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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

Domenica conosceremo le pagelle delle banche europee dopo gli stress test della Bce. Ecco quali sono gli istituti che rischiano di più e cosa dovrà fare chi sarà bocciato da Francoforte

Allacciate le cinture: il giorno del giudizio è arrivato. Dopodomani, ore 12, verranno resi noti i risultati dell’esame sulla solidità di 130 istituti bancari europei, che rappresentano l’85% del credito erogato nell’Unione Europea. Uno scrutinio decisivo perché subito dopo, il 4 novembre, le banche promosse e ripulite (magari dopo una nuova iniezione di fondi) passeranno sotto la supervisione della Bce.
Anche per questo, come per ogni esame che si rispetti, alla vigilia degli scrutini si sono moltiplicate le «soffiate» e le previsioni sull’esito: c’è chi parla di 11 bocciati (Berenberg), chi di 12 (l’agenzia spagnola Jefe), chi di 18, come il colosso Usa Pimco. Ma c’è anche chi spegne la curiosità, come l’agenzia Fitch: «Buona parte delle bocciature - spiega gli analisti della società di rating - saranno puramente tecniche, perché riguardano situazioni già sanate in questi mesi». L’esame, infatti, è stato effettuato sui conti a fine 2013. Gli «studenti» insomma, hanno avuto quasi undici mesi di tempo per riparare. E c’è ancora modo di metter una toppa di qui a fine anno. Ma è lecito porsi la domanda chiave: saranno esami seri o prevarranno le raccomandazioni?
a)«Io mi auguro che sia un esame molto severo - risponde Philippe Bodereau, gestore di Pimco che amministra 4,3 miliardi di bond bancari - se così fosse, avrei molte occasioni per comprare banche in fallimento o per finanziare a buon prezzo nuovi aumenti di capitale. Ma temo che abbia prevalso la politica».
b)«Sono giudizi ingenerosi - replica Nicolas Veron del Peterson Institute - non è giusto ridurre l’operazione allo scrutinio finale. In questi mesi le banche hanno cambiato pelle». Le cifre gli danno ragione. A partire dalla metà del 2013 le banche europee hanno effettuato operazioni di rafforzamento patrimoniale per circa 203 miliardi: quasi 48 miliardi sotto forma di aumenti di capitale, il resto in cessioni, fusioni, risparmi di vario tipo. Le banche italiane, nei primi nove mesi di quest’anno, hanno effettuato aumenti per più di 10 miliardi di euro.
c)Grazie a questo sforzo, gli istituti di casa nostra possono guardare all’Aqr con una certa fiducia. Migliaia di funzionari, consulenti e dipendenti delle banche centrali hanno spulciato i conti a fine 2013 individuando le poste a rischio. Di riflesso è cominciata la caccia ai capitali, con rilevanti conseguenze anche sugli assetti azionari.
d)Più difficile una previsione sulla seconda parte dell’esame: gli stress test. L’obiettivo è capire se gli istituti siano così solidi da reggere l’impatto di una crisi molto grave, non meno violenta di quella del 2009 dopo il default di Lehman. Ma così si entra nel campo delle valutazioni soggettive. Anche per questo fino a ieri sono stati distribuiti solo «dati parziali e preliminari». I voti veri sono stati assegnati mercoledì e comunicati agli istituti solo ieri. Con l’obbligo del silenzio.
e)Per l’Italia nel mirino ci sarà quasi senz’altro Banca Monte Paschi, che ha già convocato il cda per adottare le misure necessarie per rientrare nei parametri. Bocciatura quasi certa anche per Carige. Per il Banco Popolare la situazione è più complessa: i conti, dopo una straordinaria operazione di pulizia, sono in regola. Ma, ammonisce lo stesso ad Pierfrancesco Saviotti, «nessuno conosce i criteri degli stress test»: se i giudici saranno severi, occorrerà uno sforzo in più. Eppure le banche italiane hanno già fatto molto: nel 2013 i crediti complessivi alla clientela, 1.213,9 miliardi in tutto, restano del 13,9% al di sotto del 2008 (1.409,1 miliardi), con minori finanziamenti all’economia per 195 miliardi.