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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

Consulta, nella notte la trattativa per i voti di Sel e Lega

«Ritirarci? E perché? Abbiamo oltre 500 voti, non è che se arrivano altri due ne prendono di più». Seduto su un divano del Transatlantico, Donato Bruno non mostra alcun segno di cedimento appena gli comunicano l’ennesima fumata nera. Giacca blu come sempre, sorriso stampato, aria di chi ne ha viste tante, il forzista in corsa per la Consulta parla al plurale, «sì, anche a nome di Luciano con il quale mi sono appena sentito». Conclusione di Bruno: «Ci sono i voti della Lega che sta lì pronta, e il Pd deve aprire nei confronti di Sel. La partita è tuttora aperta, rimaniamo in gioco». Si cambia strategia, dunque. E si cambia anche cavallo, non per la Consulta ma per il Csm. La possibile e sperata fumata bianca è legata a una trattativa nella notte, una doppia trattativa: Forza Italia ragiona con i leghisti, il Pd nei confronti dei vendoliani, inspiegabilmente lasciati fuori dalle trattative fino a questo momento. «Siamo andati a rincorrere i cinquestelle, quando quelli fin dal primo momento hanno detto che votavano solo il loro, Felice Besostri, quello del ricorso sulla legge elettorale, e se ne fregavano degli altri, di più, che non avrebbero mai votato Violante», lo sfogo di un deputato dem che avrebbe voluto da subito l’apertura a sinistra. «Mica si poteva lasciare fuori dalla trattativa una forza del 25 per cento come il M5S», la replica dalla presidenza del gruppo. Ma adesso si cambia strategia.
Quali le carte in mano al Pd per ottenere i 40 e passa voti (tra Camera e Senato) di Sel? C’è ancora libero l’ottavo posto per il Csm, e visto che non è aria per il candidato cinquestelle, la proposta cadrebbe su Paola Balducci, professoressa all’università del Salento, vicina ai verdi, che già nel 2002 la candidarono al Csm ma ottenne solo 105 voti. Se l’accordo andrà in porto, questa volta di voti ne otterrà molti di più per essere eletta lei e per contribuire a far raggiungere la sospirata quota 570 a Violante e a Bruno. «Siamo pronti al confronto per dare una soluzione a questa crisi», dicono i capigruppo di Sel. Quanto alla Lega, la trattativa non riguarderebbe posti peraltro non più a disposizione, ma garanzie di modifiche sull’Italicum e, in prospettiva, la ripresa di un rapporto politico con Forza Italia foriero di sviluppi in vista delle elezioni, quando saranno. Restano sullo sfondo le ferite che ormai cominciano a sanguinare in casa Pd, frutto di ben dodici votazioni andate a vuoto, con il candidato di prestigio che si chiama Violante mandato se non proprio a sbattere comunque non sostenuto a dovere, con uno schiaffo al capo dello Stato che aveva fatto pressing per giungere a una soluzione. Veleni e sospetti che ormai circolano in abbondanza tra i parlamentari dem, sospetti e ombre che si allungano fino a toccare palazzo Chigi, «Renzi non ci ha messo la faccia né prima né dopo né adesso, dopo aver stoppato la candidatura di Brutti ora vuole dimostrare che il Parlamento è una palude ingovernabile e quindi bisognerebbe andare a nuove soluzioni», puntava il dito più d’un parlamentare dem di provenienza bersanian dalemiana. «Ma come possono pensare che bocciano Luciano e poi così, come se niente fosse, ci mettiamo a votare un altro chicchessia», l’avvertimento di un altro deputato dem.
Le votazioni andate a vuoto sono diventate uno sfogatoio dei conflitti e dei rancori in casa Pd. Nel voto seguito alla direzione che ha varato la nuova segreteria, sono apparse diverse schede nulle con a sorpresa i nomi dei componenti la nuova segreteria, «sono uscite schede con Carbone, Capozzolo, Covello, e ci credo, la gente incavolata per quei nomi si è vendicata nell’urna», raccontava una deputata pregando di non essere citata. E c’è anche chi punta il dito sulla gestione generale della vicenda Violante: «Non si sa chi l’ha candidato, nessun big ha parlato a favore, solo interventi contro come quello di Monaco a base di ”siamo passati dalla rottamazione al riciclaggio”».