Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

Salerno ripubblica la Commedia illustrata che nel 1926 sbancò Parigi. Un facsimile in 499 copie dell’edizione miniata del 1491. Quanto costerà?

Presso un torcoliere, Pietro Piasi Cremonese, noto come «Veronese», esce una Commedia con il commento di Cristoforo Landino. Non è una novità, anzi l’editio princeps della celebre interpretazione del poema di Dante era uscita a Firenze dieci anni prima. Ma un esemplare della veneziana, con postille manoscritte e figure miniate, avrà una storia particolare.
Per conoscerla occorre recarsi a Parigi, e partecipare a un’asta della Galleria Georges Petit che si tiene nel dicembre 1926. L’editore Hoepli di Milano si aggiudica il prezioso incunabolo, battendo francesi, tedeschi e altri italiani per una cifra che si aggira intorno ai 126 mila — altre fonti indicano 153 mila — franchi. Delle vicende del libro poco o nulla si conosce; si sa soltanto che era in possesso di una signora straniera dimorante in Italia e questa, lasciato il Belpaese, lo avrebbe portato con sé. Hoepli, comunque, lo comperò perché desiderava rimanesse tra i nostri beni, o meglio alla Braidense di Milano. Pietro Fedele, allora ministro della Pubblica istruzione, preferì destinarlo alla Casa di Dante in Roma, dove è ancora oggi. Il governo italiano avrebbe sborsato 160 mila lire per acquisirlo. Che allora era una bella sommetta.
Ora la casa editrice Salerno di Roma, onorando il 750° anniversario della nascita del sommo poeta (1265), che precede di sei anni il 700° dalla morte (1321), nel centenario della Casa di Dante in Roma (1914) realizza un facsimile in 499 copie, più 49 contrassegnate da numeri romani. È stato curato sin nei dettagli, con corredo di commentario, capitelli e tagli in colore, fregi e incisioni in oro a secco sul dorso conformi all’originale.
La presentazione dell’opera apre la stagione 2014-15 dei «Giovedì letterari» della Biblioteca Ambrosiana di Milano con interventi di Giuseppe Frasso e Maria Luisa Meneghetti. Sarà presente Enrico Malato, anima e cuore della « Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante », in corso presso la stessa editrice Salerno, la medesima che pubblica anche l’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi. Questo professore ha fatto del sommo poeta la sua ragione di vita e per ottenere ascolto dalle istituzioni — lente, sorde e a volte bolse — si sta battendo da decenni. Come un leone.
La presenza di Frasso è significativa. È lui, studioso che attende all’«Edizione per il centenario» di Petrarca dei Rerum vulgarium fragmenta , ad aver identificato in Antonio Grifo il postillatore di questo magnifico libro, che ora finalmente potrà essere più visibile. È partito da un incunabolo di Petrarca conservato a Brescia: in esso ha riconosciuto la medesima mano — e non quella del francescano Piero da Figino — del Dante romano.
Dunque Antonio Grifo: è probabilmente quello stesso che leggeva la Commedia alla corte di Ludovico il Moro a Milano; autore, tra l’altro, di un ricco canzoniere conservato in un manoscritto alla Marciana di Venezia. Il medesimo personaggio che, probabilmente, ebbe l’onore di indossare un costume disegnato da Leonardo: lo portò in occasione della parata organizzata per le nozze del Moro con Beatrice d’Este. Non è da escludere, nota ancora Frasso, che il postillatore sia anche colui che illustra i due incunaboli, il bresciano e il romano, con figure che si presentano molto più concrete per la Commedia che non per il meno facile da rappresentare Canzoniere .
Siamo dinanzi a uno degli esemplari più affascinanti del Dante illustrato. Le glosse sono di varia natura — spiegazioni, riassunti, qualche nota su vicende contingenti — e il Commentario reca un contributo per portare elementi di chiarificazione nelle numerose zone d’ombra che caratterizzano quest’opera. Certo, l’apparato figurativo, che non è esagerato definire strepitoso, è a sua volta un’esegesi attraverso le immagini dell’opera dantesca. Decorazione e postillatura, tra loro in rapporto dinamico, furono eseguite probabilmente per un omaggio a Galeazzo Sanseverino, capitano generale dell’esercito sforzesco e sposo nel 1496 di Bianca, figlia di Ludovico il Moro. Il Grifo giunge a Milano al suo seguito, retribuito con borsa generosa, nel gennaio 1491: momento in cui la corte degli Sforza è uno dei centri artistici e culturali più importanti d’Europa.