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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

Un tappo nelle fogne di Londra. Olio da frittura legato a salviettine umidificate ma anche a palle da tennis, assi di legno, indumenti intimi e altra roba gettata negli scarichi dei lavandini e nei wc hanno creato una massa lunga come un Boeing 747, circa 80 metri

Una massa di grasso, salviettine umidificate e altra roba gettata negli scarichi dei lavandini e nei wc: un blocco lungo come un Boeing 747, circa 80 metri. L’ha rimossa a settembre Thames Water, la società che gestisce acquedotti e fognature a Londra, sotto Shepherd’s Bush Road, nella zona ovest della capitale britannica. La mostruosità è stata battezzata «fatberg»: un iceberg di grasso. Decisivo per formare l’orrido ammasso, l’olio da frittura che dai fast food e dalle abitazioni finisce nelle fogne. Al grasso, però, si sono legate le resistenti salviettine che non si disfano in acqua e non dovrebbero finire negli scarichi, al pari di indumenti intimi, palle da tennis e assi di legno, anche loro tra gli habitué delle fogne di Londra. La rimozione del terribile bolo ha evitato che le case e gli uffici finissero inondati dalle acque nere che sarebbero ben presto sgorgate dagli scarichi di tutto il quartiere.
La massa, un «immenso e solido blocco» fatto a pezzi con potenti getti d’acqua, rivaleggia con il «fatberg più grande di sempre» rimosso nell’agosto 2013 dalle fognature di Kingston upon Thames a Southwest London, grande come uno dei classici bus rossi a due piani. Certo meno lungo di un Jumbo Jet, ma pesante ben 15 tonnellate.
«Abbiamo 108mila chilometri di fognature, il che fa un sacco di tubi da tener puliti – spiegano a Thames Water – spendiamo 12 milioni di sterline l’anno (oltre 15 milioni di euro, ndr) per rimuovere le ostruzioni, la maggior parte delle quali si forma perché la gente butta grassi da cucina negli scarichi e salviette umidificate nei wc». I grassi «scendono negli scarichi con facilità, ma quando incontrano le fognature, più fredde, si rapprendono formando disgustosi 
fatberg
che bloccano le tubature», lamentano da Londra.

Ma ci sono dei leviatani di grasso nelle fogne italiane? Sembra di no, ma a quanto pare quel che si trova rappresenta un po’ l’anima del Belpaese.
«Ammassi di grasso? Capita, ma piccole situazioni che non raggiungono quelle dimensioni», fanno sapere a Metropolitana Milanese, l’azienda che si occupa delle fognature meneghine. Ne sono stati trovati qualche anno fa in prossimità di grandi catene di fast-food, che evidentemente gettavano olii negli scarichi. «Abbiamo inviato segnalazioni – dicono – e fatto sì che ciò non si ripetesse». Una delle criticità maggiori, probabilmente una particolarità di Milano, è la presenza di materiale cementizio negli scarichi: «In città ci sono tanti cantieri, e purtroppo spesso troviamo bentonite proveniente dai cantieri sotterranei, o cemento da quelli di superficie, sversati negli scarichi».
La rete di Roma gestita da Acea, l’Azienda Comunale elettricità e acque, invece, ha mai prodotto un fatberg capitolino? «Situazioni come quella no, è un caso particolare», spiegano dall’azienda, ma che i grassi si ammassino nelle tubature «è una cosa che normalmente avviene. È quasi inevitabile». Pulendo regolarmente non si rischia, ma «succede più spesso nei tubi più piccoli e nelle zone ricche di ristoranti»; perché all’origine degli ammassi «c’è anche la materia grassa nell’acqua di lavaggio di piatti e pentole, che una volta nelle fogne si separa e solidifica». Il problema di Roma, semmai, «più che le salviette sono i preservativi: si ammassano sulle griglie dei depuratori insieme a cotton fioc ed altri oggetti grossolani», e tocca rimuoverli.

Neanche a Torino sono stati avvistati fatberg paragonabili al mostro di Londra. «Una roba del genere vuol dire che non si sono mai accorti di quel che si stava creando», rassicurano dalla Società metropolitana acque Torino, la Smat. «Il fenomeno si presenterebbe anche da noi se non si pulisse»; ma la differenza sostanziale è che a Torino e nel resto d’Italia per cucinare si usa l’olio. «In Gran Bretagna – spuiega la Smat – adoperano molto di più i grassi, specialmente animali; oppure burro e margarine che raffreddandosi nelle tubature si solidificano, aderendo alle pareti e diminuendo la capacità di scorrimento». Un dato che emerge dai confronti sui benchmark con i nostri colleghi in Gran Bretagna o in Germania, dove c’è un’indiscutibile evidenza dell’apporto dei grassi animali, in relazione alle variazioni di temperatura. È un problema che noi italiani non abbiamo». Anche a Torino, però, c’è un problema salviette umidificate, che non dovrebbero essere mai gettate nel water. 
Insomma, sembrerebbe che dalla dieta mediterranea arrivino vantaggi sia per le arterie che per le fognature, limitando ammassi di grasso nel primo caso responsabili dell’arteriosclerosi, nel secondo di perniciose ostruzioni. Certo è che le fogne rivelano abitudini e segreti di una città: «da quel che arriva – concludono alla Smat – capiamo usi e costumi dei torinesi: sia la loro attività sessuale», per i soliti preservativi che finiscono dove non dovrebbero, che l’uso di droga. Attraverso i metaboliti rinvenuti nelle acque dei depuratori, si sa, si sono stimati i consumi di sostanze stupefacenti in città. Consumi impressionanti.