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 2013  febbraio 01 Venerdì calendario

Biografia di Riccardo Paladini


Sesto Calende (Varese) 7 marzo 1925 – Formello (Roma) 6 febbraio 1996. Attore, annunciatore e conduttore televisivo. Padre di Roberta Paladini (attrice e doppiattrice).

 Negli anni ’50 partecipa a un concorso per annunciatori con Tito Stagno, Nicoletta Orsomando e Giovanni Rossi ma viene bocciato: «Sono arrivato alla televisione dalla radio superbocciato al concorso per annunciatori. Fu il direttore del centro di produzione Rai di Roma che un giorno, inaspettatamente, mi mandò a chiamare. “Paladini – mi disse –. lei viene a leggere il Telegiornale”.  Il 10 settembre del 1952 legge per la prima volta il telegiornale. La trasmissione è ancora in fase sperimentale. La prima notizia trasmessa riportava la regata storica di Venezia. Da segnalare la notizia della morte ed il funerale del leader sovietico Stalin, caratterizzato da un filmato di repertorio non relativo all’evento in quanto nel corteo si nota proprio il dittatore. La sigla con orchestra con ottoni ed archi è memoria alla figura medievale dell’araldo, lettore di proclami pubblici, normalmente preceduti da squilli di tromba.

Il primo telegiornale, il 3 gennaio 1954 viene letto da due speaker, che non sono giornalisti, Furio Caccia da Milano e Riccardo Paladini da Roma.

Tre mesi dopo viene di nuovo bocciato all’esame per annunciatori: «Non idoneo allo schermo televisivo». Fu il responso ma secondo Paladini si trattò di «un piccolo gesto di presunzione: inviai la mia domanda di partecipazione senza la foto, pensando di essere noto».

• Poi una nuova bocciatura, legata a una papera: aveva premesso al nome di Giuseppe Saragat il titolo di presidente di una commissione, invece era solo vice. "Rettificai, ma la pagai con un’ ulteriore bocciatura".

• «Ogni sera, un responsabile della redazione mi ricordava minaccioso: Paladini, si ricordi, lei è solo un lettore, non può cambiare niente di quello che legge. Nello scritto che mi aveva consegnato c’era un curioso errore di battitura: l’onorevole Scelba – era scritto nel testo – ha dichiarato alla camera che difenderà a oltranza le istituzioni democristiane. Democristiane, evidentemente, era al posto di democratiche. Fu uno scandalo, il giorno dopo l’Unità attaccava Scelba in prima pagina. Avevo consumato una piccola vendetta, ma i miei rapporti con la direzione andarono peggiorando» (Riccardo Paladini).

• «Era ancora in voga il modo di leggere aulico e stentoreo degli anni Trenta. Io ero più sobrio. Anche se, a differenza dei conduttori di oggi che leggono tutto in modo uniforme e quasi piatto, variavo tono e ritmo secondo le notizie: davanti a un fatto triste, abbassavo la voce di mezzo tono, arrivava una notizia leggera, di spettacolo e lo alzavo di un po’. Nelle brevi tendevo ad accelerare il ritmo come nelle cronache sportive. Dal 1955 al 1959 Paladini andò in onda tutte le sere dell’anno, anzi, due volte a sera, senza soluzione di continuità, senza mai una pausa, una vacanza, un giorno di riposo, neppure un cinema con mia moglie, per cinque anni». La volta, in cui, con l’influenza addosso, si presentò con il pigiama sotto il vestito grigio, ma nessuno se ne accorse [Bruzzone 2002].

• Aldo Grasso: «Quando si diceva “l’ha detto la Tv”, la Tv era quasi sempre lui. In quel periodo, lo speaker della Rai rappresentava un caso curioso di divismo: la sua faccia era più consueta e famigliare di quelle di Gino Bartali o di Duilio Loi o di Totò ma nessuno conosceva il suo nome; era insieme il volto più conosciuto e anonimo d’Italia. L’autorevolezza del tg imponeva che il lettore esibisse un’espressione impenetrabile, neutra, identica per tutte le notizie. Dall’impersonalità di allora alla confidenzialità di adesso si misura in modo compiuto la parabola dei Tg. E i paladini ci mancano».

• Poco dopo, dalla Rai gli arriva una lettera in cui gli viene imposto di «ubbidire agli ordini dei superiori». Così Riccardo Paladini lascia la Rai e fa lo speaker di documentari.

• Recita in Riderà! (1967); Il medico della mutua (1968); Vacanze in Argentina (1960); Maciste contro Ercole nella valle dei guai (1961); Salome ’73 (1965); Il sasso in bocca (1969) mentre interpreta se stesso in: Pugni, pupe e marinai (1961); I mostri (1963); Ride bene... chi ride ultimo (1977); Tanto va la gatta al lardo... (1978); Il Postino (1994)

• Nel 1995 torna come barman confidenziale, a Bar condicio, su RaiTre, il programma condotto dal giornalista Paolo Guzzanti.

• Paolo Guzzanti dopo la morte di Paladini: «Mi ero già commosso vedendolo nel finto piccolo schermo del Postino in cui annunciava la morte di Troisi, il personaggio intendo, ed ora anche lui, l’uomo elegante, dolce, innocente e sincero dalla voce amata, se ne è andato nel regno delle ombre elettroniche dove si resta vivi su tracce magnetiche. Riccardo Paladini è stato un anno fa il mio fantastico e irreprensibile barman di Bar condicio, incarnando un ruolo da film Anni Quaranta, quando l’uomo delle bottiglie era anche lo psicoanalista, il complice, il confidente. Tanto era entrato nella parte che io davvero mi rivolgevo a lui per essere tirato su dal track televisivo che precedeva le nostre cene a base di aringhe fra Buttiglione e Bossi, o le smandrappate comparizioni di politici che venivano nell’antro. Riccardo quasi non distingueva la realtà dalla finzione e diventava parte dell’impianto umano e scenico. Dire che gli volevamo un bene assoluto è poco: era il suo candore e la sua compostezza che affascinavano. La sua voce e la sua faccia funzionavano come la madaleinette proustiana: evocavano epoche remote di televisioni azzurrine e non perverse, telegiornali ingessati ma non necessariamente mendaci, un mondo di comportamenti rispettosi e piccolo borghesi. Approfitto di questi ricordi per dire del dolore di tutti noi alla figlia Cinzia [Roberta, ndc] che è una nostra collega bravissima di cui Riccardo Paladini era fiero almeno quanto lei lo era del padre. Poiché era ancora un uomo giovane e pieno di vita, la morte ha agito con istinto di rapina e all’insegna dell’ingiustizia. Direi che preparare cocktail gli piaceva perché era abituato ai mescolamenti della vita: la sua voce prestata ad un’epoca, il suo volto a uno stile. Ma era anche per queste sue qualità una creatura fuori del suo tempo e ricordo che lui e solo lui era capace di indignarsi e anzi imbestialirsi quando qualche politico diceva qualcosa di ridicolo, o palesemente falso. Lui se ne sentiva ferito e restava in miracolosa sintonia con un senso del decoro che ai suoi tempi era collettivo e che oggi appare eccezionale e persino eccessivo. Non si può escludere che questa palese sproporzione sia all’origine della sua scomparsa.

• Riccardo Paladini aveva 70 anni quando è morto nel sonno nella sua casa di Formello, a pochi chilometri da Roma.

• «Un lavoratore instancabile e un amico affettuoso. Ha dato tantissimo all’ informazione, aveva una maniera unica di dare la notizia, con una perfetta pronuncia e la conoscenza delle lingue. Aveva una grande umanità. Con lui scompare un altro pezzo della televisione. Di persone come Paladini oggi non c’ è più traccia» (Così Nicoletta Orsomando ricrda il collega).