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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

Tutto quello che c’è da sapere sul Jobs Act

Il governo incassa nella notte al Senato la fiducia sul Jobs Act con 165 «sì» contro 111 «no». Due gli astenuti. I senatori presenti erano 279; 278 i votanti. Una fiducia piena, dunque, anche se i senatori della minoranza del Pd annunciano battaglia alla Camera per modificare il testo.

 
L’articolo 18, la norma dello Statuto dei lavoratori, sarà riscritta nei decreti delegati del governo. La linea dell’esecutivo è stata illustrata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel testo che ha solo consegnato a Palazzo Madama non avendolo potuto leggere per la bagarre scatenata dai senatori del M5S. Sarà dunque tradotta in norme con i decreti che arriveranno nella prima metà del prossimo anno [Manio, Rep].
 
La norma che apre all’ennesimo ritocco dell’articolo 18 (il precedente risale a soli due anni fa) è quella sull’introduzione (non più eventuale come nella prima versione del decreto), «per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio» [Mania, Rep].
 
Per le nuovi assunzioni (primo lavoro o cambio d’azienda) si apre la strada al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (in relazione all’anzianità di servizio), che prevede quindi la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Le intenzioni dell’esecutivo, che poi saranno specificate nei decreti delegati, sono l’abolizione del reintegro per i licenziamenti economici (individuali, e forse anche collettivi). La tutela reale rimarrà pure per i licenziamenti discriminatori (mai stati in discussione perché sono tutelati direttamente dalla Costituzione). Mentre per quelli disciplinari, la reintegra scatterà solo nei casi gravi, tipizzati successivamente in sede delegata [Poletti S24].
 
Qualche ritocco dell’ultima ora è arrivato sul demansionamento, cioè la possibilità di assegnare al lavoratore mansioni inferiori rispetto alla categoria di appartenenza. L’operazione sarà possibile tenendo conto anche delle «condizioni di vita ed economiche del lavoratore». Ma, questa è l’aggiunta in extremis, i contratti nazionali o anche aziendali potranno prevedere «ulteriori ipotesi» [Salvia, Cds].
 
Il maxiemendamento conferma poi l’universalizzazione degli ammortizzatori: la nuova Aspi (l’assicurazione sociale per l’impiego, ndr) sarà estesa ai collaboratori con una sperimentazione «almeno biennale a risorse definite», e i trattamenti vengono rapportati alla storia contributiva del lavoratore («rapportando la durata dei trattamenti alla storia contributiva del lavoratore»). Scompare la cassa integrazione in caso di cessazione dell’attività dell’azienda o di un ramo, e l’erogazione sarà concessa solo nel caso in cui non sia possibile ridurre contrattualmente l’orario di lavoro. Restano in piedi i fondi bilaterali introdotti dalla Fornero (e criticati dalle imprese) [Poletti, S24 e Baroni, Sta]. Sulle risorse si specifica che gli «eventuali risparmi» che arriveranno dalla revisione della cassa integrazione potranno essere destinati ai nuovi ammortizzatori sociali (1,5 miliardi saranno stanziati nella prossima legge di stabilità) [Salvia, Cds e Mania, Rep].
 
Scrive Mania su Rep.:«Affiora, nel JobsAct, una sorta di cultura comunitaria dei rapporti tra capitale e lavoro e tra i lavoratori stessi con l’uso dei contratti di solidarietà non solo a scopo difensivo (evitare i licenziamenti) ma anche attivo, cioè fare leva sulla riduzione dell’orario di lavoro, come è già stato fatto in Germania, per aumentare l’occupazione» [Mania, Rep]. 
 
Ci sono anche misure per favorire la maternità per estendere le tutele a «tutte le categorie di donne lavoratrici». Quindi alle autonome e parasubordinate, anche quando i datori non pagano i contributi. Nei prossimi sei mesi dovrebbe arrivare anche un Tax credit per le lavoratrici con figli non autosufficienti [Iacometti, Lib]. In chiave solidaristica c’è anche la possibilità, che i lavoratori, come è già stato fatto in Francia, possano cedere parte delle proprie ferie a colleghi che ne abbiamo bisogno per accudire un figlio che richiede cure particolari [Salvia, Cds]
 
Si apre poi a un riordino complessivo degli incentivi alle assunzioni, all’autoimpiego e autoimprenditorialità e si istituisce l’Agenzia nazionale per l’occupazione che integrerà senza costi aggiuntivi per lo Stato i servizi ispettivi del ministero del Lavoro, dell’Inps e dell’Inail e si coordinerà con i servizi ispettivi delle Asl e delle agenzie regionali di protezione dell’ambiente  [Poletti, S24 e Baroni, Sta].
 
Inoltre, si rilancia il contratto di ricollocazione per aiutare l’intermediazione tra domanda e offerta (il centro per l’impiego o l’agenzia del lavoro privata verranno remunerate in base ai risultati occupazionali raggiunti) [Poletti S24].
 
Si arriverà poi alla stesura di un codice semplificato del lavoro, con un riordino (fino alla possibile soppressione) delle forme contrattuali (più precarie). Sui voucher, i buoni utilizzati per le prestazioni occasionali che rappresentano la forma di lavoro più flessibile, si è arrivati ad un compromesso. Resta, come chiesto dalla minoranza pd, il tetto di 5mila euro all’utilizzo annuale per singolo lavoratore, anche se questo non vuol dire che il vecchio limite dei 5 mila euro l’anno non possa essere alzato. Varranno in tutti i settori [Salvia, Cds].
 
Per i lavoratori privi del contratto nazionale di categoria (non più del 5%) si prevede anche l’introduzione di un salario minimo orario, «eventualmente in via sperimentale». [Baroni, Sta].
 
Un intero capitolo è dedicato alla semplificazione delle assunzioni e degli adempimenti che riguardano il lavoro. Obiettivo: «dimezzare il numero di atti» necessari alle assunzioni e alle altre fasi del rapporti di lavoro [Signorini, Gio] ma sfoltire le oltre 40 forme contrattuali attualmente esistenti [Iacometti, Lib]. 
 
Nella proposta di modifica, si prevede anche  la «revisione della disciplina dei controlli a distanza» nei posti di lavoro «tenendo conto dell’evoluzione tecnologica». In altre parole, si chiede di rivedere l’articolo dello Statuto dei lavoratori che vieta l’uso di telecamere e altri dispositivi per sorvegliare i dipendenti. Norma superata dall’informatizzazione e dalle reti [Signorini, Gio].
 
Come previsto, nel testo del Jobs act non ci sono riferimenti diretti all’articolo 18. Metterli avrebbe reso ancora più delicato il voto di ieri notte a Palazzo Madama, visto che l’argomento non è certo di quelli che uniscono. In questo modo il disegno di legge delega resta a «maglie larghe», e nei provvedimenti che dovranno entrare nei dettagli ci saranno margini di manovra più ampi per scrivere le nuove regole. Era quello che voleva il governo, visto che i decreti attuativi passeranno in Parlamento solo per un parere non vincolante e quindi la minoranza Pd avrà un minor potere di interdizione. Nelle ultime ore, però, era suonato a Palazzo Chigi un campanello d’allarme. Senza un riferimento nel ddl delega, le future norme attuative sull’articolo 18 potrebbero essere impugnate davanti alla Corte costituzionale per eccesso di delega, cioé perché vanno al di là dei paletti del testo votato dal Parlamento [Salvia, Cds].