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 2014  novembre 06 Giovedì calendario

In Giappone il governo offre case ai giovani che aiutano i vecchi. Una scelta necessaria per il Paese con il più alto tasso di anziani al mondo: entro il 2035 un terzo della popolazione avrà più di 65 anni. Alcune città offrono abitazioni anche ai ragazzi che rianimano i quartieri con bar e locali

Akihito Nishimuta, quarto anno di ingegneria a Tokyo, ha scelto di vivere a Hongo. È uno dei quartieri più invecchiati della capitale: otto residenti su dieci hanno più di 65 anni. Scomparsi bambini, giovani e famiglie. Non c’è un asilo, chiuso l’ultimo cinema. Sale l’oscurità e le strade sono il deserto. La cooperativa che gestisce il palazzo ha fatto ad Akihito una proposta impossibile da rifiutare: 30mila yen al mese per una stanza, sei tatami e bagno, servizi in comune con gli altri inquilini. Per il mercato, sarebbe un affitto da 50mila yen. In cambio dello sconto, lo studente ha preso un impegno: nel tempo libero deve frequentare locali e circoli della zona, parlare e scherzare con gli anziani che incontra. Nel fine settimana consegna un po’ di spese a chi non riesce a muoversi e anima le feste dei vicini.
A Hongo i ragazzi come lui sono centinaia e un quartiere destinato allo svuotamento ha risolto due emergenze: i vecchi hanno qualcuno che li aiuta, i giovani possono permettersi un alloggio non troppo lontano dall’università. In Giappone il “modello Hongo” è un clamoroso successo. Migliaia di piccoli villaggi, rioni cittadini degli anni Settanta e zone metropolitane condannate a trasformarsi in cronicari, tornano a vivere grazie alle “case per volontari”. Governo e privati offrono appartamenti a studenti e “under 30” che pagano il canone in ore di volontariato.
A Osaka, in due quartieri con quasi un milione di abitanti, quest’anno sono nati meno di 200 bambini. Per le giovani coppie che accettano di diventare residenti, lo sconto-casa arriva al 70%, purché lui entri nei vigili del fuoco volontari e lei curi le aiole della via in cui abita. Nei paesi rurali dell’interno e nelle zone di montagna a non più di un’ora da fabbriche, uffici e atenei, i sindaci garantiscono ai giovani sistemazioni quasi gratis. Quando non hanno impegni, gli ospiti aggiustano ciò che si rompe negli spazi pubblici, puliscono, cucinano per gli anziani e spiegano i piani anti-terremoto. La domanda più frequente è però anche la più semplice: il Paese più invecchiato del mondo chiede ai rari ragazzi che ha di fare ciò che sono, ossia i giovani, ma di esercitare la gioventù nei luoghi dove si ammassa solo terza età. Problema esplosivo. Crollo della natalità e assenza di immigrazione hanno spinto il Giappone oltre la soglia dell’insostenibilità demografica. Perde un milione di abitanti all’anno: entro il 2035 conterà 87 milioni di abitanti, rispetto ai 128 milioni del 2008, e un terzo dei giapponesi avrà più di 65 anni, primato senza precedenti. La popolazione sotto i 14 anni è al 12%, per ogni donna nasce in media un solo bambino, un cinquantenne su tre è single e l’attesa di vita è di 83,5 anni, la più alta del pianeta. «Se chi è attivo non si fa carico di una serie di servizi – dice il sociologo Akio Sumitami – la nazione collassa». Il popolo degli anziani soli e dei figli unici, con il piano “case per volontari” ha risolto altri due problemi: milioni di alloggi vuoti per la morte dei proprietari e altrettanti giovani che non possono permettersi un affitto. Kobe e Akashi hanno spinto il modello all’estremo: stanze in offerta per ragazzi che “rianimano la città”. Devono organizzare concerti e barbecue, gestire palestre, tenere aperti cinema, biblioteche e bar. Sono i nuovi animatori di quartiere della super-potenza con i capelli bianchi: e i giapponesi, questa volta, non sono turisti.