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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

Il Pil è sceso dello 0.2%, la Borsa ha perso tre punti e mezzo, la giornata è negativa sotto tutti i punti di vista, a parte il fatto che Renzi oggi dovrebbe presentarsi al Senato e pronunciare qualche parola di incoraggiamento

Il Pil è sceso dello 0.2%, la Borsa ha perso tre punti e mezzo, la giornata è negativa sotto tutti i punti di vista, a parte il fatto che Renzi oggi dovrebbe presentarsi al Senato e pronunciare qualche parola di incoraggiamento.

Spieghiamo il Pil.
Pil, Prodotto Interno Lordo. Tutto quello che produciamo o compriamo o fatturiamo, in qualunque modo, furti e rapine compresi. Oggigiorno si vorrebbe che il Pil fosse sempre in ascesa, e la cosa è facile per i Paesi sottosviluppati, che hanno da conquistare tutto il loro benessere. Più complicato per i Paesi a economia matura, come il nostro. E però l’altro giorno abbiamo saputo che il pil degli Stati Uniti è aumentato del 4%. Noi invece andiamo giù da due anni, con un piccolo intervallo nell’ultimo trimestre del 2013 (+0,1%) subito negato dai due dati successivi: quello del primo trimestre 2014, -0,1%, e quello del secondo trimestre, -0,2%. L’Istat, deputata a fare questi calcoli, proietta la situazione su tutto l’anno e prevede un 2014 chiuso a -0,3%, se non succede niente. Ma il dato peggiorerà ed è prudente prevedere, alla fine, un -0,5 o un -0,6. Renzi, appena insediato, aveva promesso un +0,8. Ma c’erano le elezioni. E i grandi ragionieri internazionali (Ocse, Fmi eccetera) lo avevano smentito computando, al massimo, un’oscillazione tra un meno 0,1 e un più 0,1.  

È colpa di Renzi?
Non so rispondere. Noto solo che questi dati, comprendendo anche il debito, sono andati se.mpre più giù. Al tempo di Berlusconi erano a un certo livello, Monti, al rendiconto finale, risultò averli peggiorati, poi Letta risultò aver fatto peggio di Monti, e adesso Renzi fa peggio di Letta. C’è qualcosa che non va nel Paese, si deve ammetterlo, e che prescinde dalle politiche di questo o di quello, prescinde dai decreti, dalle manovre, dai discorsi.  

Quando Renzi mise gli ottanta euro nelle buste paga più povere, si pensava che questo avrebbe avuto un qualche effetto. La gente ha 80 euro in più ogni mese - si pensava - e comprerà qualcosa. La domanda ne trarrà qualche vantaggio, la produzione industriale...
I dati sulla produzione industriale sono negativi, ma non a giugno, +0,9%. È il segno di qualcosa? Chi sa. Quanto agli 80 euro, è vero, sui dati macroeconomici sembrano non aver lasciato il segno. L’altro giorno la Confcommercio s’è scagliata contro Renzi, accusandolo di aver inventato una manovra puramente elettorale, senza conseguenze sul piano commerciale. Renzi ha risposto che è troppo presto. Gli italiani, grazie agli 80 euro, si sono messi in tasca finora due miliardi e mezzo. Come mai non stanno spendendo? Perché non sono sicuri che gli 80 euro ci saranno anche l’anno prossimo, sanno che a gennaio ricomincerà il giro delle tasse, non sono sicuri, insomma, del loro futuro. E chi non è sicuro del futuro sta in difesa, cioè i soldi se li tiene paventando i tempi bui.  

Che cosa si deve fare?
Intanto, bisognerebbe dar corso agli 800 decreti attuativi varati dai governi precedenti per rilanciare l’economia. La Pubblica amministrazione li tiene fermi. Perché? È su questo punto che, direi, dovrebbe concentrarsi intanto l’azione di Palazzo Chigi. Come si fa a costringere la Pubblica amministrazione a fare qualcosa che, evidentemente, non ha nessuna voglia di fare? Ah, saperlo. Forse il rilancio dell’economia, il cambio di verso del Paese passa proprio per un ripensamento della nostra burocrazia, costosa, inefficiente, eccetera eccetera. Vedo invece con preoccupazione che l’eventuale tentativo di cambiare la pubblica amministrazione sta prendendo la falsa forma di uno scontro tra tecnici e politici, una strada destinata a non portarci da nessuna parte. L’Europa ci ha obbligato a istituire un nuova Autorità destinata a vigilare sul pareggio di bilancio: si chiama Ufficio parlamentare del Bilancio, lo guida il professor Pisauro, è incaricato di fornire previsioni e calcoli. Entrerà questa struttura in conflitto con il Ministero dell’Economia? Tutti giurano di no, ma intanto Renzi ha messo in piedi un suo staff a Palazzo Chigi che dovrebbe/potrebbe duplicare le funzioni del Ministero e di Pisauro, lo guidano Yoram Gutgeld e Filippo Taddei, ne fa parte Veronica De Romanis, già biografa della Merkel e moglie di Lorenzo Bini Smaghi. Se ci mette la struttura del tagliatore Cottarelli, se ci aggiunge la Ragioneria generale dello Stato vedrà che ci sono almeno cinque istituzioni deputate a fare i conti all’Italia. Temo una gran confusione, un tirare di qua e di là che ci condannerà all’immobilismo agognato a quanto pare da tutti.  

Non da Renzi, però.
Renzi deve trovare almeno venti miliardi, dieci per confermare il bonus da 80 euro anche per l’anno prossimo, e altri dieci per il resto. La politica è capace di spendere (magari male), ma non sa risparmiare. Il consenso per il premier è però ancora altissimo, e se si andasse alle elezioni adesso Renzi vincerebbe a man bassa.