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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

A Bifolco hanno fatto un mausoleo. Abusivo

Le cronache di Napoli la chiamano «cappella», o più modestamente «minicappella» ma guardando le foto, accanto all’aiuola con fotografie e bigliettini di condoglianza, c’è un cantierino con all’interno un manufatto a ferro di cavallo in blocchi di calcestruzzo e malta, alto un metro e di poco più largo. Questo guscio di mattoni sarebbe la cappella, ossia il monumento funebre – o perlomeno il suo primitivo abbozzo – che ignoti del rione Traiano hanno tirato su per ricordare Davide Bifolco, il ragazzino di 16 anni ucciso da un carabiniere (indagato per omicidio colposo) a pochi metri da lì, nella notte tra il 4 e il 5 scorsi, mentre sfuggiva al fermo dei militari portando sul suo scooter due passeggeri, uno con precedenti e l’altro un latitante che è riuscito a fuggire. Quasi non si nota, in fondo è solo una bruttura in più in mezzo allo squallore di un rione che conta 55mila abitanti inscatolati nell’edilizia speculativa più trista, un cosiddetto «quartiere satellite» voluto da Achille Lauro per ammassarvi quanti vivevano nelle baracche di via Marina, addossati al porto, perlopiù profughi di guerra. Don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, uno dei cosiddetti «preti di strada», autore di un libro dal titolo sconfortante (se c’è bisogno di sottolinearlo), Gesù è più forte della camorra, si è indignato: «Ma qualcuno l’ha autorizzata?». Beata ingenuità, quella di Don Aniello, o forse ironia socratica: no, certo che nessuno l’ha autorizzata. Esiste l’arte di strada, tollerata anche quando prodotta da fracassoni che andrebbero indirizzati a lavoro utili, e al rione Traiano si è avuto un esempio di architettura di strada, e del genere più alto e nobile: quello del monumento funebre. I risultati sono quelli miserabili che abbiamo detto e che chiunque può vedere dalle foto, e non pensiamo che l’intero quartiere sia d’accordo nell’edificazione di questo scempio. Alla bruttura – e dovrebbe fare un serio esame di coscienza il parroco del rione, don Lorenzo Manca, che si è detto d’accordo a preservare il grottesco memoriale purché il comune l’abbia autorizzato – si aggiunge l’abusivismo, nella completa ignoranza delle autorità comunali, che affermano, per bocca del presidente della municipalità, Maurizio Lezzi, che «a loro non risulta nulla», che non sono loro a dover concedere autorizzazioni e che nemmeno i vigili hanno segnalato alcun abuso. E così il quartiere satellite di Lauro è diventato un’enclave nella città di Napoli, una delle tante dove lo Stato è estromesso, dove spuntano lapidi in memoria dei morti delle guerre di camorra, come ha denunciato l’ambientalista Francesco Emilio Borrelli, cippi funebri abusivi ma che nessuno osa abbattere perché, come le pietre miliari sulle strade dell’antica Roma, servono ai clan per segnare il territorio. Ma lo scandalo maggiore è il silenzio del Comune, che, pavido, fa capolino da una notizia che sarebbe «filtrata», neanche si trattasse dell’abboccamento tra due associazioni segrete, circa l’incontro, oggi, tra la famiglia Bifolco e rappresentanti del sindaco. Intanto, ultimo residuo di senso dello Stato in città, è la Procura a muoversi, che ieri mattina ha incaricato la polizia municipale degli accertamenti e dell’eventuale – eventuale, è chiaro – abbattimento del manufatto. Non sarà facile: nel pomeriggio, dopo il sequestro della costruzione e l’apposizione dei sigilli, un portavoce della famiglia Bifolco ha dichiarato di non essere preoccupato, anzi è sicuro che «le istituzioni e il Comune ci daranno l’ok» e che i ragazzi di Traiano «vogliono semplicemente pregare e costruire un mausoleo per ricordare Davide». Che tenerezza: il mausoleo abusivo tirato su dai ragazzini, alla memoria di un loro amico incensurato sì, ma che ha ritenuto normale sfuggire all’alt dei carabinieri mentre sul sellino portava un pregiudicato e un latitante evaso dai domiciliari. Davvero un illustre esempio di legalità, di moralità, di rispetto per le istituzioni. Se vogliono pregare, i bravi ragazzi di Traiano, che vadano nella cappella di don Manca, che vuol loro così bene da aver tollerato persino il mostriciattolo di cemento abusivo. Adesso vedremo se la spunterà l’illegalità e la prepotenza mascherata da cordoglio di chi si ritiene abitante di una zona franca, o il rispetto delle leggi cui è tenuto il rione Traiano anche nel lutto incolmabile della perdita di un figlio.