Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 16 Giovedì calendario

Ecco perché Londra vuole riconoscere la Palestina di Hamas: in Inghilterra ci sono più musulmani che ebrei. E i musulmani votano

Non è giunto come una sorpresa il voto di lunedì scorso del Parlamento britannico a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina. Un voto che non impegna il governo di David Cameron, ma che costituisce comunque un segnale politico. 
Non è una sorpresa per chi avesse assistito questa estate alle manifestazioni a Londra in solidarietà con la popolazione di Gaza. Hyde Park gremito all’inverosimile, le zone circostanti e le stazioni della metropolitana invase dalle bandiere palestinesi. Ma ciò che colpiva era la composizione «culturale» dei dimostranti: in piazza c’era sostanzialmente la comunità musulmana britannica. E non barbuti imam di periferia, bensì intere famigliole agghindate coi colori della Palestina. 
E proprio in quei giorni il sottosegretario agli Esteri, la baronessa Warsi, primo esponente musulmano nel governo, rassegnava le dimissioni in polemica con l’atteggiamento del gabinetto Cameron, ritenuto troppo schiacciato su Israele. 
Un segnale considerato allarmante dai giornali britannici. Che facevano notare come il premier Cameron, alienandosi le simpatie della comunità musulmana (il 5% della popolazione), rischiasse di giocarsi la rielezione. Un’osservazione che deve essere stata tenuta in conto, visto che i deputati conservatori lunedì hanno ricevuto libertà di voto. 
Lo stesso discorso può essere fatto per la Francia, dove pure le manifestazioni pro-palestinesi dell’estate hanno visto scendere un piazza una generazione di bobos musulmani, borghesi bohémien , più che emarginati delle banlieue . E il ministro degli Esteri di Parigi a fine agosto ha aperto alla possibilità di un riconoscimento della Palestina. 
La questione è univoca: più le società europee — e il loro elettorato — diventano multietniche, più assumono peso componenti culturali distanti dalla tradizionale solidarietà con Israele. Ed è inevitabile che le élite politiche finiscano per tenerne conto. 
Col rischio, per Israele, di un crescente isolamento internazionale.