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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

La storia tragica di Brittany Maynard. Ventinove anni, sposata, felice, le scoprono un tumore al cervello. Si farà sopprimere il prossimo 1° novembre

Brittany morirà il primo novembre, come ha deciso dopo aver saputo che un tumore al cervello l’avrebbe uccisa nel giro di pochi mesi tra dolori atroci. «Non c’è una sola cellula del mio corpo - dice lei - che vuole morire. Voglio vivere. Proprio per questo però, dovendo morire, ho scelto di farlo alle mie condizioni. Godrò a pieno ogni istante della mia esistenza, finché potrò. Poi morirò. È una scelta etica, perché è la mia scelta».
Questa terribile storia, che sta riaprendo il dibattito sull’eutanasia negli Stati Uniti, era cominciata all’inizio di gennaio, quando Brittany Maynard aveva cominciato ad avvertire forti mal di testa molto debilitanti. Aveva 29 anni, si era appena sposata con Dan Diaz, e viveva a San Francisco un’esistenza piena di promesse. La diagnosi dei medici l’aveva lasciata in stato di choc: tumore al cervello.
I dottori però le avevano dato qualche speranza: curare il cancro in maniera definitiva non era possibile, ma un intervento chirurgico avrebbe potuto ridurlo, dandole forse altri dieci anni di vita. Poco dopo Capodanno Brittany si era fatta operare, sperando di tornare a una esistenza il più normale possibile. Ad aprile, però, i dolori erano tornati. Il tumore non era stato fermato, ed era diventato un glioblastoma di quarto grado, cioè un cancro maligno che non lasciava più alcuna opzione per curarlo. Secondo i medici, aveva poco più di sei mesi di vita.
Ricevuta questa terribile notizia, Brittany aveva valutato tutte le ipotesi di terapie praticabili, e si era convinta che nessuna l’avrebbe davvero aiutata. Le radiazioni totali del cervello e le altre opzioni disponibili avrebbero rovinato i suoi ultimi mesi di vita, senza darle una realistica possibilità di allungarla. Quindi aveva deciso di trasferirsi in Oregon, per approfittare della legge che in questo stato consente ai pazienti terminali di suicidarsi con l’aiuto di un medico. La famiglia aveva accettato la sua decisione e l’aveva seguita.
Brittany ha vissuto con intensità questi ultimi mesi, godendo soprattutto della natura insieme al padre, la madre, il marito, e il suo miglior amico, che è un medico. Ora però i sintomi stanno aumentando e annunciano che la fine è imminente, quindi lei sta pianificando il suo suicidio assistito. 
Il medico che l’ha visitata le ha già dato la ricetta per acquistare i farmaci letali e lei la porta sempre con sé. Nel frattempo, però, ha alcune cose da completare. Sta conducendo una campagna per favorire l’eutanasia, che al momento negli Usa è legale solo in cinque stati, e ha creato una fondazione per raccogliere fondi a questo scopo. Quindi sta registrando video per far conoscere la sua storia e la sua posizione, e appelli ai parlamentari della California affinché adeguino le leggi dello stato per consentire a tutti la «morte con dignità». Il 30 ottobre, poi, festeggerà per l’ultima volta il compleanno del marito. Due giorni dopo si stenderà sul letto, con lui, i genitori e il suo migliore amico al fianco, e prenderà le medicine della ricetta che ha in tasca.