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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

Reyhaneh, condannata a morte per essere stata stuprata

Il meglio degli articoli di oggi sull’iraniana condannata a morte.
Reyhaneh Jabbari, iraniana di 26 anni, condannata a morte perché si difese da uno stupro, avrà diritto a vivere ancora per dieci giorni [Vannuccini, Rep.].
 
«Era una ragazza di 19 anni, sette anni fa, quando si iscrive all’università e si guadagna da vivere come decoratrice di interni, un mestiere molto richiesto allora nella Teheran dei nuovi ricchi. Mentre discute di un progetto con una cliente al tavolo di un caffè un signore anziano al tavolo vicino ascolta: è Morteza Abdolali Sarbandi, medico ed (ex?) funzionario dei servizi segreti. Si presenta, dice che vuole rinnovare il proprio studio, ha bisogno di una consulenza. Fissano un appuntamento per un sopralluogo il pomeriggio del 7 luglio 2007. Per strada Sarbandi ferma la macchina davanti a una farmacia (dove compra preservativi e sonniferi). Non appena entrati nello studio medico l’assalta, cerca di violentarla. Lei si difende con un coltello tascabile con cui lo colpisce più che può alla schiena. Poi riesce a divincolarsi e corre via mentre entra nello studio un uomo (che secondo la famiglia di Reyhaneh è il vero omicida). Per strada allerta un’ambulanza, ma lo stupratore è già morto dissanguato quando i soccorritori arrivano».
 
La ragazza confessa subito l’omicidio e dichiara di aver agito per autodifesa: «Ma non le fu consentito di avvalersi di un avvocato durante la deposizione» [Fattoquotidiano.it].
 
Arrestata nel 2007, viene condannata a morte – con il qesas (la legge del taglione) – dalla Corte Suprema iraniana nel 2009. L’esecuzione, che sarebbe dovuta avvenire alle 5 di mattina di martedì 30 settembre, con ritiro della salma alle 8, è stata rinviata al 10 ottobre. Il 15 aprile scorso, il primo rinvio.
 
Vanna Vannuccini su Repubblica: «Al processo due prove decisive – i preservativi e il sonnifero comprati poco prima dallo stupratore e ritrovati nel suo studio (il sonnifero in un bicchiere di succo di frutta) – non sono state prese in considerazione». L’avvocato della ragazza, inoltre, «non poteva accedere al suo fascicolo, perché nel carcere non ce n’era alcuna traccia» [horsemoonpost.com]
 
«Mi hanno già messo le manette e l’auto aspetta per portarmi al luogo dell’esecuzione. Tutte le mie sofferenze avranno fine tra poco. Mi dispiace di non poter alleviare il tuo dolore, ma noi crediamo nella vita dopo la morte e quando ti avrò ritrovata nell’altro mondo non ti lascerò mai più» (così il messaggio d’addio di Reyhaneh alla madre) [Vannuccini, Rep].
 
Questa volta, probabilmente, il rinvio è dovuto alle proteste che si erano concentrate fuori dalle porte del carcere di Rajaishahr, nei pressi di Teheran, dove la donna era detenuta. La condannata a morte è stata di nuovo trasferita nel carcere di Varamin, a sud della capitale, lo stesso dove è stata reclusa per sette anni. [ilfattoquotidiano.it]
 
«Chiedo alle mamme italiane di dimostrarmi la loro vicinanza e di attivarsi perché mia figlia torni a casa. A me non è data la possibilità di mettermi in contatto con i governanti del mio paese e chiedo quindi ai politici italiani che siano loro a fare arrivare la mia voce alle autorità iraniane. E chiedo al Pontefice di pregare per la mia bambina e al Vaticano di mettersi in contatto con le autorità religiose del mio paese, aiutando così una madre disperata» (questo l’appello della madre, Sholeh Pakravan, attraverso l’agenzia Aki-Adnkronos International) [Mess].
Intanto alcuni artisti iraniani si sono mobilitati per salvarla raccogliendo fondi per il diyeh, il cosiddetto «prezzo del sangue» che il condannato deve pagare alla famiglia della vittima se questa è d’accordo a modificare la pena capitale in detenzione. Proprio ad aprile era sembrato che il figlio del funzionario ucciso fosse disposto ad accettare il diyeh se la ragazza avesse rivelato il nome di un secondo uomo che sarebbe stato nell’appartamento al momento dell’uccisione del padre [ilfattoquotidiano.it]
 
«Mi auguro, nel pieno rispetto delle procedure iraniane, che la sentenza possa essere riesaminata. Già ieri l’ambasciata italiana a Teheran ha trasmesso questo auspicio alle autorità iraniane. Sono certa che le parole della madre di Reyhaneh saranno ascoltate con attenzione anche in un Paese, come l’Iran, di cui ho avuto modo in più occasioni di apprezzare una cultura millenaria che tanto valore ha sempre dato alla vita umana» (il ministro Federica Mogherini) [horsemoonpost.com]
 
Solo quest’anno sono 550 le persone giustiziate nel Paese, ricorda Iran Human Rights.
 
«Da quando Rohani è al potere le esecuzioni sono aumentate. Non è un moderato, è sempre stato dentro l’apparato del regime e ha avuto un ruolo in tutte le pagine più nere della Repubblica Islamica. L’Occidente ripone in lui una fiducia ingiustificata» (Taher Djafarizad, il presidente dell’associazione Neda Day).