Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 19 Venerdì calendario

Bancarotta in casa Renzi

Tiziano Renzi è indagato per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Genova. Secondo i pm, il padre del premier avrebbe svuotato un’azienda attraverso una vendita ritenuta fittizia, che avrebbe consentito alla famiglia di sottrarre ai creditori le attività più redditizie. Alla società, così divenuta poco più di una scatola vuota affidata a un ex socio che l’ha portata al fallimento, sarebbe invece rimasto un passivo di oltre un milione di euro. I pm genovesi Marco Airoldi e Nicola Piacente vogliono accertare se si sia verificato lo schema tipico di tante bancarotte fraudolente: cioè un debitore che attraverso vendite più o meno fasulle lascia a bocca asciutta i creditori.
A insospettire i magistrati e gli investigatori il prezzo di vendita della società in questione: 3.878,67 euro. Pochi, apparentemente. Ma andiamo con ordine. Tutto ruota attorno ad alcune società della famiglia di Matteo Renzi: Chil Post ed Eventi 6. Società di cui, fra l’altro, il presidente del Consiglio è stato prima socio e poi unico dipendente, assunto pochi giorni prima la sua elezione alla guida della Provincia di Firenze che ha dovuto, come il Comune una volta diventato sindaco, versare i contributi previdenziali per il boy scout di Rignano. Matteo Renzi viene ceduto insieme alla parte sana della Chil Post del padre Tiziano Renzi alla Chil Promozioni, poi trasformata in Eventi6, della madre Laura Bovoli. Il contratto viene firmato l’8 ottobre 2010. Tiziano Renzi cede alla moglie auto, furgoni, muletti, capannoni e altri beni per 173 mila euro complessivi e uno stato patrimoniale con 218.786 euro in attivo e 214.907 in passivo: la differenza ammonta a 3.800 euro, prezzo che viene corrisposto per la cessione. Dopo appena sei giorni, il 14 ottobre 2010, Tiziano Renzi torna dal notaio e trasferisce la sede della Chil Post srl a Genova, si dimette da presidente e nomina suo sostituto Antonello Gabelli di Alessandria. Passano altre tre settimane e il 3 novembre 2010 cede l’intera proprietà della società a Gian Franco Massone. Ma l’azienda è ormai priva di beni ed è gravata da un passivo di un milione e 100 mila euro di cui 496 mila euro di esposizione con la banca Credito Cooperativo di Pontassieve guidata da Matteo Spanò, uno dei fedelissimi di Matteo Renzi che lo ha nominato prima alla guida della Florence Multimedia e poi al Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze e da qui, Spanò, ha affidato appalti alla sua società, Dotmedia. Sia l’esposizione con la banca sia i debiti verso i fornitori non vengono ripianati e Massone dichiara il fallimento della Chil Post nel 2013. Il tribunale fallimentare, esaminando gli atti, trova inusuale la cessione fatta alla Eventi 6. In particolare il fatto che vengano trasferite alla società della moglie di Tiziano Renzi solo le passività necessarie a pareggiare nello stato patrimoniale le voci in attivo come un debito con la Cassa di Risparmio di Firenze per complessivi 185 mila euro. Il dubbio è che per trasferire i contratti in essere per la distribuzione dei giornali – tra cui Il Messaggero e quelli del gruppo L’Espresso – e i vari beni, come le auto e i capannoni, Tiziano Renzi abbia trasferito solo i debiti necessari a far figurare il pareggio lasciando nelle mani di Massone il grosso del debito.
La Procura di Genova nel corso delle indagini ha individuato anche vecchi creditori della Chil Post che hanno raccontato di aver tentato di farsi pagare le fatture arrivando a presentarsi nella sede genovese della Chil Post, trovando però due stanze vuote e abbandonate invece degli uffici. Neanche una scrivania. L’indagine disegna il padre di Renzi come un furbetto di provincia che adotta il più classico dei metodi per evitare di pagare i propri debiti. Lui, contattato telefonicamente, ha negato ogni addebito: “Abbiate rispetto per un indagato”. In serata ha inviato un comunicato, senza però entrare nel merito delle indagini. “Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno”.
Il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce, ha annunciato che potrebbero esserci anche altri indagati. Al momento, insieme a Tiziano Renzi, il fascicolo sulla bancarotta fraudolenta coinvolge gli amministratori Gabelli e Massone, nessuno della Eventi6. La società beneficiaria dei rami sani dell’azienda tra cui la distribuzione dei giornali e di proprietà della mamma di Renzi e delle sorelle, Matilde e Benedetta.