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 2014  gennaio 16 Giovedì calendario

Biografia di Antonio Merloni

• Fabriano (Ancona) 19 dicembre 1926. Industriale. A capo dell’omonimo gruppo specializzato in componentistica ed elettrodomestici finito nel 2009 in amministrazione straordinaria e poi venduto nel 2011 all’imprenditore Giovanni Porcarelli per 13 milioni di euro (contro la richiesta di 54 delle banche: è in corso una disputa legale).
• «(...) Vittorio, Francesco e Antonio: i tre figli di Aristide Merloni, il figlio di un bracciante della frazione di Albacina diventato perito meccanico, che nell’estate del 1930 tornò al paese per aprire una fabbrica di bilance. Nasce qui l’impero di Aristide Merloni, che recluta “metalmezzadri” come lui prima per la fabbrica di bombole da gas. Poi nel ’57 arrivano gli scaldabagni elettrici. Poi cucine, frigoriferi, le lavatrici con il marchio Ariston. Un potere economico che è anche potere “culturale” e certamente politico: Aristide dal ’51 al ’57 è sindaco di Fabriano, dal 1958 diventa senatore: per la Dc, naturalmente. Muore nel 1970 in un incidente. Subito dopo le strade – industriali ma personali, anche – di Vittorio, Francesco e Antonio si separano. A rompere con i fratelli è proprio Antonio, che decide di fondare una azienda tutta sua, la Antonio Merloni (AM) che di fatto entrerà in concorrenza con la Indesit di Vittorio. Concorrenza anche “politica”: Vittorio e Francesco sono Dc di sinistra, Antonio più moderato, e sarà sindaco (come il padre) tra il 1980 e il 1995. Sono i quindici anni più belli per la AM, gestita in assoluta solitudine da Antonio. Ne decide le strategie (produzione per conto terzi di elettrodomestici di qualità media). Disegna persino e progetta i modelli e le linee produttive. Un modello che senza mezzi termini si può definire paternalista, ma non autoritario: le paghe sono buone, la vita è discreta, il sindacato “fa il suo”. Un modello che ancora oggi viene ricordato con affetto e nostalgia dai dipendenti. (...) “Tavolate imbandite (...) tutto offerto da lui. Faceva venire i Pooh, Little Tony, Gigi Proietti. Poi a un certo punto si alzava e diceva cose tipo: ‘Le cose vanno bene, stiamo tutti insieme, auguri’”. C’era Santa Lucia, ma anche il pacco natalizio con i dolci, la Befana con i regali per i bimbi. E la colonia estiva di due settimane a Fano per i figli degli operai. Pagava tutto lui. Pagava, Antonio Merloni, anche i prezzi di una gestione aziendale disattenta, le scelte d’investimento confuse, come la fabbrica in Ucraina. E a nulla è servito vendere i suoi terreni e case in Sardegna (70 milioni, mise nel piatto, nel 1973), varare piani di rilancio a raffica, cambiare modello industriale (dal conto terzi ai marchi). O l’ultima scelta: cedere le sue quote (forse non il potere) alla (...) figlia Giovanna, ingegnere, cugina della deputata Pd Maria Paola, nominata vicepresidente del gruppo poco prima del commissariamento. (...)» (Roberto Giovannini) [Sta 7/11/2008].
• «(...) Negli anni ’70 avviò la propria impresa, come autonomamente fecero i due figli minori di Aristide Merloni, Francesco e Vittorio, il più giovane. Della Antonio Merloni negli ’80 si parlò come dell’azienda del “miracolo economico” per il terzismo praticato a ritmi e costi competitivi. (...) Paga, tra le altre cose, il ritardo nell’internazionalizzazione. (...)» (Paola Pica) [Cds 23/9/2008].