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 2014  agosto 21 Giovedì calendario

Gli islamici tagliano la testa ai loro ostaggi non con un colpo di spada o magari con una ghigliottina

Gli islamici tagliano la testa ai loro ostaggi non con un colpo di spada o magari con una ghigliottina. Ma mettendogli sotto la gola un pugnale e tirano poi la lama all’indietro, spiccando in questo modo il capo dal busto. Studi credibili hanno dimostrato che neanche la decapitazione garantisce la morte immediata del condannato. Sopravvive invece di sicuro per una manciata di secondi e secondo alcuni addirittura per un minuto, nonostante il corpo diviso in due a quel modo.

• Quindi l’esecuzione del reporter americano James Fowley è stata confermata.
L’hanno ammazzato in un punto imprecisato di un deserto non ancora identificato. Vestito di arancione, come una volta a Guantanamo. Un uomo nero, che nel video ci appare gigantesco, lo fa inginocchiare e gli taglia la testa. Prima, Fowley, un ex insegnante che da molti anni s’era dedicato ai reportage di guerra e adesso lavorava, tra gli altri, per conto della France Press e del sito GlobalPost, è stato costretto a rivolgersi al fratello John, pilota militare di carriera: «Pensa a quel che stai facendo, pensa alle vite che distruggi, pensa a chi ha preso la decisione di bombardare l’Iraq. Sono morto quel giorno, John, quando i tuoi commilitoni hanno sganciato le bombe sulla popolazione. Speravo di avere più tempo, la speranza della libertà e di rivedere la mia famiglia ancora una volta. Quella nave ha lasciato il porto, alla fine sarebbe stato meglio non essere americano». Dopo averlo decapitato, il boia dice che l’Isis, cioè lo pseudocaliffo al Baghdadi, ha nelle sue mani anche un altro giornalista americano, di nome Steven Joel Sotloff, collaboratore di Time. Il destino di Sotloff, ha detto l’uomo nero, è nelle mani di Obama. Il boia ha un forte accento di Londra e se non è una recita farebbe parte di quelle parecchie centinaia di occidentali - ci sono anche americani, ci sono anche italiani - che hanno varcato il confine e combattono con i musulmani. Il video si intitola A message to America. Il califfo vuole che gli americani si ritirino, altrimenti il destino di Sotloff è segnato. «Oggi il vostro esercito ci ha attaccato. Qualsiasi vostro tentativo di negare il diritto a vivere in piena serenità ai musulmani nel Califfato islamico sarà pagato col sangue della vostra gente». Sotloff era sparito in Libia nel 2013 e sarebbe interessante sapere per quali vie è finito nelle mani dei sunniti iracheni.

• Quando avevano rapito Fowley?
Anche Fowley era stato rapito in Libia nel 2011, ma poi lo avevano liberato e due anni fa era ripartito per la Siria. Lo avevano catturato di nuovo al confine turco-siriano il 22 novembre del 2012. Da allora di lui non s’era saputo più niente. La madre, a Boston, ha detto: «Sono orgogliosa di lui, voleva raccontare le sofferenze dei siriani».

• Come ha risposto Obama?
Obama è in una difficoltà grandissima. Al Baghdadi lo sta costringendo a far la guerra e a smentire la promessa fatta da sempre di un ritiro generalizzato, dell’abbandono di ogni conflitto da posti dove l’intervento Usa ha in genere peggiorato la situazione precedente. Il presidente ha parlato ieri in televisione: «Lo Stato Islamico è un cancro da estirpare, non rappresenta nessuna religione, i suoi appartenenti sono persone che hanno ideologie corrotte, non degne del genere umano. Falliranno, perché nel mondo vince chi costruisce, non chi distrugge. Gli Stati Uniti continueranno a difendere il proprio popolo in nome della giustizia e a combattere i jihadisti». D’altra parte è indiscutibile che la tragedia di Fowley dimostra l’inattesa difficoltà in cui si trovano ora i sunniti: hanno perso la diga di Mosul e sono generalmente in ritirata. In questo momento stanno difendendo Tikrit dall’attacco delle milizie curde. Ai peshmerga curdi manderemo armi anche noi.

• Sì?
Sì, lo hanno deciso ieri le quattro commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. 83 favorevoli e 17 contrari. Hanno votato no Cinquestelle e Sel. La Russa sostiene che l’invio di armi è poco. La Pinotti, ministro della Difesa, dopo un sopralluogo all’arsenale di Guardia del Moro (isola di Santo Stefano, in Sardegna) ha fatto sapere che manderemo carri armati e mitragliatrici. Nello stesso momento, Renzi era a Bagdad a incontrare i vertici locali e ad assicurare l’impegno italiano in «difesa della democrazia».

• Strano, no? Mentre qui ci si dilaniava sulle pensioni...
Si avvicina il 30 agosto, giorno in cui sarà scelto il ministro degli Esteri europeo e il governo italiano, escluso lunedì scorso dai negoziati sull’Ucraina (peraltro falliti), ha bisogno di visibilità anche per aiutare la nomina della Mogherini. Il nostro premier, presidente di turno della Ue, ha pronunciato questa frase: «L’Europa in questi giorni deve essere qui, altrimenti non è Europa, perché chi pensa che la Ue volti le spalle davanti ai massacri, impegnata solo a pensare allo spread, o sbaglia previsione o sbaglia semestre».