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 2013  aprile 27 Sabato calendario

La questione delle armi chimiche in Siria sta in questi termini: nel luglio dell’anno scorso, infuriando già la guerra civile in quel paese, il presidente Obama disse che se Assad avesse usato «a whole bunch», cioè «un gran mucchio», di armi chimiche, gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente a fianco dei ribelli per rovesciare una volta per tutte il regime

La questione delle armi chimiche in Siria sta in questi termini: nel luglio dell’anno scorso, infuriando già la guerra civile in quel paese, il presidente Obama disse che se Assad avesse usato «a whole bunch», cioè «un gran mucchio», di armi chimiche, gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente a fianco dei ribelli per rovesciare una volta per tutte il regime. Da allora, è tutto un interrogarsi su queste armi chimiche, si tratta in realtà del sarin, un gas nervino inventato dai nazisti e adatto alle distruzioni di massa. Saddam sterminò col gas nervino parecchi villaggi curdi.

E adesso ci sono le prove che Assad fa uso di sarin?
Martedì scorso Itay Bron, un generale israeliano, ha mostrato la foto di un bambino morto con le pupille dilatate e la schiuma alla bocca. Sono smorfie provocate dal gas. Un altro ufficiale israeliano ha detto che Assad ha fatto adoperare il sarin in piccole quantità e su aree limitate «per saggiare la reazione del mondo», in pratica per andare a vedere se Obama, con la minaccia del luglio scorso, era in bluff oppure no.  

Era in bluff?
Certo, non ha troppa voglia di andarsi a infilare in un’altra guerra mediorientale, oltre tutto in un territorio che russi e cinesi considerano di loro competenza, e con le elezioni iraniane alle porte, la fine certa del regime di Ahmadinejad e la speranza di un atteggiamento meno bellicoso da parte iraniana. Tuttavia, gli Stati Uniti non potevano star zitti e così alla fine la Casa Bianca ha emesso un comunicato in cui si dice che il governo siriano «ha usato armi chimiche su piccola scala, specificamente gas sarin». Il segretario di Stato, John Kerry, ha detto: «Il regime siriano ha lanciato due attacchi con armi chimiche». Il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, da Abu Dhabi, ha confermato che la questione è seria. Gli è stato chiesto: «La linea rossa è stata superata?». Ha risposto: «Abbiamo bisogno di tutti i fatti». Intanto Obama ha reso nota la situazione al Congresso, però con una formula piena di cautele: «La nostra comunità di intelligence ha stabilito con diversi gradi di sicurezza che...».  

Non ha nessuna voglia di intervenire.
Ci sono parecchie questioni. Intanto, «the whole bunch» allude a qualcosa di simile a quello che faceva Saddam, stragi di massa. E le stragi di massa, in effetti, non sono avvenute. Inoltre: i cadaveri che mostrano segni di avvelenamento/soffocamento tipici della morte per sarin sono il risultato di un attacco o, magari, si tratta di persone che si sono esposte da sé, in qualche arsenale, alla contaminazione? La propaganda relativa alle armi chimiche è naturalmente fomentata dai ribelli, che sperano nell’invio di armi da parte americana (gli americani finora si limitano ad aiuti non letali, medicinali eccetera). Senonché: chi sono questi ribelli? Gli Stati Uniti non vorrebbero far come al tempo della guerra russa in Afghanistan quando riempirono di armi i talebani e si ritrovarono poi quelle stesse armi puntate contro quando a far la guerra in Afghanistan ci andarono loro.  

• I ribelli sono fondamentalisti? Sono la longa manus di al Qaida?
C’è un nucleo importante di fondamentalisti al loro interno, e quando Assad cadesse, gli islamici saprebbero di sicuro come impossessarsi del potere a Damasco. In quel caso, le stesse armi eventualmente regalate dall’Occidente servirebbero a far la guerra agli Usa e a Israele. La guerra in Siria assume sempre di più un aspetto internazionale. Il coordinatore dell’antiterrorismo europeo, Gilles de Kerchove, ha scoperto che i ribelli reclutano in Irlanda, Regno Unito, Belgio e Francia, all’interno delle comunità islamiche continentali (non in Italia, almeno per ora). Questi guerrieri importati sono di sicuro adepti dell’Islam più estremo, perché solo una forte dose di fanatismo ti può far partire da Londra o da Bruxelles per andare a morire laggiù. Per non parlare del pericolo che ci troveremo di fronte al rientro: combattenti resi esperti da quella guerra terribile e sufficientemente esaltati, che prendono di nuovo quartiere a Parigi, a Dublino ecc. Sul territorio siriano ci sono anche jihadisti tunisini, egiziani, caucasici, iracheni, come si è appurato con certezza esaminando i documenti dei cadaveri.  

E Israele?
Tel Aviv ha intercettato un drone (aereo senza pilota) spedito contro di loro dai libanesi di hezbollah. Si ipotizza che hezbollah abbia tentato di creare un diversivo. Molti combattenti libanesi, che sono schierati con il regime, sono caduti nell’ultima battaglia di Qusayr.