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 2014  febbraio 24 Lunedì calendario

Biografia di Riccardo Seppia

• Genova 1 maggio 1960. Prete. Parroco della piccola chiesa dello Spirito Santo nel popolare quartiere periferico di Sestri Ponente, nel maggio 2011 fu arrestato con accuse pesantissime: pedofilia e cessione di cocaina. Nel marzo 2013 condannato in appello a 9 anni, sei mesi e 20 giorni di reclusione per «violenza sessuale su minori, tentata induzione alla prostituzione minorile, offerte plurime di droga e cessione di cocaina. (…) L’inchiesta era partita da Milano, dove i carabinieri indagavano su un giro di droga spacciata in palestre e saune frequentate soprattutto da omosessuali. E a mettere nei guai don Seppia erano state le sue relazioni con pusher del capoluogo lombardo, dove frequentava luoghi di appuntamenti gay» (Cds 23/3/2013).
• «Da alcuni mesi il telefono di don Seppia era intercettato dai carabinieri del Nas di Milano. L’inchiesta del pm Pietro Forno riguarda un traffico di sostanze dopanti che si è allargato ad un giro di coca, e tra i clienti c’era anche il sacerdote genovese. Le sue telefonate e gli sms aprono un ulteriore filone, quello che fa ipotizzare agli investigatori del capitano Paolo Belgi l’esistenza di relazioni a sfondo sessuale tra il sacerdote e alcuni ragazzini di 15-17 anni di Genova. Il 13 maggio 2011 il testo di un sms fa temere agli inquirenti che da lì a qualche ora un quindicenne si sarebbe incontrato con il prete per un rapporto sessuale. I gip di Milano e Genova firmano l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai militari del Nas di Genova del capitano Gian Mario Carta. (...) Appena la notizia è arrivata in curia il cardinale Bagnasco ha rivoluzionato la sua agenda. Cancellati gli appuntamenti (...) ha fatto arrivare da Roma anche monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei, e con lui è andato a celebrare messa nella parrocchia di don Seppia. In apertura ha anche fatto leggere un comunicato ufficiale della curia che parla chiarissimo: il parroco è stato arrestato per ipotesi di reato in merito a “comportamenti immorali su un minore e cessione di sostanze stupefacenti”. La nota esprime “piena fiducia nell’operato della magistratura, fraterna vicinanza alle eventuali vittime e ai familiari, rinnovata solidarietà alla comunità cristiana così dolorosamente provata”. La conseguenza è la sospensione del sacerdote dai ministeri pastorali e da ogni atto sacramentale, oltre alla revoca immediata della facoltà di ricevere confessioni. (...) Nell’omelia il cardinale si rivolge ai parrocchiani dicendo che “non è solo questa comunità ad essere ferita, ma l’intera chiesa di Genova”. Le sue parole non lasciano spazio a dubbi, Bagnasco ribadisce la “piena fiducia nella giustizia” e dice di essere venuto a condividere “lo sgomento e il dolore del cuore, insieme alla vergogna e alla totale disapprovazione se le gravi accuse fossero confermate”. I pensieri del cardinale sono tutti per le vittime e per la comunità ferita, nemmeno una parola invece sul sacerdote arrestato. L’unico riferimento arriva quando parla del provvedimento canonico di sospensione che il cardinale definisce “necessario, seppur in modo cautelativo, in attesa dell’accertamento delle cose, ma ha anche lo scopo di favorire comunque la revisione e la preghiera al fine di una profonda conversione del cuore e della vita”» (Nadia Campini e Giuseppe Filetto) [Rep 15/5/2011].
• «“Ho mandato quel sms ma solo perché ero sotto l’effetto della coca e non ho mai compiuto gli atti di cui mi accusano, fatelo sapere ai miei genitori e al vescovo”. Così si sarebbe giustificato a caldo, in cella, parlando con il cappellano del carcere, don Riccardo (...) A Sestri Ponente don Riccardo era nato il primo maggio del 1960 e quindi era stata un festa per l’intera comunità quando, nel 1996 era stato nominato parroco dall’allora vescovo di Genova Dionigi Tettamanzi. Ed è proprio all’immagine di uno del posto, del ragazzo cresciuto nel quartiere, figlio di due persone perbene (...) che si richiamano i parrocchiani che (...) hanno strenuamente difeso don Riccardo. A volte con vera e propria rabbia nei confronti dei giornalisti» (Marco Preve) [Rep 15/5/2011].