quando questo non era stato concordato.
Il faro della Bce naturalmente è l’inflazione, che, nonostante un marginale rialzo a 0,4% questo mese, più che altro per ragioni statistiche, resta lontanissima dall’obiettivo di avvicinarsi al 2%, e ha accusato anzi una flessione a 0,7% nella sua misura depurata dai prezzi di energia e alimentari. Anche gli ultimi dati di ieri, l’indice Pmi sull’attività delle imprese e le vendite al dettaglio, segnalano un perdurare delle debolezza dell’economia nel quarto trimestre. C’è stata invece una pausa nel calo delle aspettative d’inflazione, che, nella misura di medio periodo più seguita dalla Bce (5y5y cioè l’inflazione da qui a 5 anni e per i 5 successivi), sono oggi risalite di circa 10 punti base rispetto ai minimi recenti e sono rimaste stabili nelle ultime due settimane. Sono tuttavia ancora al di sotto del valore dell’ultima riunione di consiglio e ben al di sotto del 2%.
Il cambio dell’euro è debole, il che è visto con favore dalla Bce per la sua azione di aiuto alla crescita e di reflazione, ma la massiccia dose di stimolo monetario intrapresa dalla Banca del Giappone sta facendo scivolare lo yen e può quindi frenare il deprezzamento della moneta unica.