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 2014  novembre 04 Martedì calendario

Pantani, i reperti anatomici raccolti sul cadavere del Pirata nell’autopsia di 10 anni fa, non esistono più. Per risolvere il mistero non resta che riesumare la salma

Un altro tassello che poteva raccontare la verità sulla morte di Marco Pantani sparisce per sempre. Lo ha scoperto quasi per caso la procura di Rimini, ma quando ormai era troppo tardi: gli esami istopatologici, i reperti anatomici raccolti sul cadavere del Pirata nell’autopsia di 10 anni fa, non esistono più. Distrutti. E tra quei reperti distrutti, tra vetrini con lembi di pelle e tessuti conservati per oltre 10 anni, c’era quasi certamente anche il cuore di Marco, portato via dopo l’autopsia per evitarne il furto. La perizia medico legale affidata al professor Tagliaro dovrà dunque procedere senza questi elementi, potendo contare soltanto sugli atti processuali, i documenti video e fotografici prodotti durante l’indagine del 2004 e soprattutto sugli esami tossicologici. Anche per questo, adesso, la riesumazione del corpo diventa una ipotesi improvvisamente concreta. Ovviamente trovare o meno elementi, di qualsiasi tipo, che possano essere utili alla perizia dipenderà dalle condizioni della salma. Ma un tentativo potrebbe rivelarsi comunque necessario.Restano però singolari le circostanze che hanno portato la procura di Rimini a scoprire la dispersione del materiale. Quando il procuratore Giovagnoli ne ha fatto richiesta all’ufficio corpi di reato — sollecitato dal perito che aveva inserito nell’elenco di reperti da analizzare anche gli esami istopatologici — s’è sentito rispondere, in maniera informale, che i reperti erano stati distrutti la scorsa primavera, ad aprile, in seguito all’assoluzione in Cassazione di Fabio Carlino, l’ultimo degli indagati per la morte come conseguenza di altro reato del ciclista. «La distruzione dei reperti anatomici è cosa prevista dal codice di procedura penale quando il processo è terminato», specifica la Procura di Rimini, che comunque chiederà un parere sulla legittimità.Spesso reperti simili vengono conservati per anni, sfortunatamente invece la distruzione è avvenuta proprio in concomitanza con il lavoro incessante del legale della famiglia Pantani, l’avvocato De Rensis, per la riapertura del caso: già da settembre del 2013 l’avvocato aveva richiesto in carta bollata gli atti alla procura, e fino a ottobre dello stesso anno ha frequentato gli uffici (oltre dieci accessi) per recuperare i faldoni e studiarne le migliaia di pagine. Solo sei mesi dopo, e a distanza di 2 anni e mezzo dalla sentenza della Cassazione (del novembre 2011), i reperti sono stati distrutti dall’ufficio corpi di reato, dove erano stati consegnati dopo l’autopsia di Fortuni. Nessun abuso, ovviamente: ma certo dopo il residence «Le Rose», demolito e ricostruito ex-novo, il video della scientifica “tagliato” per due terzi, altri elementi potenzialmente utili spariscono per sempre. Quasi che la sorte volesse cancellare l’orrore di quella notte di San Valentino del 2004. Una maledizione che ha colpito anche un dvd: è il dischetto prodotto dal legale dalla famiglia con gli allegati alla denuncia presentata lo scorso luglio per omicidio volontario. Quando la procura di Rimini ha tentato di masterizzarlo per fornirne un duplicato al medico legale, il dvd si è smagnetizzato. Non ne fosse esistita una copia, anche quegli elementi sarebbero andati perduti.