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 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

Violante e Bruno di nuovo bocciati nel voto per la Consulta • Il ragazzo che s’è buttato dall’ottavo piano con l’ex • Il miliardario Barry Diller fa incetta di siti per cuori solitari • La lettera d’amore di Gabbana a Dolce • Benigni a Ballarò

 

Consulta Conteggio fino all’ultima scheda nella notte ma per la Corte costituzionale la fumata è sempre nera. I due candidati alla Consulta delle grandi intese — Luciano Violante e Donato Bruno — anche nella votazione di ieri non hanno infranto il muro del quorum, fissato a quota 570 (i 3/5 degli aventi diritto). Anzi l’ex presidente della Camera, indicato dalla maggioranza, ha pure perso qualche posizione (526 voti, 4 in meno) rispetto alla votazione di lunedì mentre il senatore di Forza Italia, che ha sostituito Antonio Catricalà nella corsa per la Corte, è passato in prima posizione, ottenendo 544 voti (15 voti in più). Anche se c’è l’ombra di errori (o «dispetti») nell’urna perché Violante ha ottenuto 30 voti sulle schede del Csm e Bruno 28. Ovviamente non validi per la Corte. A questo punto si rende necessaria l’ennesima votazione che è già stata fissata per questo pomeriggio alle 16.15. E il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ricordato che «bisogna fare presto, abbiamo tante urgenze». Ma ha anche ricordato che «questo quorum è molto alto».

Omicidio-suicidio 1 Pietro Maxymilian Di Paola, 20 anni e Alessandra Pelizzi, 19. Lui, adottato bambino in Brasile, insieme alla sorella, da una commercialista e un dentista, viveva con la famiglia in una casa che occupa gli ultimi due piani, settimo e ottavo, nella scala B di un complesso residenziale ad Affori, bella periferia nord di Milano. Innamorato dei suoi due cani (un husky e un meticcio), appassionato di moto (specie la Suzuky GSX-R), dopo la recente maturità non aveva le idee chiare sul futuro: aveva inutilmente provato a lavorare in un ufficio di assicurazioni ma si era presto stancato. Lo scorso febbraio, in pieno giorno, cappuccio in testa, aveva raggiunto il cornicione del suo palazzo ed era rimasto in bilico sul bordo, ma i pompieri l’avevano salvato prima che si buttasse di sotto. La Pelizzi, figlia unica, ragazza dolcissima che da grande voleva diventare psichiatra, conosciuta due anni e mezzo fa alle scuole superiori dei Salesiani (lei le aveva terminate con profitto, lui le aveva abbandonate per un altro istituto) fino a luglio era la sua fidanzata. Poi l’aveva lasciato e lui da allora non si dava pace. La sera di lunedì 15 settembre Pietro Maxymilian invitò a casa qualche amico e pure Alessandra per ascoltare musica e bere birra, a un certo punto i due ex fidanzati rimasero soli, lui la portò in terrazza, la spinse nel vuoto e subito dopo la seguì. Volo di otto piani. I cadaveri, nella zona dei box, trovati da Sofia, la sorella minore di Pietro Maxymilian. Verso la mezzanotte di lunedì 15 settembre ad Affori, bella periferia nord di Milano.

Omicidio-suicidio 2 Nella stanza di Pietro Maxymilian, una “lettera ai cari” di tre pagine, scritta probabilmente quel pomeriggio, in cui oltre a salutare i familiari il brasiliano fornisce movente e dettagli del suo piano: «Purtroppo con l’Alessandra ho finito a coinvolgere tutto me stesso: anima, cuore e corpo, ho specificato anima perché se si arrivano a fare certe cose, vuol dire che non la si ha più. L’amore totale e disarmante che provavo si è trasformato in affetto quando ci siamo lasciati per poi diventare risentimento nell’ultima settimana. Un odio così forte da essere felice di sacrificare la propria vita per far provare all’altro la vera tristezza […] Quando sono salito sul terrazzo ero solo un corpo ed un ammasso di rabbia, incredulità e puro spirito sadico. Ho sfogato 7 anni di dolore in 45 minuti di terrorismo psicologico […] Non mi sono lanciato con lei subito ma anzi le ho prima fatto provare il terrore di perdere tutto amici, famiglia e futuro». Anche se il piano, recita lo scritto, era leggermente diverso e prevedeva una lama: «Perché pugnalarla? Per essere sicuro di non essere l’unico a rimanerci secco». (Pisa, Rep).

Online dating 1 Barry Diller, 72 anni, un patrimonio di 2,4 miliardi di dollari, dopo aver guidato colossi di Hollywood come la Paramount e aver sposato la stilista Diane Von Furstenberg è adesso presidente e maggior azionista della Iac/InteractiveCorp, una holding quotata a Wall Street e leader indiscussa dell’online dating, un settore in piena espansione: il 35 per cento delle coppie americane che si sono sposate tra il 2005 e il 2012 si sono conosciute su Internet. E la Iac, che già controlla i siti più famosi per cuori solitari, a cominciare da Match. com e OKCupid, continua ad allargare la sua quota di mercato attraverso nuovi investimenti. A marzo ha aumentato la quota di controllo di Tinder, una App per smartphone specializzata in incontri casuali. A luglio ha comprato HowAboutWe, un sito più di nicchia che si affiancherà a Chemistry.com e a Meetic, che sono già nel portafoglio di Diller. «Siamo gli unici grandi acquirenti in questo mercato», dice Sam Yagan, chief executive del Match group, la divisione della Iac cui fanno capo i siti per coppie, ricordando che i suoi siti hanno 30 milioni di utenti abituali, di cui 3,4 milioni di abbonanti paganti, e allargano le distanze rispetto alla concorrenza dell’altro grande polo, eHarmony, fondato da Neil Clark Warren (Zampaglione, Rep).

Online dating 2 L’online dating, dicono gli analisti, continuerà a crescere in tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti. Ormai un americano su dieci confessa di aver usato almeno una volta nel 2013 un sito per cuori solitari. E secondo l’azienda di ricerche di mercato Ibis World, l’anno scorso sono stati spesi nel mondo 2,2 miliardi di dollari per trovare un’anima gemella e le proiezioni parlano di un 5 per cento in più del fatturato complessivo per i prossimi cinque anni (ibidem).

Dolce e Gabbana 1 Stefano Gabbana, milanese, classe ’62, in una lettera affidata al Corriere e indirizzata a Domenico Dolce, siciliano, classe ’58, per vent’anni suo grande amore, scrive fra l’altro: «L’amore che provavo allora si è solo trasformato, continuando a darmi tante bellissime sensazioni. Per me se e resterai unico». Era la fine del 1999 quando sulla copertina di Sette, il settimanale del Corriere, la coppia raccontava la propria relazione sentimentale, «fece molto rumore, a quei tempi ancora non usava, eppure fu un gesto per noi così normale, istintivo — dice ora Gabbana —. Ricordo che il giorno dopo mi chiamò mia madre, turbata, “perché non me l’hai detto che finivate sul giornale?”». Tre anni dopo quel coming out , il rapporto si rompeva. Seguiva un periodo di sofferenza, di «lutto», ma finita l’attrazione è rimasto un sentimento intenso: «Sei tu la mia famiglia». (Monti, Cds)

Dolce e Gabbana 2 «Domenico è un timido, quando gli dico che è la mia famiglia si ritrae, ma viviamo ancora vicini, nello stesso palazzo, uno in un piano e l’altro sopra, quando facciamo vacanze separate ci chiamiamo sempre, siamo riusciti a restare, intelligentemente, buoni amici e grandi complici» (ibidem).

Dolce e Gabbana 3 I numeri di Dolce e Gabbana: un miliardo di fatturato all’anno, migliaia di dipendenti (ibidem).

Ballarò Ospite di Massimo Giannini nel nuovo Ballarò di Raitre (Floris quest’anno conduce su La7 “Di martedì”), Roberto Benigni parla anche di Renzi: «Gli dobbiamo dare fiducia, ha fatto vincere le elezioni al Pd, una cosa incredibile. Fa tante promesse, ma ora si è calmato. Prima faceva una riforma al mese, ora ci sono i mille giorni; Matteo, tengo il conto: ne mancano 985. Dice che non ci sono le alternative, non è vero, ci sono sempre. La prima riforma è quella della scuola, Renzi ha detto: “Vi stupirò”, ci ha stupito talmente tanto che non l’ha più fatta». Gli 80 euro: «Ha detto che sarebbero rimasti in busta paga e ha mantenuto la promessa. Sono rimasti solo quelli, lo stipendio non c’è perché non c’è lavoro. Anche le banche faticano ad arrivare alla fine del mese... L’Italia sembra non poter decidere più niente da sola, è tutto in mano a Mario Draghi, lo chiamano “super Mario “come Balotelli, perché quando riesce a far passare una proposta si strappa la camicia».

(a cura di Roberta Mercuri)