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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

Vivere in 7 metri quadrati a Parigi. La battaglia di Elisabetta che ha denunciato chi le affittava in nero un tugurio per 400 euro al mese. Ora è la paladina degli studenti sfruttati

Elisabetta, come si vive in cinque metri quadrati?
«Abbiamo calcolato: sono sette metri quadrati, esattamente».
Comunque poco, o no?
«Sono una studentessa, alla mia età si è pronti a tutto. Ma non immaginavo di finire addirittura in una scatola, come una sardina».
Elisabetta Serughi, 21 anni, è arrivata a Parigi a settembre per frequentare una facoltà di architettura. Fa sorridere che proprio lei che sta imparando a progettare spazi e case, si è ritrovata a vivere in un tugurio, poi aggredita e insultata dal proprietario quando ha chiesto di avere una ricevuta. Ma non è l’unico caso nella capitale francese in cui la crisi degli alloggi provoca spesso abusi come quello di cui è rimasta vittima la studentessa italiana. L’anno scorso un cinquantenne aveva denunciato l’affitto di una piccionaia di 1,56 metri quadrati pagata 330 euro al mese.
Lei pagava 400 euro per questo anfratto?
«Ho sbagliato, ma ero disperata. Non trovavo niente e dovevo cominciare i corsi. La situazione degli affitti a Parigi è allucinante. Nessuno vuole affittare agli stranieri. Nonostante avessi la garanzia dei miei genitori a Bologna, non bastava. All’ennesimo rifiuto ho pensato che era meglio di niente».
Un letto e una piccola finestra. Nessun bagno?
«Il bagno è al piano di sotto. È un vecchio palazzo del quartiere Barbès, vicino Montmartre. La stanzetta è all’ultimo piano, sotto ai tetti. Erano le camere della servitù. Per entrare bisogna stendersi sulla schiena. So che può sembrare assurdo, ma ho altri amici che vivono così. Non abbiamo scelta».
Come ha trovato questa sistemazione?
«Spulciando su Internet. Nell’annuncio il canone era di 360 euro poi sono diventati 400 quando ho visitato la “casa”. Nonostante dal 2002 sia illegale affittare stanze sotto ai nove metri quadrati i proprietari continuano a farlo. C’è sempre qualche disperato pronto ad accettare. In realtà, sono stata ingenua. Ho scoperto quali erano i miei diritti qualche giorno fa».
Quando ha osato chiedere una ricevuta per il canone versato?
«Volevo fare un assegno ma il proprietario mi ha detto che accettava solo contanti. Il contratto d’affitto ovviamente non era previsto e non avrebbe potuto farmelo per ovvi motivi. Allora ho preteso almeno una ricevuta. Tre settimane dopo si è presentato con un certificato di ospitalità. Un pezzo di carta che non ha alcun valore».
E quindi ha deciso di andarsene?
«La sera, tornando dall’università, ho trovato il proprietario che stava buttando via tutta la mia roba. Mi ha aggredita, urlandomi “italiana di merda”. Ho provato a chiamare la polizia ma mi ha strappato il cellulare dalle mani. Alla fine sono riuscita a scappare e sono andata al commissariato».
Il proprietario è francese?
«Almeno così credo perché la polizia ha scoperto che usa un falso cognome. Comunque gira in decappottabile, non ha problemi di soldi. Penso abbia molte altre stanzette come la mia nel quartiere. Nello stesso palazzo ha un appartamento che affitta sempre a nero. È stato già denunciato per aggressione da altri inquilini».
Come paga l’affitto?
«Insegno italiano e faccio qualche ora di pulizie. Tutto ovviamente pagato in nero. È difficile capire che in Francia, a Parigi, certe cose funzionano come nel Terzo Mondo».
Dove dorme adesso?
«Sono rimasta nella mia “scatola” di Barbès perché così mi hanno consigliato gli avvocati del Dal, l’associazione francese per il diritto all’alloggio. Il proprietario è stato fermato dalla polizia e io dovrei essere in qualche modo protetta. Anche se spero di trovare al più presto un’altra casa. Stavolta una casa vera».
Vuole andarsene da Parigi?
«È qui che voglio studiare. E spero che questa mia vicenda serva ad aprire gli occhi dell’opinione pubblica. Molti pensano che solo gli immigrati siano discriminati nella ricerca di una casa. Invece anche io, cittadina europea, sono stata trattata come una sans papiers».
Ha deciso di diventare portavoce degli “studenti-sardine“?
«Sono stata ricevuta ieri (mercoledì, ndr.) dal ministro della Giustizia, insieme agli avvocati del Dal. Il mio caso ha in qualche modo risvegliato le coscienze. La legge esiste e prevede fino a tre anni di carcere e 30mila euro di multa per chi affitta stanze sotto ai nove metri quadrati. Il problema è far applicare la norma. Finora pochi proprietari sono stati condannati».