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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

Nel nuovo libro di Bruno Vespa Francesca Pascale racconta come ha conquistato il cuore di Berlusconi: «Ero ancora ragazzina quando mi sono messa in testa di conoscere Silvio. Ho iniziato ad amarlo in maniera ossessiva. Al primo incontro lo guardai come una deficiente: “Presidente, lei è bellissimo”. Lui mi sorrise: “Ti senti bene?”»

Dopo tutto, sebbene in forme diverse, sono entrambi innamorati di lui. Dunque non stupisce la dichiarazione che Francesca Pascale ha rilasciato a Bruno Vespa: «In privato lo chiamo amore o B.». Capito? Chiama Silvio, il suo fidanzato, «B.». Proprio come Marco Travaglio. Forse è per questo che il Cavaliere non è entusiasta: «A lui B. non piace, quindi da un po’ lo chiamo solo amore. In pubblico, presidente».
Le confessioni a cuore spalancato sono tratte da Italiani Voltagabbana, il nuovo libro di Vespa in uscita domani. Francesca si lascia andare a racconti intimi sul suo rapporto affettivo con Berlusconi e mostra un lato di sé inedito. Il settimanale Oggi, infatti, ha pubblicato una sua foto in versione biker. La Pascale appare inguainata in un giubbotto di pelle, a cavallo della sua moto nuova di pacca: una Harley Davidson Seventy-Two. E l’immagine tenerona di lei che coccola il batuffolo Dudù svanisce in un turbine di cuoio e cilindri. «Ho sempre avuto questa passione», racconta. Ma contro il bolide a due ruote si sono espressi prima i genitori e poi Silvio: «Quando ho avuto i soldi, B. mi ha proibito di comprarla». E lei che ha fatto? Se n’è fregata. «Tengo la moto presso un concessionario Harley a Monza», dice. A guidarla le ha insegnato il pilota Alberto Ceccotti. Quando la usa, si cela al mondo: «Casco integrale, guanti, nessuno può riconoscermi». Come Uma Thurman in Kill Bill.
Del resto non si può dire che la ragazza non sia determinata: voleva Silvio, e se l’è preso. «Ero ancora una ragazzina quando mi sono messa in testa di conoscerlo», racconta. «Ho iniziato ad amarlo in maniera ossessiva. Piano piano cominciai ad avvicinarmi a Forza Italia». Beh, forse la similitudine con Travaglio non era del tutto sbagliata: sempre di ossessione si tratta, anche se di segno diverso. Con tutta probabilità, sia Francesca che Marco avevano il poster di Silvio in camera. Lui lo usava come bersaglio per le freccette, lei come deposito di baci. Poi, finalmente, il sogno divenne realtà. La Pascale scolpisce il momento nel marmo: «Il 5 ottobre 2006, alle 13.50, arrivò la grande occasione. Con altre quattro pazze di “Silvio ci manchi” eravamo a Roma, quando ci dissero che lui aveva una riunione al Duke Hotel dei Parioli. Ci precipitammo lì e arrivò lui: era davvero affascinante». La immaginiamo, Francesca, esaltato come una delle fan che assediavano i Duran Duran o i Take That. Solo che, in quel caso, il sex symbol era il Cavaliere.
Il primo incontro però non è stato proprio dei migliori, anche se la Pascale lo racconta come l’inizio di una splendida favola. La scena è più o meno questa. Lei, con gli occhioni lucidi e gonfi d’amore, si avvicina al suo eroe. «Lo guardai come una deficiente: “Presidente”, gli dissi, “lei è bellissimo”». A questo punto ci si immaginerebbe una scintilla, uno sguardo gravido di sentimento. Ma Silvio l’ha risolta a modo suo. «Lui sorrise», ricostruisce Francesca. Poi le chiese: «Ti senti bene?». Ma la baby Pascale non aveva alcuna intenzione di mollare l’osso: «Mi avvicinai di nuovo e con sfrontatezza gli chiesi: “Da azzurro ad azzurra, possiamo darci del tu?”. “Sì, certamente”, rispose lui. “Questo è il mio numero”, gli dissi, allungandogli un pezzo di carta». Ed è qui che il sogno diventa realtà, e si verifica il secondo contatto. Maldestro quasi quanto il primo. «Qualche giorno dopo, a mezzanotte», sorride la Pascale, «squilla il mio cellulare: “Pronto, chi sono?”. E io: “Dai Lello, non prendermi in giro...”». Cioè, quando finalmente il Cav chiama, lei lo scambia per tale Lello... Boh. Ma andò bene lo stesso: «Restammo al telefono per due ore filate». Chissà, forse erano pure intercettati. Il rapporto, col tempo, è proseguito: «Ogni tanto mi telefonava. Avevo impostato nella suoneria del cellulare il suo numero alla canzone di Gianna Nannini Sei nell’anima. Non l’avevo detto a nessuno. Solo mia madre aveva capito che dietro quella suoneria c’era Berlusconi. Gli dicevo: “Tra noi ci sono quasi cinquant’anni di differenza, è vero. Potrei esserti figlia e perfino nipote. Lo so che hai tantissime aspiranti fidanzate. Ma io sono innamorata di te, prima o poi tu ti innamorerai di me». Alla faccia della corte serrata. Eppure ha avuto successo. Lui, sulle prime, era restio: «Io ti voglio molto bene, ma mezzo secolo di differenza tra noi è insuperabile», diceva il Ca. E si sbagliava. Perché Francesca tenne duro: «Si accorgerà che nessun’altra può arrivare ad amarlo come lo amo io».
La Pascale ammette di aver partecipato alle «cene eleganti»: era gelosa di tutte le ragazze. Dice pure di essere amica di Noemi Letizia. Anzi, fu il Cav a parlargliene, proprio alla festa dei 18 anni: «Dopo la serata il presidente mi disse: “Vedrai che riusciranno a dire qualcosa di negativo sulla mia partecipazione al compleanno di questa Noemi. Avevo promesso di esserci e come al solito ho mantenuto la parola. Hai visto anche tu quanta gente c’era e quante foto ho fatto. Ma mi sa che ci monteranno sopra una storia…”». Parole sante.