Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

L’editto del Califfato che stabilisce i prezzi dei bambini schiavi e delle donne schiave nelle mani dell’Isis: il prezzo più alto su questo mercato di Mosul resta quello per i bimbi (maschi e femmine) compresi tra il primo anno d’età e i nove: 200 mila dinari iracheni, pari a circa 115 euro

Il prezzo più alto sul mercato degli schiavi di Mosul resta quello per i bambini (maschi e femmine) compresi tra il primo anno d’età e i nove: 200 mila dinari iracheni, pari a circa 115 euro. Sono in stragrande maggioranza yazidi, ma viene segnalato anche qualche cristiano. Sembra che siano stati catturati durante le grandi offensive dello Stato islamico (noto come Isis) nel centro-nord Iracheno dai primi di giugno e fine agosto.
Per le donne le somme cambiano in proporzione all’età. Quelle comprese tra i 10 e 20 anni non possono essere vendute per meno di 150 mila dinari. Tra i 20 e 30 la cifra scende a 100 mila. Tra i 30 e 40 si abbassa sino a 75 mila. Oltre i 40 e sino a 50 il valore è di almeno 50 mila.
L’editto è stato promulgato dal «Califfato» il 20 ottobre 2014, lo riprendono i media di Bagdad e tra i funzionari Onu in Iraq desta gravi preoccupazioni. Il riferimento ai bambini rimanda alla recente accusa di Human Rights Watch per cui Isis avrebbe metodicamente torturato circa 150 minorenni curdi catturati in maggio attorno alla cittadina assediata di Kobane. L’editto specifica con tono rammaricato che il «prezzo delle donne e dei prigionieri è notevolmente calato» negli ultimi tempi, causando «effetti negativi» sulle finanze dello Stato islamico. I motivi sono evidenti.
La guerra costa. E, ora che i raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti hanno danneggiato i pozzi petroliferi controllati dall’Isis in Siria, è ovvio che il traffico di esseri umani assurga a fonte di approvvigionamento importante per le sue casse. Da qui la necessità di alzare le quotazioni. Vi si rileva anche il tentativo di un controllo più serrato sulla popolazione. In altri decreti resi noti da Isis negli ultimi tre giorni, studenti e pubblici ufficiali sono obbligati a indossare lunghi caffetani in stile afghano. Inoltre tutte le abitazioni abbandonate vengono requisite. Ogni matrimonio va contratto presso le autorità Isis. Gli imam disposti a celebrare le nozze in privato saranno uccisi. E le feste per gli sposi non possono costare più di mezzo milione di dinari: i contravventori rischiano 30 frustate.