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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

Obama sta pensando di bombardare l’Iraq settentrionale e di tentare così un qualche contrasto alla terribile avanzata dei sunniti dello pseudocaliffo al Baghdadi

Obama sta pensando di bombardare l’Iraq settentrionale e di tentare così un qualche contrasto alla terribile avanzata dei sunniti dello pseudocaliffo al Baghdadi. È in corso tra l’altro un massacro di cristiani e di fedeli di altre religioni quale non si vedeva forse da secoli. Al Baghdadi decapita e squarta, poi mostra i lacerti della sua crudeltà su internet, come monito per chi non vuole sottomettersi. Il terrore domina quella zona del mondo, peraltro molto vicina a noi, terrore accresciuto dal fatto che altri emirati stanno nascendo, per esempio a Bengasi in Libia, e che tutto il mondo islamico e nuovamente preda del fanatismo che non perdona. Vi sarebbe adirittura un asse tra al Baghdadi e il presidente siriano Assad: l’Isis, lo stato islamico dello pseudocaliffo a cavallo tra Iraq e Siria, vende petrolio al presidente siriano e lo appoggia senza dirlo contro gli altri ribelli. Assad in cambio non bombarda il territorio controllato dalle milizie sunnite.

Ho sentito che è in corso un esodo biblico, migliaia e migliaia di cristiani in fuga.
Sì, dopo Mosul, conquistata a metà luglio, al Baghdadi ha preso Qaraqosh, città con la più alta concentrazione di cristiani di tutto il paese. L’arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimanyah ha detto: «Al momento so che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh sono sotto il controllo dei miliziani dopo che la popolazione è fuggita».  

Reazioni dell’Occidente?
A parte l’idea di Obama, riferita dal New York Times, la cosa smuove pochissimo gli occidentali, inconsapevoli del pericolo rappresentato dalla nuova insorgenza islamica. Il terrorismo alla Osama, che pareva sconfitto, sta rialzando la testa, avendo dalla sua migliaia e migliaia di fedeli convinti e pronti al martirio, poi il controllo di pozzi petroliferi e di falde acquifere. Ampi tratti del bacino del Tigri e dell’Eufrate sono nelle mani di al Baghdadi. L’acqua del Tigri e dell’Eufrate disseta Iraq e Siria e alimenta le loro industrie. L’occupazione della diga di Falluja ha lasciato senza acqua milioni di persone a Kerbala. C’è poi il petrolio, venduto a chiunque lo chieda (nemici o amici) e dal quale lo pseudocaliffo ricava due-tre milioni di dollari al giorno. Si prevede che il nuovo capo del terrorismo islamico possa entrare a Baghdad tra pochi giorni. Avrebbe allora a disposizione i bacini petroliferi, ricchissimi, del centro e del sud iracheni. Non c’è da sperare, per ora, neanche nella resistenza curda, che sta lottando, una volta tanto con il beneplacito silenzioso della Turchia, per crearsi un suo stato, un Kurdistan piazzato tra Iraq e Turchia: al Baghdadi ha battuto i peshmerga curdi e s’è preso Makhmur, Tilkaf e Al Kwair. A Tilkaf la maggioranza della popolazione è cristiana.  

Il papa ha lanciato l’allarme.
Papa Francesco si è rivolto alla comunità internazionale con un accorato appello a «porre fine a un dramma umanitario in atto. E perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati». L’appello del Pontefice è indirizzato anche alla «coscienza di tutti» e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. Scrive in un tweet: «Il cristiano è uno che sa abbassarsi perché il Signore cresca, nel proprio cuore e nel cuore degli altri». Un appello altrettanto accorato lanciato una settimana fa dal cardinale Scola era quasi caduto nel vuoto. Ci sono prese di posizione allarmatissime anche da parte della chiesa inglese.  

L’Onu? Gli organismi internazionali?
Oggi si riunisce il Consiglio di sicurezza dell’Onu, su richiesta della Francia. Dice il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius: «La Francia è vivamente preoccupata per le recenti avanzate dell’Isis nel nord del Paese e dalla presa (da parte dei jihadisti) della città di Qaraqosh. Siamo in allarme anche per la popolazione civile e per le minoranze religiose, prime vittime dell’Isis in Iraq». Il ministro francese allude anche alla sorte degli yazidi, una popolazione la cui fede deriva dalla filosofia di Zoroastro. Il massacro è cominciato dopo la conquista, da parte di al Baghdadi, di Sinjar. Gli yazidi sono fuggiti sulle montagne circostanti, i turchi gli stanno paracadutando cibo e medicine, ma la sopravvivenza è molto dubbia.  

Ho sentito che a Baghdad continuano gli attentati.
Sì, a Baghdad e a Kirkuk. Cinque attentati solo ieri, di cui quattro con autobombe. Almeno trenta morti e una settantina di feriti. A Kirkuk un’autobomba ha fatto saltare in aria una moschea dove s’erano rifugiati gli sfollati di Tuz Khurmatu. La moschea aveva la colpa di essere frequentata da sciiti. Bilancio: nove morti e 37 feriti.