Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 04 Martedì calendario

Amazon Italia, «aiutiamo i piccoli editori» ma non ci sono solo libri anche elettronica e vestiti

Sono passati quattro anni da quel primo click sul tasto «compra» che ha cambiato il nostro modo di fare shopping. Alla mezzanotte di una sera di novembre 2010, dopo aver rivoluzionato mezzo mondo, Amazon ha aperto la propria saracinesca virtuale anche in Italia. Pochi minuti ed ecco il primo acquisto: una stampante Canon comprata da un cliente torinese. Da allora, anche un Paese refrattario alla carta di credito si è lasciato conquistare dall’e-commerce. Nonostante la crisi, il commercio elettronico viaggia sempre con il segno più e quest’anno, secondo le stime, avrà un valore complessivo di 15 miliardi di euro. Poco rispetto al resto d’Europa, ma in costante aumento. Ed è la vendita di prodotti (libri, elettronica, vestiti) a trascinare la corsa: vale 6 miliardi e il trend punta sempre verso l’alto.

«È una crescita forte a cui abbiamo contribuito, permettendo a questo settore di registrare più che un raddoppio negli ultimi tre anni», commenta Martin Angioni, il numero uno di Amazon in Italia. «Contribuire» è però un verbo che non rende l’idea. Anche in Italia, come negli Usa e poi in mezzo mondo, la società fondata da Jeff Bezos sta terremotando interi settori, dall’editoria all’elettronica, con la consueta coda di accuse che i colossi del mondo digitale si tirano addosso in quest’epoca di disruption, di sconvolgimento di equilibri e modelli di business. Ma è in casa di Amazon che occorre andare per capire come evolve il rapporto tra gli italiani e i loro acquisti.
Angioni, siamo considerati un Paese refrattario alla carta di credito e con l’handicap delle consegne difficili. È cambiato qualcosa?
«All’inizio dell’avventura di Amazon in Italia avevamo in effetti tre preoccupazioni: il pagamento, le consegne e la banda larga. Tutto questo non ha frenato però il nostro cammino, con una crescita che va ben oltre le aspettative».
Chi compra vuol sapere quando aspettarsi la merce. Quanto riuscite a rispettare i tempi di consegna?
«In questi quattro anni siamo migliorati molto. Oggi un quarto delle consegne, specialmente per i libri, le facciamo tra Milano e Roma, ma il resto è distribuito nei posti più remoti e in modo capillare. Riusciamo a consegnare a clienti che abitano a Linosa o a Fiera di Primiero in Trentino, il comune più piccolo d’Italia».
Cosa comprano gli italiani?
«Di tutto. Da noi trovano un grande sito generalista con 1,1 milioni di prodotti pronta consegna in magazzino. Un magazzino che fa parte di un network europeo in continuo movimento: giorno e notte ci sono camion di Amazon che si spostano lungo l’Europa per spostare i prodotti dove servono e consegnarli in tempo».
Siete nati come libreria e l’editoria resta il terreno per voi più caldo. Editori e autori vi accusano di puntare al monopolio e di mettere in difficoltà il settore. Come rispondete?
«Partiamo dai dati. Le rilevazioni ci dicono che siamo al terzo anno di calo dell’editoria. Dal 2011 ha perso circa il 20% del giro d’affari. Noi non siamo una minaccia per le case editrici e le catene di librerie. Al contrario, ci sono molti contributi che Amazon può dare ai libri».
Proviamo a sintetizzarli.
«Abbiamo 400 mila titoli italiani pronta consegna in magazzino, 130 mila stranieri e 90 mila ebook: cioè 620 mila titoli disponibili in 24 ore. Nessuno in Italia può garantire una scelta così. Abbiamo una piattaforma web con 9,6 milioni di visitatori unici al mese, sulla quale qualsiasi libreria italiana si può mettere a vendere senza chiederci niente. L’80% delle nostre vendite riguarda libri di cui si vendono meno di 20 copie: così aiutiamo i piccoli editori, sono i libri che non si trovano nelle librerie. Ancora: abbiamo una piattaforma di autopublishing che permette a chiunque di essere editore di se stesso e tenersi il 70% dei ricavi».
E la qualità? Far diventare il libro un oggetto autoprodotto non mina l’intero «ecosistema» su cui si basa la scoperta dei talenti editoriali?
«Gli editori continueranno a fare gli editori e a esprimere il loro giudizio su ciò che piace al pubblico. Amazon non vuol fare questa selezione, la fa il consumatore. Non siamo in competizione con le case editrici perché non facciamo i selezionatori. Siamo convinti che la somma di milioni di scelte valga più della scelta di un singolo».
Il mondo dell’editoria, da cui lei proviene, sa innovare?
«Diciamo che è un mondo che ha avuto una vita semplice finora. Adesso è decisivo rendere la vita più facile al cliente».