Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

Il cigno, l’animale che mischia i due sessi. Parliamo di questo meraviglioso uccello, penetriamo nella biologia e nello stile di vita di una specie, da sempre simbolo di eleganza, modello di fedeltà coniugale. È proprio così?

Il lago dei cigni, balletto classico tra i più famosi sulle musiche di Ciajkovskij, è da anni messo in scena da Matthew Bourne in una versione rivoluzionaria: il corpo di ballo è tutto maschile. Entusiasti consensi da un lato, con aggettivi che ne esaltano l’audacia. Scalpore e scandalo dall’altro, per la tradizione violata e l’amore omosessuale fra il principe e il cigno. E allora parliamo di questo meraviglioso uccello, penetriamo nella biologia e nello stile di vita di una specie, da sempre simbolo di eleganza, modello di fedeltà coniugale. È proprio così?
La bellezza del cigno è indubbiamente sublime, ricorda la pura fierezza di un destriero. Un’aura che gli viene soprattutto da quel collo lungo, ripiegato ed elegante, percorso da una sottile collana di piccole vertebre (in media tra 20 e 30) che lo rendono appunto flessuoso e snodabile. E che gli regalano posture aggraziate come nelle parate nuziali quando, ad esempio, prima di accoppiarsi, i due partners nuotano appaiati, reclinano il collo tuffando il capo, insieme e ripetutamente, in acqua. E che rendono signorile persino il pasto, fatto principalmente di erbe e radici, strappati con forza con becco e mandibole, consumandone anche qualche chilo al giorno. Un’eleganza che di colpo muta in terrifica minaccia quando in ballo c’è la difesa del territorio, del nido e della prole. Il collo proteso, le piume rigonfie ad aumentare ulteriormente la già imponente mole accompagnano l’aggressività, manifesta soprattutto nei mesi primaverili.
Minacce, inseguimenti e anche veri attacchi sono sferrati non solo a conspecifici ma anche a oche, anatre e, non di rado anche a persone che si avvicinano al nido. Sono noti attacchi a canoe e kajak. Colpiscono con la giuntura carpale dell’ala e possono ferire anche seriamente. È il maschio soprattutto a farsi avanti, ma la difesa della prole riguarda la coppia.
Perché, è noto, il cigno vive in coppia, la stessa per tutta la vita. È monogamo e tutto di lui lo dice: non c’è alcun dimorfismo sessuale, cioè mancano caratteri distintivi fra i sessi, come di regola accade nelle specie che formano coppie stabili, per la vita. Non servono effetti speciali, come ad esempio al pavone con la sua ruota, quando hai garantito per la vita il tuo partner al fianco. Il cigno è così: maschio e femmina non si distinguono. Ma merita davvero di essere simbolo di fedeltà coniugale?
Le ricerche dicono proprio il contrario. Sono fedifraghi i cigni. Lo dicono le analisi del Dna fatte da ricercatori che hanno rivelato nelle nidiate numerosi figli illegittimi, frutto di segreti convegni extraconiugali. Come si spiega? Certamente il patto monogamico è conveniente per allevare la prole, ma un pizzico di infedeltà fa bene ad entrambi e anche alla specie. La femmina, tradendo, mette al mondo una prole con una più ampia, salutare, variabilità genetica.
Il maschio accetta, diciamo così, il tradimento perché mentre la femmina è impegnata in segreti convegni amorosi, lui si intrattiene con quella di un altro, estendendo la diffusione dei propri geni. Sarà bene dunque lasciar perdere i simboli. Dovrebbe farlo forse anche lo spettatore più critico alle scelte di Bourne, rilassandosi e senza far caso tanto al sesso di chi danza, ma lasciandosi invece avvincere dalla bellezza dei corpi, dei costumi, della scenografia.