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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Obama vorrebbe un mondo senza bombe atomiche ed è riuscito a far votare al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione in cui si chiedono «ulteriori sforzi nell’ambito del disarmo nucleare » e si esortano tutti i Paesi che non hanno ancora firmato il trattato di non proliferazione nucleare a sottoscriverlo al più presto

Obama vorrebbe un mondo senza bombe atomiche ed è riuscito a far votare al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione in cui si chiedono «ulteriori sforzi nell’ambito del disarmo nucleare » e si esortano tutti i Paesi che non hanno ancora firmato il trattato di non proliferazione nucleare a sottoscriverlo al più presto.

• Chiacchiere?
Non del tutto. Il Tnp, sigla inglese del Trattato di non proliferazione nucleare, esiste dal 1970 ed è stato sottoscritto finora da 186 paesi. La firma non ha impedito che bombe atomiche e missili con testate nucleari proliferassero. Sono ufficialmente Paesi nucleari gli Stati Uniti, la Russia, il Regno Unito, la Francia e la Cina. Anche Israele, India, Pakistan e Corea del Nord hanno la bomba. Mohamed El Baradei, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha detto pochi mesi fa al Guardian che ci sono almeno venti Paesi pronti a dotarsi della bomba atomica. Tra questi: la Siria, l’Arabia Saudita, l’Iran. L’attenzione americana e mondiale è naturalmente concentrata sull’Iran, e il pacifismo di Obama ha come obiettivo principale questo Paese, a cui si vuole impedire la crescita degli artigli. Però Sergio Romano ha invitato una volta tutti noi a prendere una cartina geografica e osservare i confini della Persia: Russia a nord, Cina a nord-est, India e Pakistan a est, Israele a ovest. Ahmadinejad è cattivissimo, però quelli che gli stanno intorno hanno tutti la bomba.

• Quindi il discorso di Obama andrebbe nell’unica direzione possibile: per impedire all’Iran di armarsi, disarmiamoci tutti. Quante bombe hanno gli americani?
Diecimila e undicimila i russi. I due paesi detengono il 96 per cento di tutte le testate esistenti. Nel mondo dovrebbero essercene circa 25 mila. La risoluzione del Consiglio di sicurezza è stata votata all’unanimità: i cinque membri permanenti (Usa, Cina, Francia, Russia e Regno Unito) e quelli di turno (Giappone, Libia, Uganda, Messico, Turchia, Vietnam). Tutti rappresentati dai loro presidenti. Era la prima volta che il Consiglio era presieduto dagli Stati Uniti.


• Devo supporre che gli americani daranno subito il buon esempio e cominceranno a smantellare le testate?
Non sia schematico. Il disarmo deve avvenire armonicamente da parte di tutti. Ci vorranno cent’anni. Ma sono importanti le linee di tendenze e le date. Vediamo: alla vigilia del G8 dell’Aquila Obama andò a Mosca e stipulò con i russi un accordo articolato in otto documenti nei quali si prevedeva una diminuzione concordata dei rispettivi arsenali atomici, da far scendere prima a 1500-1675 testate e poi a 500-1100. Negli ultimi giorni Obama ha prima annunciato che l’America non può fare tutto da sola (fine della politica unilaterale di Bush) e ha poi informato i russi che lo scudo tanto voluto dal suo predecessore non ci sarà, anche per motivi economici. Ora c’è questo documento sul disarmo. Entro il 5 dicembre dovrà essere rinnovato l’accordo Start sulla diminuzione delle testate russe e americane. Le premesse ci sono.


• Mi pare che Obama stia riuscendo a far diventare pacifisti anche i russi, no?
I russi hanno tante testate, ma obsolete. Sono come qualcuno che a poker si sta giocando un piatto e spera che non lo vengano a vedere. Una cosa è la Georgia, un’altra l’America. Rinnovare l’arsenale è costosissimo. Inoltre, sedersi al tavolo con gli americani ridà loro lo status che Bush gli aveva negato, quello cioè di super-potenza, di interlocutore principe. Lo stesso dei tempi di Breznev. Putin ci tiene enormemente. Sull’altro lato, la Casa Bianca non può pensare di affrontare Teheran senza l’appoggio russo. L’idea che aveva sedotto gli israeliani alla fine dell’anno scorso, quella di andare a bombardare i siti nucleari iraniani, non è onestamente percorribile e oltre tutto esiste un rapporto della Cia secondo il quale l’Iran, in realtà, la forza di farsi la bomba atomica non ce l’ha. Il vero pericolo è il Pakistan, dove ci sono una cinquantina di bombe, custodite in siti che Musharraf tenne segreti anche agli Usa, e su cui potrebbero mettere le mani i talebani. Ma anche qui, ci vuole l’aiuto russo e anche indiano.


• Perché sento in tutto il ragionamento una punta di scetticismo?
Perché, mentre si fanno questi bei discorsi, si acquistano o si fabbricano sempre più armi ed equipaggiamenti bellici. La Cina quest’anno spenderà un +15% per coprire i suoi presunti bisogni militari. L’India pure. Spese globali in miliardi di dollari nel 2009: 270. Nel 2013: 310. Nel 2017: 360 (a valore del dollaro identico). Incremento medio annuo previsto: +4,3%. Certe volte la crisi economica appare quasi come una speranza.