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 2014  marzo 18 Martedì calendario

Bitcoin, Mauro, Francesco ed Eligius

Bitcoin, moneta virtuale. Non avremo mai mai il piacere di sentirla tra le dita ma sta anch’essa in un portafoglio, virtuale pure quello. Diffusa? Abbastanza; nel mondo, nelle piazze digitali, la si compra e la si vende un po’ ovunque, non solo in occidente. Affermata? Non proprio; se lo fosse sarebbe lei a trovarci quando acquistiamo, non noi a dover cercare dove viene accettata. Sicura? Si e no; non esiste banca centrale o altra istituzione che la produca e che ne regoli la circolazione, tuttavia non è falsificabile, nessuno può spendere bitcoin che non ha, nessuno può comprare a debito. Alla base del suo esistere c’è una collettività – in espansione - che converge su una regola crittografica ferrea. Regola resa nota a tutti, attraverso la quale si codificano, autorizzano e consolidano le transazioni. La filosofia su cui si basa questa nuova divisa è infatti definita "distributed consensus system".

Per farla scendere dal piedistallo psico-tecnologico in cui si trova, mettiamola accanto alle altre: BTC come Bitcoin, USD come Dollaro, EUR come Euro. Va già meglio, ma resta antipatica lo stesso perché per un bitcoin occorrono oggi (15 mar 2014) 635 dollari. Sta a dire che un dollaro vale 0,0015 bitcoin. Moneta scomoda quindi; e anche imprevedibile visto che il cambio è altalenante e i saliscendi sono da capogiro. Quest’ultimo aspetto la rende appetibile agli speculatori: quelli che oggi comprano a cento e domani vendono a 120.

I bitcoin esercitano un grande fascino nei comunicatori digitali. Quelli che una volta dicevano "the media IS the message" e ora – celebrando il rito della compravendita 2.0 – ci fanno notare che "the currency IS the message". Accettare e proporre pagamenti in bitcon non è magari frequente, ma è molto cool. Messi da parte i facili entusiasmi, non credo siano poi così numerose le transazioni in  bitcoin con le quali si comprano libri, televisori, oggetti griffati o si pagano hotel, ristoranti, autonoleggi. Molto più frequenti invece le compravendite di bitcoin in quanto tali: faccendieri, speculatori, aspiranti volpi di Wall Street.

Bitcoin parrebbe assurta inoltre a moneta d’elezione del narcotraffico e più in generale dell’illegalità. Uso il condizionale perché per sua natura una transazione in bitcoin è tracciabilissima e non mi convince del tutto l’idea che – con una valuta così acerba e ballerina – il mondo del crimine possa accettare oltre agli altri rischi anche il rischio di cambio. Magari torneremo a parlarne.

Giusto per dare un ordine di grandezza, sabato scorso, 15 marzo 2014, nei dieci minuti a cavallo delle ore 15:15 (per i bitcoiners si tratta del blocco 290705) le transazioni sono state 307 e si stima abbiano fatto passar di mano 702  bitcoin: più o meno 445 mila dollari. Conti alla mano, ogni transazione ha mosso mediamente 1.450 dollari. In tutto il mondo, in quei dieci minuti.

Oltre agli speculatori e agli "entusiasti a prescindere", ci sono quelli come me che si avvicinano ai bitcoin solo per capirne o scriverne. Altri ancora sono interessati alla questione in quanto desiderosi di produrne laboriosamente un certo gruzzoletto da convertire poi in moneta tradizionale. Sia chiaro: così non si diventa ricchi ma ci si toglie una bella soddisfazione. Come col pane fatto in casa. Approfondiamo questo aspetto.

Come si fa a produrre  bitcoin? Il "distributed consensus system", principio fondativo che sta alla base di Bitcoin, prevede di ricompensare quanti, mettendo a disposizione un proprio computer, si prestano a crittografare le transazioni inanellandole nella Block Chain, una sorta di "librone contabile" che contiene una via l’altra stringhe alfanumeriche del tipo "Mauro paga a Francesco 8,5 bitcoin", le transazioni, appunto. Infiliamoci qui: crittografiamo le transazioni.

Mauro e Francesco, protagonisti della transazione, sono due persone qualsiasi che si passano quattrini in cambio di beni e/o servizi. Fatti loro. Ma c’è anche Eligius (un nome non scelto a caso, lo ritroveremo in seguito) che ricava invece un suo compenso dal crittografare e consegnare quella transazione alla catena. Un compenso che gli viene riconosciunto indipendentemente dall’importo dell’operazione.

Aggiungere un anello alla Block Chain non è banale. Pur semplicissima nella sua essenza, la stringa "Mauro paga a Francesco 8,5 bitcoin" una volta crittografata e ridotta ad una sequenza di 64 caratteri consecutivi e incomprensibili, potrebbe non rispondere ai ferrei criteri di validità cui si accennava pocanzi. In tal caso si aggiunge una stringa fittizia alla stringa principale ("Mauro paga a Francesco 8,5 bitcoin 000000001") e si ritenta sino a quando la crittografia non resitituisce una sequenza che calzi a pennello. Un po’ come la scarpetta di Cenerentola.

Per come è stato congegnato il sistema, prima di azzeccare la sequenza crittografata valida potrebbe essere necessario provare e riprovare per tre o quattro miliardi di volte. Il computer di casa non basta; è indispensabile avvalersi di appositi processori in grado di reggere i ritmi forsennati di tutti tentativi necessari ad ottenere la sequenza crittografata finalmente valida. Ad esempio questa: 0000000000000000ba24076741c5f8b2 01b96350577fad1cc9c0fae65c8c779e che potrebbe esser figlia di questo fortunato ennesimo tentativo: "Mauro paga a Francesco 8,5 bitcoin 1247865449".

Per rendere meno utopici e più razionali i tentativi, Eligius chiama a raccolta una moltitudine di computers e da vita così ad un "consorzio". Affida ad ognuno una più ristretta gamma di tentativi da portare a termine. Un po’ come avviene nelle ricerche di persone o cose scomparse, quando ai diversi uomini impegnati nella battuta vengono assegnate diverse porzioni di territorio da passare palmo a palmo.

Sin qui abbiamo parlato di Mauro, Francesco ed Eligius. Ora tocca a noi infilarci nella questione: compreremo un computer che dedicheremo solo alla nobile causa che sappiamo, vi installeremo un programma che abbia come unica missione la formulazione di sequenze crittografate valide e ci offriremo di collegarlo a Bitcoin o meglio, al "consorzio" di Eligius.  Eligius verificherà quanto la nostra potenza di calcolo sia utile alla causa e accetterà la nostra iscrizione garantendoci una gratifica tutte le volte che il "consorzio" farà "Bingo". Poco importa che – tra i tanti – sia proprio il nostro computer a sfornare la combinazione vincente. Vince la squadra, anche se a ciascuno verrà riconosciuta una provvigione congrua alla potenza di calcolo messa a disposizione.

Prima di chiudere e rimandare il tutto a successivi approfondimenti, qualche altro dato numerico che aiuta a capire:

• un blocco, ovvero un insieme di transazioni, viene inanellato nella catena ogni dieci minuti circa ma se la caccia alla sequenza valida fosse affidata ad un solo computer - pur configurato ai massimi livelli della tecnologia oggi disponibile - richiederebbe decine e decine di anni. E’ di qui che nasce l’esigenza del "consorzio" 

• il compenso che Bitcoin gira ai "consorzi", come quello di Eligius, ogniqualvolta questi azzeccano una sequenza crittografata valida è pari a 25 bitcoin (poco meno di 16 mila dollari). Tale compenso viene poi redistribuito agli iscritti in proporzione alla potenza di calcolo che ognuno ha messo a disposizione. Le stringhe crittografate e valide vengono "scoperte" ogni dieci minuti circa. Ogni dieci minuti circa vengono quindi "prodotti" e messi in circolazione 25 bitcoin, nati dal nulla o per meglio dire, nati dal consenso distribuito che è venuto a formarsi intorno ad un algoritmo crittografico

• 0000000000000000ba24076741c5f8b2 01b96350577fad1cc9c0fae65c8c779e è considerata una sequenza valida perché comincia con 16 zeri. E’ il blocco che codifica, autorizza e consolida 307 transazioni di sabato 15 marzo 2014, ore 15:19:48. E’ valso 25 bitcoin al "consorzio" GHash.IO che se lo è aggiudicato, il più grande. In quello stesso giorno a Eligius - altro grande "consorzio" - sono stati comunque assegnati altri 26 blocchi che gli sono valsi 650 bitcoin (412 mila dollari circa). I blocchi di quel sabato sono stati in tutto 165 (65 mila transazioni circa)

Importante: all’evolvere della tecnologia (computer sempre più veloci) o all’aumentare dei partecipanti (computers sempre più  numerosi) la difficoltà di generare sequenze crittografate e valide aumenta e la ricompensa diminuisce. L’hanno pensata bene.

Paolo Cecchellero