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 2013  marzo 03 Domenica calendario

Il taccuino del cronista registra oggi due prese di posizione. Prima Grillo, che ribadisce sul suo blog: «Non daremo mai la fiducia a nessun governo»

Il taccuino del cronista registra oggi due prese di posizione. Prima Grillo, che ribadisce sul suo blog: «Non daremo mai la fiducia a nessun governo». Poi Bersani che, in un’intervista tv a Presadiretta (in onda oggi), gli risponde: «Vorrei dirgli che non m’impressiona. Gli pongo una sola questione, che si chiama democrazia. Io voglio fare una legge sui partiti e sono pronto a discutere del finanziamento ai partiti […] Dopo Bersani c’è il Pd, dopo Grillo voglio sapere cosa c’è, non per Grillo ma per l’Italia. Su questo noi non molliamo, su tutto il resto si discute […] Ognuno in Parlamento si prenderà le sue responsabilità. Grillo e il M5S cosa pensano? Fin qui hanno detto “tutti a casa”. Adesso sono nella casa anche loro. Quindi adesso o dicono tutti a casa ma compreso loro, o dicono come vogliono ristrutturare la casa».

Mi pare roba vecchia. Non avevano più o meno detto tutti e due le stesse cose già in campagna elettorale?
Grillo s’è anche fatto intervistare dal tedesco “Focus” (niente a che vedere col nostro “Focus”). «Se Bersani e Berlusconi proponessero l’immediata modifica della legge elettorale, la cancellazione dei rimborsi elettorali e la durata massima di due legislature per ogni parlamentare, sosterremmo ovviamente subito un governo del genere. Ma non lo faranno mai, stanno solo bluffando per guadagnare tempo». Sì, è vero che che le prese di posizione citate all’inizio non sono nuove. Ma a questo punto, unite all’intervista a Focus, e a quello che abbiamo sentito negli ultimi giorni, fanno capire piuttosto bene come sono disposti i pezzi sulla scacchiera.

Come sono disposti?
Grillo vuole un governo Pd-Pdl, e restare all’opposizione, sia pure con il codicillo che se eventualmente una legge gli stesse bene lui la voterebbe. Con il Pd-Pdl alla ribalta e lui in platea a tirare pomodori, il Nostro è sicuro di vincere alla grande le prossime elezioni e pigliarsi sia la Camera che il Senato. Qualunque sia la legge elettorale. C’è una sola incognita. I giovani grillini, arrivati freschi freschi in Parlamento, carichi oltre tutto d’entusiasmo, accetteranno questa linea di resistenza dura? Oggi e domani i parlamentari del Movimento 5 Stelle si riuniscono a Roma, ci sarà anche Grillo (Casaleggio non si sa), luogo e ora sono segretissimi, non abbiamo la minima idea se dopo sarà almeno diramato un comunicato. L’altro giorno sembrava che Bersani avesse portato a buon fine il suo “scouting”, cioè il reclutamento di giovani grillini pronti a dargli il voto di fiducia. Su questo però Napolitano sembra aver disilluso il segretario del Pd.

Perché?
Napolitano ha detto che lui, per dare l’incarico, vuole una maggioranza certa. Cioè, se il gruppo del Movimento 5 Stelle, rinforzato da Grillo e Casaleggio, si presenterà al Quirinale il giorno delle consultazioni per ribadire che loro la fiducia non la dànno a nessuno, Napolitano non incaricherà Bersani, vale a dire non gli farà tentare nessuna manovra sotterranea. Né lo scouting né l’uscita dall’aula.

Quindi?
Quindi il Pd potrebbe tentare la carta di una personalità diversa da quella di Bersani. Renzi? Amato? Un qualche terzo che adesso non ci viene in mente? In ogni caso, la posizione di Grillo e quella di Napolitano costringerebbero il Partito democratico a mettersi al tavolo con Berlusconi. Il Cavaliere non aspetta altro. Ha già pronta la sua richiesta principale: la presidenza del Senato. Poi, è anche lui d’accordo con l’abolizione totale del finanziamento pubblico. Cedendo il Senato al Pdl, il Pd renderebbe manifesto il famoso inciucio in stile D’Alema. I fuochi d’artificio del comico genovese, a quel punto, non sono nemmeno immaginabili. Idem il furore della base democratica, che in queste ore sta tempestando di messaggi il vertice del partito per ammonirlo dal compiere passi falsi. D’altra parte non si vedono vie d’uscita diverse da queste.

Riandare a votare subito?
Ci sarebbe lo stesso risultato, probabilmente. E solo il prossimo presidente della Repubblica può sciogliere le Camere. Mentre per Camera e Senato il nome di un presidente in qualche modo salterà fuori, per il Quirinale ci vuole un accordo. Che tutto il Pd voti compattamente il candidato indicato dalla segreteria mi pare una pia illusione. Il partito è spaccato e nella direzione di mercoledì potrebbe già esserci una qualche resa dei conti. All’accordo tra Pd e Pdl sono favorevoli anche i grandi burocrati, che puntano a restare indispensabili, e che si cambi poco o niente per favore. Un asse tra destra e sinistra potrebbe fargli gioco. Il Movimento 5 Stelle è invece visto, da questi vecchi navigatori dell’Amministrazione, come fumo negli occhi.