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 2014  agosto 11 Lunedì calendario

C’è questa nuova parola che gira sui media di tutto il mondo: «Yazidi». Incomprensibile ai più

C’è questa nuova parola che gira sui media di tutto il mondo: «Yazidi». Incomprensibile ai più.

• Sono i fedeli di una religione fino a questo momento del tutto sconosciuta all’opinione pubblica dell’Occidente, perseguitati e massacrati dagli islamisti sunniti del falso califfo al Baghdadi.  Ieri abbiamo raccontato che quattromila yazidi (o yezidi), trecento famiglie dei villaggi di Koja, Hatimiya e Qaboshi, erano circondate dagli islamisti. I sunniti ne pretendono la conversione immediata all’Islam, salvo giustiziarli tutti. Il destino di questi disgraziati non è ancora noto, ma il ministro per i Diritti umani iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, ha detto che cinquecento yazidi sono stati uccisi di sicuro, e tra questi un numero imprecisato di donne e bambini. Per alcuni di loro l’esecuzione sarebbe avvenuta in questo modo: costretti a scendere in una fossa, e poi sepolti vivi. Il portavoce dell’Unicef in Iraq, Karim Elkorany, rivela che 56 bambini yazidi sono morti disidratati. L’Afp (l’agenzia France Press) sostiene che ventimila yazidi sui 40 mila fuggiti nelle ultime ore si sarebbero salvati grazie a un varco aperto dai peshmerga curdi. I ventimila sarebbero fuggiti in Siria per poi rientrare nel Kurdistan. Questa notizia, formulata così, potrebbe in realtà annunciare una tragedia: se ventimila si sono salvati, ventimila forse sono invece morti.

• Diciamo qualcosa su questi yazidi, chi sono, in che cosa credono?  
Lo yazidismo, insieme con l’ebraismo, è la più antica religione del mondo. Perseguitati da sempre. «Eravamo 17 milioni, siamo 700 mila» secondo un loro detto. Gli islamisti sostengono che adorano il diavolo. Ma non è vero. La loro setta discende dalle predicazioni di Zoroastro, cioè di Zarathustra, che siamo costretti adesso a banalizzare. Dio rivelò la verità a Zarathustra e gli impose di diffonderla nel mondo. Questa verità consiste in un assunto molto semplice: nel mondo il Bene lotta contro il Male e compito degli uomini è di aiutare il Bene a vincere. Zarathustra era così fiducioso nella vittoria del Bene che appena nato scoppiò a ridere per la felicità. Il Male contro cui lotta il Bene è anch’esso figlio di Dio? Sì, ma ciò non toglie che Dio voglia la vittoria del Bene. Può accadere però che gli uomini compiano una tale quantità di azioni malvage da favorire senza pensarci la vittoria del Male. Gli orrori che vediamo in Oriente sarebbero perciò il fio che paga il mondo per la malvagità degli umani. Ieri su twitter (@Sunna_Rev) sono apparsi messaggi contenenti foto della Casa Bianca sullo sfondo e in primo piano la bandiera nera della jihad con la scritta: «Siamo nel vostro Stato, siamo nelle vostre città, siamo nelle vostre strade. Siete il nostro bersaglio ovunque».

• Tipico comportamento da terroristi. 
Però tutti ci avvertono che gli uomini di al Baghdadi, quelli del neo califfato islamico iracheno, non possono essere considerati terroristi. Si tratta di militari veri e propri, che hanno vinto molte battaglie e controllano quasi per intero il nord del Paese.

• I bombardamenti americani continuano? Aiutano? 
Sì, ieri il Comando Centrale degli Stati Uniti ha annunciato di aver condotto a Ebril per tre ore e mezza la quarta tornata di raid aerei. Droni e caccia si sono alzati in volo per proteggere i combattenti curdi peshmerga, che si stanno confrontando sul terreno con i jihadisti cercando di frenarne l’avanzata. Gli attacchi americani avrebbero distrutto camion e posizioni di mortaio. In precedenza, il Comando Centrale aveva dato notizia di altri quattro attacchi con caccia e droni contro blindati e camion da cui i miliziani sparavano sui civili in fuga verso le montagne di Sinjar.

• Parliamo tanto degli yazidi e rischiamo di dimenticarci i cristiani? 
Ieri all’Angelus Papa Francesco ha gridato: «Non si fa la guerra in nome di Dio! Ringrazio coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto». La soluzione politica a livello internazionale è possibile, a livello locale difficile. Il Parlamento iracheno non si decide a nominare il nuovo presidente del Consiglio, che per un’intesa non scritta deve essere sciita. Al Maliki, responsabile della situazione attuale e capo del governo da due mandati, vuole essere nominato per la terza volta. Il Parlamento resiste. Il presidente della Repubblica, Fuad Masum, curdo, ha minacciato di sciogliere la Camera e di indire nuove elezioni.