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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

Quei film italiani spariti dalla circolazione perché non si sa di chi siano i diritti. Capolavori di Bertolucci, Ferreri, Taviani, De Sica che non si trovano in Dvd, colpa di una ragnatela di società

Film come La strategia del ragno e La tragedia di un uomo ridicolo, ovvero due importanti opere di Bernardo Bertolucci non sono mai stati pubblicati in dvd. Così come molti altri titoli prestigiosi e alcuni capolavori del cinema italiano: Processo alla città di Zampa; L’ultima donna di Ferreri; L’estate violenta di Zurlini; Le coppie, firmato da De Sica, Monicelli e Sordi; San Michele aveva un gallo dei Taviani. Un pezzo di storia del nostro cinema letteralmente scomparso. Perché? Per una pura questione burocratica, la difficoltà di rintracciare che ne detiene i diritti.
«La strategia del ragno – ricorda Bertolucci – fu prodotto da mio cugino Giovanni Bertolucci e da me, con l’intervento della Rai. Alla scadenza dei diritti Rai, il film fu acquistato da una società poi fallita e chi ne sia ora il proprietario lo ignoro. Della Tragedia di un uomo ridicolo possiedo io un dvd ma perché a suo tempo chiesi alla Technicolor, che deteneva i materiali stampa, di realizzarmene uno per un consumo privato. Non sono un regista che considera i propri film dei feticci o delle reliquie e tuttavia sarei felice che anche le nuove generazioni potessero conoscere il mio lavoro del passato e non solo quello del presente».
La ragnatela di società che nel corso dei decenni si passa i diritti di un film non è un caso raro in Italia. «Da alcuni mesi – racconta Luciana Migliavacca, presidente di Mustang Entertainment – sto cercando di editare Il caso Mattei di Rosi: sembra che il film sia della Paramount per tutto il mondo ma la cosa non è affatto chiara. Per Il minestrone di Citti non si sa dove siano finiti i diritti. Alfredo Alfredo di Germi è per metà di proprietà della figlia del regista, che, per consentirne la pubblicazione in home video, chiede una cifra spropositata, rendendo di fatto il film invisibile. Sono molto fiera di aver da poco potuto pubblicare un film profetico come Todo Modo di Petri, ma la ricerca dei diritti è stata complicatissima: pensi che appartenevano a un tizio in Macedonia».
Il fatto è che spesso le aziende produttrici nascono e scompaiono con rapidità impressionante, i film finiscono in mano a curatori fallimentari, passano di società in società, vengono acquisiti da eredi, che spesso neppure sanno di esserne diventati i legittimi proprietari e la complicata ricerca degli aventi diritto scoraggia i distributori. «Presso la Siae – fa notare l’avvocato Alessio Lazzareschi, esperto di diritto cinematografico – esiste un pubblico registro cinematografico dove l’iniziale proprietà del film deve essere denunciata, ma la trascrizione dei successivi passaggi non è obbligatoria e quasi mai viene comunicata. Senza contare che spesso vengono ceduti diritti conflittuali fra loro». Ma il problema non è soltanto italiano, al punto che l’Unione Europea ha messo a punto una direttiva per i film “orfani”, ovvero le opere i cui titolari sono sconosciuti o introvabili, allo scopo di consentirne una diffusione che garantisca la divulgazione di arte e cultura. «In prospettiva – spiega l’avvocato Paolo Marzano, presidente del Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore presso il Ministero dei Beni Culturali – l’idea è quella di creare un vero e proprio catalogo europeo dei film orfani». Al momento elenchi precisi in questo senso esistono solo in Germania, Ungheria e Lituania.
Ma, secondo Luciana Migliavacca, «la pubblicazione di film d’autore di venti o trent’anni fa non produce grandi guadagni, a volte se ne vendono solo qualche centinaio di copie, tutto nasce solo per volontà, passione ed amore. La mia proposta è quella di consentire la pubblicazione dei film dispersi, affidando al Ministero dei Beni Culturali o alla Siae di stabilire l’entità delle royalties da depositare, a disposizione dei eventuali aventi diritto che dimostrassero di possedere effettivamente i requisiti richiesti». Proposta condivisa anche da Roberto Cicutto, amministratore delegato dell’Istituto Luce, che in questi anni ha cercato di diffondere e far conoscere il patrimonio storico del cinema italiano. «Sarebbe l’unico modo – commenta Cicutto – per rimettere in circolazione film meritevoli».