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 2014  ottobre 01 Mercoledì calendario

L’Italia per il 2014 avrà un deficit pari al 3% del Pil • Aumenta la disoccupazione giovanile • Le Camere tagliano gli stipendi ai dipendenti • Primo sì alla pistola elettrica per le forze dell’ordine • Gli Usa da oggi producono più petrolio dell’Arabia Saudita • L’Isis ha decapitato quattro curdi, tra cui tre donne • In quarant’anni sulla Terra è sparita la metà degli animali

 

Deficit L’Italia avrà un deficit pari al 3% del prodotto interno lordo per quest’anno e del 2,9 nel 2015. Che nel 2014 la tanto attesa ripresa dell’economia non fosse possibile, al di là di qualche piccolo segnale positivo, lo ha confermato ieri sera l’aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) 2014-2016, approvato dal Consiglio dei ministri. In base alle nuove stime di Palazzo Chigi, il rapporto tra debito e Pil si attesterà al 131,7% nel 2014 e al 133,4 nel 2015: il pareggio strutturale di bilancio slitta così al 2017, un anno in più rispetto alle previsioni del Def illustrate dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ad aprile. Per quanto riguarda il Pil, il governo Renzi ipotizza nel 2014 un dato negativo (-0,3%), per poi crescere dello 0,6% il prossimo anno grazie «all’impulso positivo della Legge di Stabilità», spiega il ministro Padoan secondo il quale nel Def il tasso di disoccupazione si attesterà al 12,6% nel 2014 e al 12,5% nel 2015.

Disoccupazione Il tasso della disoccupazione giovanile ad agosto è stato pari al 44,2% (+ 1% rispetto a luglio e +3,6 nel confronto tendenziale), facendo così registrare il peggior risultato dal 1977. Piccolo segnale positivo arriva dal tasso di disoccupazione generale che ad agosto si è attestato sul 12,3%, facendo segnare una piccola diminuzione in termini congiunturali (0,3) e rispetto agli ultimi 12 mesi (0,1): i senza lavoro sono 3 milioni e 134 mila (82 mila in meno rispetto al mese precedente). In pratica ci sono 32 mila occupati in più rispetto a luglio, fa notare il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il numero dei disoccupati diminuisce del 2,6%.

Tagli Ieri mattina, a Montecitorio, l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati ha dato il via libera alla riforma del sistema retributivo del personale. Il piano, che introduce il tetto massimo a 240 mila euro e sottotetti retributivi per tutte le categorie, è stato approvato con 13 sì (tra cui il grosso dei componenti del Pd, di Forza Italia e di Sel), 5 astenuti (tre del Movimento Cinquestelle, uno della Lega Nord e uno di Scelta Civica) e due non partecipanti al voto (uno di Forza Italia, uno di Fratelli d’Italia). La riforma, considerato l’analogo provvedimento preso da Palazzo Madama, porterà a un risparmio di oltre 96,9 milioni di euro (60,1 per la Camera e 36,7 per il Senato), che si otterrà dal 2015, anno in cui entreranno in vigore i tagli, al 2018, anno in cui le misure andranno a regime. Esempi: chi oggi guadagna 300 mila euro (come alcuni consiglieri parlamentari) ne guadagnerà 12 mila in meno nel 2015, 18 mila in meno nel 2016 fino a 33 mila in meno nel 2018; chi oggi prende 179.400 euro (documentaristi) guadagnerà 2.680 euro in meno l’anno prossimo fino a un taglio di 7.370 euro nel 2018.

Pistola elettrica La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato la norma per consentire alle forze dell’ordine l’uso del «Taser», il dispositivo che emette un raggio «paralizzante». La decisione finale spetterà all’aula, ma la polemica è già aperta. I sindacati, favorevoli, dicono che le scariche non sono pericolose. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International per l’Italia, sottolinea invece come «dal 2001, data di acquisizione nel Nordamerica, i morti “taserizzati” sono stati 864, e il 90 per cento era disarmato. Studi medici a nostra disposizione dimostrano come persone che soffrono di disturbi cardiaci, o in particolari stati di alterazione emotiva e sotto sforzo, possono perdere la vita o riportare gravissime conseguenze se colpiti da questa arma. Non dimentichiamo che il Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio».

Petrolio L’America da ottobre, il mese che inizia oggi, avrà una produzione petrolifera più elevata di quella dell’Arabia Saudita, che attualmente produce complessivamente idrocarburi per 11,5 milioni di barili al giorno. Il traguardo è storico, anche se era atteso da tempo: da quando la rivoluzione dello «shale gas», gli idrocarburi imprigionati nel sottosuolo ed estratti grazie alle tecniche di perforazione orizzontale e a quelle del cosiddetto «fracking», ha consentito agli Stati Uniti di aumentare in misura sostanziale la loro produzione di greggio (soprattutto in Texas e nei giacimenti Bakken del North Dakota) e di gas naturale (principalmente i giacimenti della Pennsylvania, del West Virginia e di altri Stati dell’Est americano). Risultato: il greggio è sceso a 95 dollari al barile, il valore più basso degli ultimi due anni dopo una punta massima a quota 125 nel 2012, nonostante conflitti, guerre civili ed embarghi che colpiscono alcuni dei maggiori produttori mondiali di idrocarburi: dall’Iraq alla Libia, dall’Iran alla Russia.

Decapitati Tre giovani combattenti curde e un loro commilitone sono stati decapitati dallo Stato Islamico al confine tra Siria e Turchia. Non era mai successo prima che la decapitazione colpisse anche donne.

Animali 1 Secondo il Living Planet Report 2014, dal 1970 al 2010 nel mondo è sparita la metà degli animali. Ad esempio la tigre è ridotta a 3 mila esemplari (erano centinaia di migliaia solo un secolo fa). Danilo Mainardi: «Il declino di queste specie deriva principalmente dalla forte riduzione, unitamente al degrado, del loro habitat, ma anche dal permanere di antiche, barbare pratiche. La caccia ha ancora oggi un impatto notevole, come il traffico di oli, unguenti estratti da esemplari sacrificati allo scopo. Nell’affascinante saggio La tigre (Einaudi) John Vaillant racconta come ancora oggi gente della taiga siberiana tragga profitto cacciando il felino per vendere poi oltre confine, ai cinesi, la materia prima per quei preparati. Vale una Toyota l’abbattimento di una tigre». (Mainardi, Cds).

Animali 2 Stesso declino si registra per elefanti, ippopotami, rinoceronti, balene. Mainardi: «La loro mole è stata evolutivamente vincente, perché potenza fisica, unita magari a corna o zanne acuminate, scoraggiano anche il più abile predatore. Oggi però è la nostra specie che domina. Con gli oltre 7 miliardi di individui, l’uomo ha occupato interamente il pianeta ed è la prima causa di distruzione degli habitat e di sottrazione di spazio vitale alle altre specie. Il gigantismo oggi è quasi un handicap e ha definitivamente smesso di portare i vantaggi di un tempo. Anche per queste specie poi, elefante e rinoceronte soprattutto, c’è la maledizione delle zanne e dei corni. Strumenti di difesa per tutta la loro storia evolutiva, sono ora quel tocco in più disgraziatissimo che li sta portando all’estinzione» (ibidem)

(a cura di Roberta Mercuri)