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 2014  marzo 29 Sabato calendario

Putin avrebbe 50 mila uomini schierati sulla frontiera dell’Ucraina orientale e non si tratterebbe di un’esercitazione: gli americani dicono che sta allestendo anche la retrovia dei rifornimenti, superflua in caso di semplici manovre, ma essenziale se si tratta di avanzare

Putin avrebbe 50 mila uomini schierati sulla frontiera dell’Ucraina orientale e non si tratterebbe di un’esercitazione: gli americani dicono che sta allestendo anche la retrovia dei rifornimenti, superflua in caso di semplici manovre, ma essenziale se si tratta di avanzare. In teoria, russi da difendere ce n’è un po’ dappertutto. La Transnistria, per esempio, regione della Moldova abitata in gran parte da russi, qualche anno fa ha addirittura votato un referendum per ricongiungersi alla madrepatria. Altre mine vaganti in direzione di Mosca sono l’Abkhazia, l’Ossezia del Sud, il Nagorno-Karabach e, naturalmente, la stessa Ucraina, dove vivono nove milioni di russi. Yanukovich, il deposto presidente ucraino, ha invitato ciascuna regione ucraina a tenere un referendum in stile Crimea («non arrendetevi agli impostori»). Il parlamento ucraino, da parte sua, ha approvato una legge che rende possibile la chiamata alle armi dei 40-55enni.

Tutto questo dà un significato speciale alle raccomandazioni di Obama all’Italia e all’Europa di aumentare le spese militari.
Ieri il presidente americano ha detto a Cbs Today: «La Russia deve ritirare le proprie truppe ammassate al confine con l’Ucraina». Putin gli ha risposto attraverso il portavoce del ministro degli Esteri (la scelta di questo interlocutore è la conferma dell’atteggiamento sprezzante di Putin verso Barack: del resto è noto che i due non si sopportano fisicamente): «Non sta succedendo niente dal genere», ha detto. Da Mosca si fa anche filtrare la notizia che i russi adotterebbero ritorsioni contro «certi paesi occidentali» che hanno accettato la linea americana delle sanzioni. Il vantaggio russo è accertato dall’ultima uscita del ministro dell’Economia tedesco Sigmar Gabriel: «Non c’è alternativa sensata alle forniture di gas russo ed è improbabile che Mosca blocchi le forniture dirette verso l’Europa a causa della crisi in Ucraina. Anche nei momenti più bui della guerra fredda la Russia ha rispettato i suoi contratti».  

• Qualcuno ha battezzato il momento attuale «pace fredda». Sbaglio, o la pace fredda vede in vantaggio i russi?
Per forza, c’è prima di tutto un problema di disponibilità militare. Le raccomandazioni di Obama giovedì a Roma sono illuminanti: la spesa minima per essere membri a pieno titolo della Nato dovrebbe essere pari al 2% del Pil. La Germania investe invece l’1,3%, la Francia l’1,9%, l’Italia l’1,2% (poco più di 15 miliardi invece di 30 miliardi). Al contrario gli Stati Uniti pagano il 72% di tutti i conti Nato e hanno un budget militare pari al 4,1% del loro Pil, cioè poco meno di 600 miliardi di dollari. Sembrano cifre enormi, ma la Russia, in questo momento, sta spendendo in armamenti più degli americani. La Nato ha ridotto in modo impressionante la sua presenza: i soldati dell’Alleanza erano 1.940.342 nel 2006 e sono adesso 1.453.028. E lo stesso hanno fatto gli Stati Uniti: nel 1998 volavano nei cieli europei 800 aerei militari Usa. Oggi sono 172 (compresi 12 cisterne volanti e 30 aerei cargo). I soldati Usa sul continente erano al tempo di Nixon 400 mila. Oggi sono 67 mila. Marina: da 40 mila sono rimasti in settemila.  

E noi?
Noi, poco o niente. Il "New York Times" ha notato, per esempio, che gli attuali 82 mila effettivi inglesi sono meno di quelli impiegati dal duca di Wellington nella battaglia di Waterloo. Noi stessi siamo ormai orientati culturalmente in modo da considerare le spese per la Difesa uno spreco, vedi l’opinione che va per la maggiore sugli F35 (fornitura su cui la Pinotti ha dovuto però fare marcia indietro, e che non sarà tagliata).  

Questi discorsi mi inquietano. Sembra quasi che una guerra con la Russia potrebbe scoppiare davvero.
Siamo materialmente nelle mani di Putin: se decidesse di mangiarsi pezzi dell’ex Unione Sovietica non sapremmo che fare. Tragico sarebbe se movesse contro qualche paese Nato. Allora l’Alleanza atlantica avrebbe il dovere, starei per dire «contrattuale», di intervenire in difesa della nazione aggredito. Penso alla Polonia, per esempio, che ha il torto di avere un Pil triplo rispetto a quello dell’Ucraina, essendo partita dalle stesse posizioni.  

Non è detto poi che la guerra si combatta per forza con le armi.
Ci sono i rifornimenti energetici, certo, con i quali i russi ci tengono in pugno. E c’è l’interscambio commerciale, a cui nessuno vuole rinunciare. Insomma, Obama, si direbbe, ha predicato nel deserto.