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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

Dal dibattito sul Quantitative easing a Draghi, sempre più contestato per il suo stile di gestione troppo «segreto» e suoi metodi di comunicazione all’esterno «ondivaghi». E la cena dell’Eurotower, prevista per questa sera, non sarà proprio conviviale...

La cena di stasera alla Eurotower fra i consiglieri della Banca centrale europea rischia di essere tutt’altro che conviviale. Difficile immaginare un brindisi molto caloroso di congratulazioni a Mario Draghi per il suo terzo anniversario alla presidenza. Sullo sfondo, le divergenze all’interno del consiglio, formato dai sei membri del comitato esecutivo, basati a Francoforte, e dai governatori delle banche centrali dei 18 Paesi aderenti all’euro, su come far fronte a un’inflazione troppo bassa, sull’orlo della deflazione, e a una crescita stagnante.
Queste divergenze, sempre più alla luce del sole in seguito a un’abile regia di fughe di notizie, rendono ancor più problematico l’utilizzo dell’ultima grande arma a disposizione della Bce, l’acquisto di titoli pubblici, sulla quale lo stesso Draghi era riluttante, proprio per la consapevolezza della feroce opposizione che incontrerebbe, soprattutto in Germania. I prodromi di una guerra mediatica, cui se ne sommerebbero una politica e un’altra nelle aule della Corte costituzionale tedesca, e della quale il bersaglio principale è proprio Draghi, sono già iniziati.
Se infatti alla riunione di consiglio di domani non erano anticipate nuove misure, in attesa che facciano il loro corso, almeno parziale, quelle decise negli ultimi mesi, la vigilia è stata invece vivacizzata da un articolo dell’agenzia di stampa Reuters, secondo cui alcuni governatori di banche centrali nazionali intenderebbero confrontare questa sera Draghi, contestandogli uno stile di gestione troppo «segreto» e metodi di comunicazione all’esterno «ondivaghi» e sollecitandolo a maggior collegialità.
Al centro delle critiche, il riferimento di Draghi in conferenza stampa all’obiettivo di riportare il bilancio della Bce ai livelli del 2012, un’espansione fino a mille miliardi di euro, che in consiglio non sarebbe stata concordata. Si tratta del secondo articolo su questa falsariga della Reuters nel giro di dieci giorni: il precedente, imperniato sull’opposizione tedesca alle mosse di Draghi, aveva costretto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, a una pubblica dichiarazione di appoggio al presidente della Bce, ma anche a un’esortazione in privato a Draghi e al presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a ricomporre i propri dissensi, ma soprattutto a evitare aperti contrasti.
L’intervento della signora Merkel non è casuale. Anche in occasione dell’altro grande scontro fra Draghi e Weidmann, due anni fa sul piano Omt, che dava corpo alla frase del presidente della Bce sull’intenzione di fare «tutto il necessario» per salvare l’euro, il cancelliere si era immediatamente pronunciato a copertura della posizione di Draghi. Ieri, ha detto ancora una volta che «Draghi ha ragione», nel sostenere che la politica monetaria non può fare tutto: una dichiarazione che può essere interpretata da un lato come un “endorsement” del suggerimento del banchiere centrale italiano a combinare politica monetaria, fiscale e riforme strutturali per uscire dalla crisi, dall’altro come un velato ammonimento a non spingersi troppo in là.
Merkel è consapevole che un piano di acquisti di titoli pubblici, come il Quantitative easing (Qe) realizzato dalle altre grandi banche centrali, è inaccettabile all’opinione pubblica tedesca e a buona parte del suo stesso partito, oltre tutto sotto la pressione dell’avanzata degli anti-euro di Alternative fuer Deutschland.
L’adozione del Qe (che, secondo Reuters, incontrerebbe l’opposizione dei governatori di Germania, Olanda, Lussemburgo, Estonia e Lettonia, oltre che di due membri del comitato esecutivo, la tedesca Sabine Lautenschlaeger e il lussemburghese Yves Mersch) non è all’immediato ordine del giorno, dato appunto che le misure varate negli ultimi mesi sono ancora in via di applicazione e che solo a dicembre lo staff della Bce rivedrà (al ribasso) le stime su crescita e inflazione nell’eurozona, ma si avvicina, soprattutto se l’inflazione continuerà a restare pericolosamente vicina allo 0 e l’economia non darà segni di ripresa di qualche vigore. Gli ultimi mesi hanno visto tra l’altro un peggioramento dell’economia tedesca, che ha costretto la Bundesbank a tagliare le proprie previsioni.
Al legittimo dibattito sul merito del Qe, si è aggiunta ora la personalizzazione delle critiche allo “stile Draghi”.