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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

Ebola, viaggio nei centri d’emergenza italiani per capire se l’epidemia potrebbe partire da lì

E se arrivasse anche da noi? Finora molti falsi allarmi, perlopiù diagnosi di malaria. Significa che la guardia è alta. Il sistema di difesa italiano è disegnato in un protocollo del ministero della Salute per la gestione dei casi «sospetti, probabili o confermati di Ebola», ultimo aggiornamento 1 ottobre. 
Come identificare i passeggeri sospetti
«Le prime barriere per il controllo si chiamano Usmaf, uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera. Gli scali che potrebbero fronteggiare sbarchi a rischio sono Malpensa e Fiumicino. L’unico volo diretto tra l’Italia e i Paesi africani della zona colpita è con la Nigeria. Però potenziali portatori del virus potrebbero provenire da hub europei o in nave. Gli operatori Usmaf intervengono quando i comandanti segnalano passeggeri con febbre o sintomi di malattie infettive: una volta a terra, vengono fatti passare attraverso un canale sanitario (stanze di isolamento), separati dagli altri e controllati. L’Oms non ha ritenuto necessario raccomandare screening di massa allo sbarco, obbligo imposto in uscita dall’Africa. Gli aerei possono essere dirottati in aereoporti sanitari se la situazione è giudicata grave. Ai comandanti di navi che nei 21 giorni precedenti hanno fatto scalo in porti di Paesi con l’epidemia viene richiesta la “dichiarazione marittima di sanità”». 
Con i sintomi al pronto soccorso
«Ministero della Salute e Regione devono essere subito avvisati. Gli infettivologi locali si consultano con i colleghi dei due centri nazionali di riferimento per Ebola, il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma. Si valuta se trasferire in uno dei due ospedali il paziente. Perché venga ipotizzata la diagnosi di Ebola ai sintomi clinici deve unirsi un soggiorno in zona epidemica nelle precedenti 3 settimane, il periodo di incubazione. Intanto campioni di sangue sono inviati a laboratori che danno la risposta in poche ore. Solo le analisi possono confermare o escludere la positività al virus». 
Pazienti con diagnosi probabile o confermata
«Spallanzani e Sacco hanno stanze di isolamento a pressione negativa (l’aria entra e non esce, viene cambiata 12 volte al giorno). Medici e infermieri dei reparti speciali possiedono una formazione specifica. Il personale deve osservare precauzioni di tre livelli. Standard: igiene delle mani, lavarle sempre. Da contatto: uso di camice e guanti quando si entra in stanza di isolamento. Protezione antigoccia (quando l’infezione è conclamata): mascherine idrorepellenti, occhiali visiera. Una volta usati, gli indumenti sono eliminati come rifiuti speciali».
 
I contatti con un malato
«Quando la positività è probabile o confermata si passa all’identificazione dei contatti, ossia persone senza sintomi che nelle 3 settimane precedenti si siano trovate vicine al malato. I contatti si dividono in basso rischio (passeggeri che hanno viaggiato nello stesso aereo), rischio intermedio (conviventi) rischio elevato (esposizione diretta a liquidi biologici della persona infetta). Per il secondo gruppo è prevista la quarantena a domicilio, per il terzo la quarantena in ospedale». 
(Hanno risposto alle domande del «Corriere» Loredana Vellucci, ministero della Salute, Giuseppe Ippolito, Spallanzani) .